Essere agnostico non significa vivere senza principi morali. Ho scritto decine di volte sulla necessità di edificare una morale laica, un'etica pacifista, che rifiuti la violenza. Ho ricevuto un'educazione cattolica e me ne sono allontanato. Ma quando penso alla fratellanza in Cristo, alla centralità dell’amore, alla compassione, al libero arbitrio, mi è chiaro che, rinunziando a Dio, l’Occidente ha trascurato di salvaguardare ciò che di buono c’era nel cristianesimo, valori morali che avevano contribuito a fare dell’Occidente il lume dell’umanità. Del resto, gli straordinari progressi della società Occidentale furono il frutto della filosofia greca, del diritto romano e della religione cattolica.
Ho edificato la mia morale laica, la mia etica pacifista e ora non posso sperare che il mondo venga salvato da un drone che ammazzi i potenti della terra riuniti al funerale di Bergoglio.
Non resta che il miracolo. In fondo sono agnostico, non ateo. Non escludo nulla. Con la massima serietà – dopo aver fatto il segno della croce – congiungo le mani e prego: “Dio illuminali e convertili”.
In questi ultimi anni la luce della Verità ha risvegliato qualcuno di noi. Ora siamo consapevoli, abbiamo preso coscienza. La coscienza, la vera qualità umana, ciò che ci rende diversi. Ed è proprio la nostra consapevolezza, aggiunta ai nostri principi etici, che ci rende diversi da quei potenti seduti in Piazza San Pietro. Tra di loro, qualcuno è un illuminato (in molti sensi): membri dell'Opus Dei e massoni siedono uno accanto all'altro. Sono i peggiori perché sanno e dunque sono pienamente responsabili delle loro azioni. Poi, ci sono gli utili idioti, altrettanto responsabili come chiunque ricopra un incarico di responsabilità senza esserne capace. Soltanto un miracolo potrebbe salvare il mondo: “Dio illuminali e convertili”.
Convertili alla Tua religione fondata sull'amore, sulla compassione, sulla sacralità della vita.
Sotto il sole di Roma, la città eterna, tutti i peggiori assistono al funerale di un gesuita argentino che divenne il capo della chiesa cattolica per il rifiuto di esercitare il ministerium petrino di un uomo mite e colto.
Nel giorno di Natale del 1969 ai microfoni della Hessischer Rundfunk, l’allora Professore Joseph Ratzinger pronunziò queste parole memorabili:
“Siamo a un enorme punto di svolta nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante … dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali e ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
“Gli uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”. Allora, e solo allora, concludeva, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per sé stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.
“Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente o in quelli che si limitano a criticare gli altri e assumono di essere metri di giudizio infallibili, né in coloro che prendono la strada più semplice, che eludono la passione della fede, dichiarandola falsa e obsoleta, tirannica e legalistica, tutto ciò che esige qualcosa dagli uomini, li ferisce e li obbliga a sacrificarsi. Per dirla in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia. La generosità, che rende gli uomini liberi, si raggiunge solo attraverso la pazienza di piccoli atti quotidiani di negazione di sé. Con questa passione quotidiana, che rivela all’uomo in quanti modi è schiavizzata dal suo ego, da questa passione quotidiana e solo da questa, gli occhi umani vengono aperti lentamente. L’uomo vede solo nella misura di quello che ha vissuto e sofferto. Se oggi non siamo più molto capaci di diventare consapevoli di Dio, è perché troviamo molto semplice evadere, sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico di questo o quel piacere. In questo modo, le nostre profondità interiori ci rimangono precluse. Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi!”.
A mani giunte, io Ti prego. Chiunque di voi è libero di unirsi alla mia preghiera: Dio, “gli occhi umani vengono aperti lentamente”. E' “la generosità che rende gli uomini liberi”. Non sono le armi. Le guerre uccidono e ogni vita è sacra.
“Gli uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”.
Dio, io l'ho scoperto. E' la solitudine di chi rinnega la fratellanza umana, la compassione, la sacralità della vita.
Compi un miracolo, fa che quei potenti della terra – davanti alla morte di uno di loro – si sentano fratelli, sperimentino la compassione, provino l'ebbrezza della sacralità della vita.
Si qua fata, sinant.
Di Alfredo Tocchi