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Covid, Vaia sull'origine del virus: "Possibile la fuga dal laboratorio di Wuhan, Pechino non ha collaborato, l'Oms doveva costringerli a fornire i dati"

L'ex direttore generale dello Spallanzani sulla gestione della pandemia e l'origine del virus

22 Aprile 2025

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Francesco Vaia, fonte: imagoeconomica

Francesco Vaia, ex direttore generale dello Spallanzani di Roma si è espresso in merito alla gestione della pandemia e all'origine del Covid. "Sul Covid si sono combattute troppe battaglie, sia geopolitiche che economiche", dice Vaia. Per quanto riguarda la creazione del virus nel laboratorio cinese di Wuhan, il medico caldeggia la possibilità che sia effettivamente fuoriuscito da lì, sottolineando come il governo di Pechino sia stato "oscuro" nella gestione della vicenda. 

Covid, Vaia sull'origine del virus: "Possibile la fuga dal laboratorio di Wuhan"

Intervistato da Libero, il dottor Francesco Vaia si esprime così in merito all'origine del Covid: "I primi casi di Covid-19 sicuramente si sono avuti in Cina. Non c’è nessun dubbio su questo. Possiamo discutere se siano stati di ottobre o di novembre, ma sul resto non ci piove". "E in secondo luogo Pechino non ha collaborato, men che meno all’inizio dell’emergenza. È stato sempre “oscuro”, restio a condividere le statistiche e i report, e quando l’ha fatto l’ha fatto con grandissimo ritardo", continua Vaia, "la Cina non ha mai dato alla comunità scientifica la mappatura genica del virus di Wuhan".

In risposta alla domanda se il Covid fosse uscito dal laboratorio cinese di Wuhan, l'ex dirigente dello Spallanzani risponde: "È un’ipotesi. In tanti laboratori ci possono essere degli incidenti e magari questo c’è stato. Così come magari si tratta del classico spillover avvenuto al mercato. Non mi sento di escludere al 100% nessuna di queste due tesi. Quella della fuga non è smentita dalle analisi e dagli studi, ma non è neanche stata corroborata come certa". Rimarcando poi sulla poca trasparenza del governo di Pechino nella condivisione delle informazioni, Vaia afferma che "c'è stata un’inerzia colpevole pure dell’Oms in quell’occasione perché non aveva espedito fino in fondo il suo dovere che era, secondo me, costringere la Cina a dare i dati".

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