05 Marzo 2025
La parabola infinita delle streghe, le vecchie streghe, Wanna Marchi & figlia Stefania, come in un racconto di Lovercraft o beffardo di Guareschi, dice una cosa molto semplice: le nostre democrazie garantiste saranno anche il meno peggiore dei regimi ma nel non eliminare le scorie, nel rimetterle sempre in circolo scontano prezzi inevitabilmente alti che stanno nella tutela dei peggiori così come nell'esorcismo moralistico, cattolico contro il male che c'è e non è emendabile. Queste due, vecchie, decrepite, orride nei loro trucchi e rifacimenti non cambiano e non vanno via: sì, la Wanna questa volta non c'entra, secondo gli inquirenti, ma sapeva e gioiva degli affari peggio che loschi della figlia con l'ex, quel tale Lacerenza consumato mentalmente dalla cocaina e dai soldi che più sporchi sono e meglio è. Da quanto sono in giro queste due? Dagli anni Ottanta che sono un'altra epoca, da prima di internet e della globalizzazione, già nel segno del cinismo truffaldino, degli anatemi e delle minacce a chi mollava il colpo, non ce la faceva più a farsi depredare oltre anche perché completamente rovinato e loro sempre lì con gli occhi fuori dalle orbite e le urla da erinni o da maiale scannato. Quel grido pubblicitario e psicotico risuona ancora oggi, quaranta anni dopo e nove, dieci anni di galera dopo, quando tutto è cambiato perché nulla cambiasse, sempre nel segno del malaffare, del mal vivere e al tg3 che va a cercarla la Wanna riserva il suo leggendario grido di guerra, “andate a fanculo, d'acordooo???”.
A Milano tutti sanno di quel posto dalla lussuria malfamata, la Gintoneria in zona stazione Centrale dove si praticavano apertamente lo spaccio e il consumo di coca e di prostituzione. Gli investigatori fanno le cose con calma, si prendono tutto il tempo, ogni tanto il questore chiude per evidenti ragioni di sicurezza, intorno girano anche malavitosi locali e balcanici, roba da starne alla larga se non hai un valido motivo criminale o laido, ci mettono quattro anni gli investigatori ad accumulare evidenze e alla fine tirano la rete: nella rete resta impigliata la Stefania figlia di Wanna con l'ex, il Lacerenza che però dice: Stefania per me è tutto, senza di lei e sua madre io non so combinare niente.
La resilienza delle Marchi si alimenta del garantismo post democratico e cattolico per cui tutti possono sbagliare e possono riscattarsi. Ma è una favola bella, gente così non si pente, il suo unico credo è il solito di tutti i delinquenti incalliti, far tabula rasa. Il garantismo è una bella cosa ma spesso sconfina nel putrido: uscite da galera le due streghe non hanno esitato nel rilanciarsi come icone del peggio – non del trash, del peggio criminale – hanno messo a frutto le nefandezze passate ed hanno vissuto una nuova giovinezza mediatica per quanto famigerata, fatta di interviste, memorie, ospitate, fino a lambire i reality, fino alla serie su Netlix talmente di successo che era stata programmata una seconda stagione. Si vede che gli italiani cattolici si ritrovano in senso mitologico in due avanzi di galera che, all'insegna dell'inculare i coglioni, hanno spinto a rovina non si sa quanti disgraziati con gli amuleti, le alghe guaste, i pezzi di sale. Evidentemente il garantismo moralistico sta nel solco del liberismo amorale e di preferenza criminale, alghe e schegge di sale come i vaccini, poi a chi tocca tocca, i coglioni vanno inculati e se muoiono peggio per loro. Le Marchi giravano su una Lamborghini da trecentomila euro, la stessa del rapper patetico Fedez, amico degli ultrà criminali, salutato con accenti acritici e perfino lirici all'ultimo Sanremo; della ex moglie Chiara Ferragni, liquidata dalla Wanna come sua epigona, niente più che un succedaneo, ancora arrivano echi della passata grandezza anche se ridotta alla pubblicità d'accatto, alle copertine romene, ai piccoli affari da suk mediterraneo; ma è caduta per avere preteso troppo dalla sua ybris spaventosa, arrivando a usare bambini oncologici per dirottare a se stessa la falsa beneficenza milionaria, e adesso risponde in processo di truffa aggravata. Anche la giovane strega Chiara, come Stefania, come Wanna, non si dà per vinta e insiste nel suo schema che è l'unico possibile: la sovraesposizione, le pose, le lacrime alternate a una riccanza anche quella patetica, decaduta.
Dicevano le Marchi le stesse cose che dicono tutti i galeotti quando escono: che la galera le aveva cambiate, illuminate, che avevano scoperto qualcosa, un altro senso, un'altra dimensione o prospettiva di vita ma non era vero, la prospettiva è sempre la stessa, inculare i coglioni col crimine e le urla di guerra. Una volta, anni fa, mi raggiunsero le minacce precise, esplicite di Stefania e fu una delle rare occasioni in cui mi preoccupai davvero. Perché sapevo, sapevo quello che tutti i milanesi sanno e che alla Gintoneria ci passano anche solo per un caffè, per provare il brivido del mostruoso, del torbido pur di vedere in faccia la vecchia strega col suo sguardo abissale, di farle ripetere ancora una volta l'urlo di guerra, “Grassona! Fai schifo! D'acordooo?”, e andavano via felici e paganti nel garantismo coglione di chi ci prova perfino nostalgia, come per i video di MTV, il Milan stellare di Berlusconi e i Duran Duran, un'epoca perduta che ha lasciato ectoplasmi di memoria, salvo le vecchie streghe eterne nella loro malvagità.
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