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Genova, dimesso da psichiatria si uccide a soli 34 anni, ospedale condannato a risarcire la famiglia

Ai genitori e al fratello andranno 120mila euro. I giudici: “Sottovalutata la risposta alla terapia. Se fosse rimasto in corsia non si sarebbe suicidato”.

05 Marzo 2025

Genova, dimesso da psichiatria si uccide a soli 34 anni, ospedale condannato a risarcire la famiglia

Era stato dimesso dal reparto di psichiatria del San Martino, dove era stato ricoverato in seguito a una crisi depressiva. E, appena ventiquattr’ore dopo, era morto suicida a 34 anni. I giudici del tribunale di Genova hanno condannato l’ospedale a pagare ai familiari un risarcimento di oltre 120 mila euro. Con la motivazione, addotta dai periti nominati dallo stesso collegio, che ci sarebbero stati errori sia nella terapia somministrata che nei tempi delle dimissioni, arrivate troppo presto. La sentenza è stata emessa lo scorso 3 febbraio, dopo una lunga battaglia giudiziaria. I periti nominati dal giudice Valentina Cingano, analizzando le cartelle mediche acquisite in sede d’indagine, hanno messo nero su bianco come i medici «non abbiano considerato la risposta della terapia clinica somministrata». «Terapia - si legge nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi - che senza un adeguato controllo nella quotidianità può portare all’attivazione di istinti suicidi». Ma non solo. Secondo i periti sono stati effettivamente troppo pochi i sei giorni di ricovero in ospedale «a fronte della patologia accertata e della cura somministrata». «Un periodo di ricovero più lungo - aggiungono gli esperti del tribunale - avrebbe abbassato le possibilità di suicidio e avrebbe evitato l’evento nel giorno in cui è poi avvenuto».

A togliersi la vita nel settembre del 2020 era stato Eduart, operaio con la qualificata di saldatore in porto, arrivato da pochi anni a Genova dall’Albania. Il manovale si era ripresentato al lavoro proprio il giorno dopo le dimissioni dall’ospedale. Ma ad un certo punto, durante la mattinata, era sparito dal cantiere. Dopo qualche ora, in via Fracchia nel quartiere genovese  di Oregina, il suo corpo era stato ritrovato dalla polizia, intervenuta in seguito alla denuncia presentata dai suoi colleghi. Secondo quanto ricostruito dalle volanti intervenute sul posto, l’operaio si era lanciato nel vuoto da un terrapieno, precipitando per alcuni metri. Erano stati anche rintracciati alcuni testimoni oculari che avevano confermato la dinamica. I familiari, sconvolti per quanto accaduto, si erano rivolti così all’avvocato Luca Piovini che fa parte della “Cp Servizi Medico Legali”. Nel mirino era subito finito proprio il decorso clinico e le relative dimissioni. In particolare, era stato accertato come Eduart, accompagnato dal fratello maggiore, fosse giunto al pronto soccorso dell’ospedale San Martino in seguito a una crisi depressiva. L’operaio era stato quindi trasferito in clinica psichiatrica e sottoposto ad accertamenti e terapie di rito.

Sei giorni dopo, in seguito ad un miglioramento, «solo apparente», secondo quanto denunciato dai familiari, era stato dimesso. Per poi togliersi la vita il giorno dopo. «Una storia come quella del nostro Eduart - spiegano i familiari a Il Secolo XIX - non dovrebbe più accadere. Per questo abbiamo deciso di denunciare tutto e di raccontare i fatti. Nessuno si dovrebbe sentire solo davanti al proprio dolore».

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