05 Marzo 2025
Era stato dimesso dal reparto di psichiatria del San Martino, dove era stato ricoverato in seguito a una crisi depressiva. E, appena ventiquattr’ore dopo, era morto suicida a 34 anni. I giudici del tribunale di Genova hanno condannato l’ospedale a pagare ai familiari un risarcimento di oltre 120 mila euro. Con la motivazione, addotta dai periti nominati dallo stesso collegio, che ci sarebbero stati errori sia nella terapia somministrata che nei tempi delle dimissioni, arrivate troppo presto. La sentenza è stata emessa lo scorso 3 febbraio, dopo una lunga battaglia giudiziaria. I periti nominati dal giudice Valentina Cingano, analizzando le cartelle mediche acquisite in sede d’indagine, hanno messo nero su bianco come i medici «non abbiano considerato la risposta della terapia clinica somministrata». «Terapia - si legge nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi - che senza un adeguato controllo nella quotidianità può portare all’attivazione di istinti suicidi». Ma non solo. Secondo i periti sono stati effettivamente troppo pochi i sei giorni di ricovero in ospedale «a fronte della patologia accertata e della cura somministrata». «Un periodo di ricovero più lungo - aggiungono gli esperti del tribunale - avrebbe abbassato le possibilità di suicidio e avrebbe evitato l’evento nel giorno in cui è poi avvenuto».
Sei giorni dopo, in seguito ad un miglioramento, «solo apparente», secondo quanto denunciato dai familiari, era stato dimesso. Per poi togliersi la vita il giorno dopo. «Una storia come quella del nostro Eduart - spiegano i familiari a Il Secolo XIX - non dovrebbe più accadere. Per questo abbiamo deciso di denunciare tutto e di raccontare i fatti. Nessuno si dovrebbe sentire solo davanti al proprio dolore».
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