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Dobbiamo distruggere, ripensare e ricostruire la scuola, solo così avremo una speranza

A pezzi, sia per le strutture sia per il corpo docente, la scuola italiana non è più un faro nel mondo, è diventata invece il deretano dell'occidente

04 Marzo 2025

Dobbiamo distruggere, ripensare e ricostruire la scuola, solo così avremo una speranza

Tra università che bandiscono il "buongiorno a tutti" e istituti che aggiungono l'asterisco alla parola "bambini", tramutandola in "bambin*", tutto in nome di un'ignoranza travestita da inclusività, il sistema scolastico italiano rappresenta in pieno la decadenza del nostro Paese.

La scuola, quella che oggi meriterebbe di essere scritta con la "q", è diventata la culla della merda: punto.

Al netto di strutture che fisicamente superano i limiti della fatiscenza, se non addirittura pericolanti, il problema ancora più grosso è la totale deresponsabilizzazione degli insegnanti.

Tra disgrafia, dislessia, discalculia eccetera, veniamo a scoprire che gran parte degli studenti, di tutte le età, hanno dei ritardi cognitivi, che si può tradurre in "sono stupidi"

Affiancata da una psicologia d'accattonaggio, la scuola ha così trovato la risposta perfetta per evitare ogni sorta di problema, garantire la promozione a tutti, evitare il TAR e portare i soldi a casa senza troppa fatica. 

Detto che i nostri programmi scolastici sono mal pensati e mal proposti, e detto che nelle scuole sembrano scomparsi il decoro estetico e l'ordine, il vero problema è un corpo docente pessimo, con maestre e professori che campano di lunghissimi periodi di malattia, e/o vomitano sugli alunni le loro frustrazioni personali, ora violente a livello verbale, ora fin troppo dolci e zuccherine

E appena l'alunno è un pelino indietro, via dallo psicologo, qualcosa non va, deresponsabilizzando sé stessi perché incapaci di aiutare chi non sta al passo. 

Come dice spesso Galimberti, queste mandria di insegnanti manca delle basi pedagogiche, ma tant'é.

Tutto ciò fa il paio con l'idea di sfornare classi di deficienti che domani saranno perfetti servi, non pensanti perché gli hanno insegnato che non sanno pensare, al servizio di pochi.

Vogliamo salvare l'Italia? Rimettiamo la cultura al primo posto.

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