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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Eleonora Giorgi, il cuore, la dignità, l'amore che non bastano. Intanto si continua a morire "improvvisamente" e a nessuno pare anormale

Anche oggi la consueta ecatombe di morti post vaccinali per niente improvvise, viceversa annunciate. Ce n'è per tutti, lottatori, campioni, artisti, commesse, professionisti, famosi, sconosciuti e, purtroppo, bambini.

03 Marzo 2025

Eleonora Giorgi

Anche oggi la consueta ecatombe di morti post vaccinali per niente improvvise, viceversa annunciate. Ce n'è per tutti, lottatori, campioni, popstar, artisti, commesse, professionisti, famosi, sconosciuti e ci sono, purtroppo, anche due bambini piccolissimi, uno in Italia, l'altro nel Regno Unito, entrambi per meningite fulminante. Grottesco il commento della madre del più piccolo, due anni appena: “L'avevamo anche vaccinato, ma non è servito”. Più muoiono e più i media si affannano con le notizie propagandistiche, “non esistono tumori improvvisi”, che non vogliono dire niente, non smentiscono niente. Un atteggiamento a questo punto indicativo della particolare situazione italiana: tanta dedizione nella menzogna fa capire che il potere italiano è condiviso, si copre nelle sue diverse componenti, nelle sue false distinzioni e divisioni, tende all'autoconservazione e ha bisogno della finta informazione di regime; l'unico Paese dove gli screditati fact checker ancora possono insistere con le loro balle, dove la propaganda vaccinale continua imperterrita. Dicono: Meloni non sarà granché ma meglio lei del ritorno degli altri; e non si accorgono che lei garantisce gli altri o più esattamente che non ci sono altri, c'è una palude omogenea che vuole perpetuarsi nel segno dei cambiamenti apparenti, della spartizione continua che alterna le posizioni di comando ma si divide fraternamente oneri e soprattutto onori. La politica senza politica del governo Meloni, quel temporeggiare su tutto, flirtando su tutto, senza una riposta chiara su niente, senza una direzione netta quale che sia, ricorda molto il fatalismo democristiano di Aldo Moro che si limitava ad assecondare la progressiva dissoluzione del Paese. Come se niente altro restasse da fare che tamponare i danni, sicuri, inevitabili, affidandosi al Padreteno ossia alla DC intesa come sua rappresentante in terra.

Di solito questi tempi lunghi senza tempo, per dire senza altro obiettivo che il durare puro e semplice non finiscono bene, per nessuno. Anche sulla questione sanitaria, come su tutto, si procede nell'immobilità, si mostrano maggiori cautele burocratiche ma sempre nell'orizzonte di una nuova pandemia da risolvere nelle soluzioni acquisite e deleterie: altri vaccini, ancora più potenti, autoreplicanti, ancora più utili a generare malattia da malattia, altri isolamenti e coprifuoco, solo per legge anziché col decreto del presidente del Consiglio. Che come garantismo democratico è un po' per chi si accontenta. La commissione Covid si incarica di preparare il terreno: non vengono fuori le grandi mangiatoie suine, giusto qualche accenno, qualche sospetto, in modo da mitridatizzare l'opinione pubblica che lo sa benissimo. Dice il suo presidente, il meloniano Lisei: “Qui se ne vedono di tutti i colori, ma nessuno parla”. Potrebbe cominciare lui, ma se ne guarda bene perché vogliono la sua testa, la nuova alleanza PD-Forza Italia usa anche questa commissione per destabilizzare moderatamente, diciamo per tenere sotto scacco la Meloni. E così nessuno fiata, nell'osceno equilibrio dei ricatti che tradizionalmente sostanzia l'oscena democrazia italiana.

Tra le vittime recenti, una illustre, l'attrice Eleonora Giorgi, divorata in meno di due anni da un cancro al pancreas vissuto e raccontato con grande coraggio e grande dignità. Anche lei naturalmente più che vaccinata, ma non sarebbe umano attaccarla per non averlo precisato in questi anni di autentico calvario. Una volta, nel pieno della mia malattia, mi sono scoperto una interazione da lei, un gesto di coraggio e capivo che era anche per se stessa, forse aveva letto, intercettato qualcosa della mia rabbia angosciata e in modo discreto mi diceva insisti, non fermarti. Stamattina ho scoperto che finalmente ha smesso di non vivere. Mai una parola di rabbia o un giudizio negativo per nessuno, dicono, diceva lei stessa di avere scoperto una pace, una dimensione diversa, quella che l'attendeva per sempre. Certo una serenità nel dolore rarissima, un coraggio di amare anche nell'estremo, ma non basta il coraggio e non basta la dignità: noi non ci salviamo. Eleonora Giorgi da tempo era fuori dai giochi ma la sua stagione di successo fu lunga e fatalmente porta via con sé una parte del nostro vissuto immaginario, fatta di memorie, di film, di immagini evocative. Con un supplemento di pena, per chi la vuole accettare, perché sappiamo benissimo che la sua malattia non fu casuale, non fu proprio improvvisa, come scrivono i giornali pompieri, ma fu originata e da una causa molto precisa, che nessuno oserà scomodare. Se il lettore consente una notazione personale, è straniante, e vagamente straziante, ritrovarsi a interagire con una diva del passato recente, sulla quale magari hai avuto i tuoi sogni di adolescente, a causa di una malattia parallela. Tutto uno poteva aspettarsi nella vita, mai questa ecatombe procurata. E questa condanna al coraggio, a dimenarsi furiosamente, disperatamente, per non cedere ancora, per continuare a denunciare. Fin che si può.

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