13 Febbraio 2025
Una consulenza tecnica per capire se le manovre effettuate da Lorenzo Bertanelli - l’operaio massese di 36 anni morto schiacciato una settimana fa dall’elica dello yacht Aquarius -, e da due suoi colleghi della ditta apuana specializzata in allestimenti navali Mecline, erano quelle previste dalle istruzioni della casa produttrice del componente e dalla normativa sulla sicurezza. Si appresta a chiederla la pm Daniela Pischetola. Il sostituto procuratore, prima di nominare l’esperto deve attendere che gli ispettori della Prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro (Psal) dell’Asl3, coordinati dall’ingegnere Gabriele Mercurio, concludano gli accertamenti sull’incidente avvenuto all’interno del bacino numero 2 dell’Ente Bacini al Molo Giano. Il fascicolo, aperto con l’ipotesi di omicidio colposo, al momento è a carico di ignoti, ma presto potrebbero essere iscritti i primi nomi nel registro degli indagati per permettere di svolgere gli accertamenti tecnici.
Nella chiesa di San Domenichino, nella frazione di Massa chiamata Poveromo, parenti e amici hanno dato l’estremo saluto a Bertanelli. A dire addio a Lorè c’era anche il suo amato Aron, il cane pitbull che lo seguiva come un’ombra e che per tutta la funzione è rimasto seduto senza quasi farsi notare. L’animale si è messo accanto al feretro solo quando è arrivato il momento di raggiungere il cimitero. Particolarmente toccanti anche le parole di don Damiano Banchieri che, durante l’omelia, ha sottolineato come l’operaio fosse legato alla madre. «Una donna che deve sapere perché suo figlio non c’è più», ha detto il frate al termine della messa. E il pubblico ministero Pischetola sta lavorando proprio per dare una risposta a quello che è accaduto la mattina dello scorso 5 febbraio. L’autopsia, che è stata svolta sabato scorso, non ha offerto grossi spunti all’indagine. Del resto era improbabile che potesse farlo: Bertanelli è stato colpito al torace e alla testa da un pezzo che pesava più di due tonnellate, e che stava movimentando insieme ai suoi colleghi della ditta che lavorava nel cantiere della società Amico&co. Gli ispettori della Psal stanno cercando di capire se c’è stato un errore di manovra nello smontaggio del thruster attraverso l’analisi delle istruzioni del propulsore fabbricato in Germania. Le domande a cui devono rispondere la Prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell’Asl3 è se le tecniche indicate per lo smontaggio fossero idonee e se la ditta Mecline avesse le competenze e gli strumenti per effettuarlo. Il sospetto è che ci sia stato un intoppo dopo la rimozione del pesante componente dallo scafo, ovvero quando si è trattato di calarlo all'interno di un contenitore. L’elica invece di restare ancorata si è abbattuta dalla parte dove si trovava il trentaseienne, schiacciandolo e provocandogli traumi tali da causarne il decesso. Nonostante i ripetuti tentativi di rianimarlo da parte del medico e dei volontari del 118.
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