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L'allarme dei costruttori italiani: "10 mln di famiglie non riescono a comprare casa", stipendi fermi al palo e cresciuti solo dell'1% dal 1991 al 2022

 

Gli stipendi degli italiani sono fermi. Negli ultimi 30 anni, dal 1991 al 2022, sono cresciuti solo dell'1%, a fronte del 32,5% in media nell'area Ocse  

31 Gennaio 2025

L'allarme dei costruttori italiani: "10 mln di famiglie non riescono a comprare casa", stipendi fermi al palo e cresciuti solo dell'1% dal 1991 al 2022 

Fonte: imagoeconomica

Nel prossimo futuro – si sa – non avremo più niente ma vivremo felici. Nell’attesa che si avveri l’utopica profezia di Klaus Schwab, 10 milioni di famiglie (e quindi all’incirca 40 milioni di italiani) non riescono a comprare casa. Poco male, pensano il 70% degli italiani (all’incirca 42 milioni) che una casa di proprietà già ce l’hanno.

Numeri a casaccio: i costruttori italiani evidentemente non hanno dimestichezza coi conti (oppure si sono affidati agli esperti che fornivano numeri sparati completamente a vanvera all’indimenticabile Franco Locatelli ai tempi del Covid).

L’informazione mainstream è tutta così: commenti di nullità sovraesposte basati su dati – o peggio assiomi – sbagliati.

Ciò nonostante, al di là dei numeri, vi è molto di vero. Gli stipendi degli italiani sono fermi. Negli ultimi 30 anni, dal 1991 al 2022, sono cresciuti solo dell'1%, a fronte del 32,5% in media nell'area Ocse. Nel frattempo, un appartamento decente a Milano non costa meno di 6.000 euro al mq.

C’è stato un tempo felice in cui persino una famiglia monoreddito riusciva ad accedere al credito bancario e a comprarsi casa. A volte persino una seconda casa, dato che giravano ancora i soldi per andarsene da uno (il capofamiglia) a tre mesi (la consorte coi figli) al mare.

Sì, in quei tempi lontani di patriarcato c’erano un padre, una madre e dei figli di genere ben definito, non un genitore 1 e un genitore 2.

Ma, si sa, il mondo va avanti. Così, mentre alla politica di quei poveri disgraziati che non riescono a comprare casa non importa nulla, ci si divide su temi davvero progressisti come il ruolo delle leggi razziali italiane nella Shoah, il saluto romano di Elon Musk (magari è sì un nazista, ma kantiano, come gli ucraini della brigata Azov) o l’ordine esecutivo con cui Donald Trump ha stabilito che esistono due soli sessi (la povera Michela “Queer” Murgia avrebbe commentato da par sua).

Detesto gli articoli sarcastici e mi scuso se mi sono lasciato prendere un po’ la mano.

Da vecchio liberale, sono (anche) un difensore del diritto di proprietà privata, per me sacrosanto. Consapevole di essere destinato a cremazione prima dell’era felice del “non avremo più nulla”, vorrei almeno contribuire in minima parte alla tranquillità economica delle mie figlie. E per me – sarò un tradizionalista – una casa di proprietà è il luogo degli affetti di una famiglia, il rifugio (a volte sicuro e persino felice) dove si plasma la personalità degli esseri umani (di qualsiasi sesso, persino del terzo, quarto o quinto).

Sono tra coloro che non hanno mai avuto i soldi per comprarsi una casa, ma ho la fortuna di abitare in quella dei miei bisnonni: lì sono le mie radici, i miei ricordi e non permetterò a nessuno di portarmela via.

Mi considero un uomo estremamente fortunato e mi rammarico che 10 milioni di famiglie vivano nella precarietà di una casa in affitto.

Se fossi al Governo, potrei dare un piccolo suggerimento; al posto di gettare il 4% del PIL in armamenti, forse si potrebbe varare un serio piano di edilizia alla portata delle tasche mezze vuote dei nostri concittadini.

di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia, 28 gennaio 2025

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