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Genova, peculato ai danni di Paolo Calissano, chiesto il processo per l’avvocato che lo amministrava

La Procura vuole il rinvio a giudizio per Matteo Minna, “tutore” dell’attore morto nel dicembre 2021. Secondo i pm ha raggirato altri quattro clienti

06 Gennaio 2025

Genova, peculato ai danni di Paolo Calissano, chiesto il processo per l’avvocato che lo amministrava

A Paolo Calissano ha sottratto una fortuna da mezzo milione di euro approfittando delle sue debolezze in materia di alcol, droga e psicofarmaci». E ancora: «Ha raggirato altri quattro assistiti che doveva tutelare sottraendo loro fondi e risparmi». Ecco le conclusioni con cui il sostituto procuratore Francesco Cardona Albini ha chiesto il processo per Matteo Minna, legale genovese di 55 anni che dal marzo scorso è anche sospeso dalla professione dopo essere finito ai domiciliari (è libero da sette mesi). E' accusato di reati che vanno dal peculato alla circonvenzione d’incapace fino al falso.

Il 30 gennaio comparirà al decimo piano di palazzo di giustizia davanti al giudice per l’udienza preliminare Angela Nutini che dovrà decidere sul rinvio a giudizio chiesto dai pubblici ministeri. Cinque, secondo Procura e Guardia di finanza, gli amministrati di cui si sarebbe approfittato. Il più noto, appunto, Paolo Calissano, attore genovese morto a Roma il 29 dicembre del 2021 all’età di 54 anni. Stroncato, secondo gli inquirenti capitolini, da un’intossicazione da farmaci antidepressivi. Ma ci sono altre quattro persone fragili di cui Minna si sarebbe dovuto prendere cura. Secondo l’accusa avrebbe fatto sparire dai loro conti correnti centinaia di migliaia di euro. E tra questi ci sarebbe anche una compagna di stanza di Calissano, conosciuta da Minna in una clinica di Lugano in Svizzera mentre anche lei, come l’attore, cercava di iniziare un percorso di riabilitazione e cura dalle dipendenze.

Dai conti dell’attore sono spariti fondi per alcuni milioni di euro ma la prescrizione ha permesso di circoscrivere solo a cinquecentomila euro la cifra sottratta da Minna. L’inchiesta che ha messo nei guai l’avvocato genovese è nata da un doppio esposto che l’avvocato Santina Ierardi, in rappresentanza di Roberto Calissano, fratello dell’attore, ha presentato alla Procura. Un esposto dettagliato che ha acceso il faro sull’attività illecita di Minna. A sorprendere i familiari di Calissano sono stati anche e soprattutto gli ingenti e continui prelievi dai conti correnti dell’attore da parte di Minna. Oppure i bonifici che disponeva sui conti correnti personali, giustificandoli come spese per investimento in parcheggi e aziende di caffè. L’avvocato Minna, che era anche amico della famiglia di Calissano, inoltre non ha mai presentato un rendiconto, non ha mai prodotto un giustificativo per quelle somme prelevate. E quando è stato messo alle strette dal tribunale ha cercato di falsificare documenti, giustificativi e altro. Il legale, al termine dell’indagine preliminare aveva chiesto e ottenuto di essere interrogato dal pubblico ministero. Al magistrato aveva ribadito di aver operato nel rispetto della legge: «Tutti i prelievi erano stati autorizzati da Paolo Calissano», ha ribadito fornendo anche le ricevute firmate dall’attore genovese. Minna aveva anche ribadito come lo stesso Calissano non «si fosse mai lamentato del suo operato».

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