06 Dicembre 2024
I temi internazionali, la crisi del ceto medio, che peserebbe anche sulla partecipazione al voto e le crescenti preoccupazioni per i flussi migratori: sono alcuni dei capitoli al centro del Rapporto Censis 2024, presentato oggi, e dal quale emerge una società italiana "fragile" e in profondo cambiamento. Il titolo del Rapporto "Sindrome italiana" fa riferimento alla medietà in cui si troverebbero "intrappolati" gli italiani.
"La sindrome italiana è la continuità nella medietà, in cui restiamo
intrappolati: non registriamo picchi nei cicli positivi, non sprofondiamo nelle fasi critiche e recessive", si legge nel rapporto. La medietà si riscontra, per gli autori del Rapporto, anche per l'estraneità dell'Italia rispetto alle sfide internazionali: "Tutto quello che conta davvero sembra accadere al di fuori dell'Italia: la guerra senza fine combattuta alle porte d'Europa o il cruento conflitto scoppiato in Medio Oriente, i vincoli imposti da Bruxelles alle finanze pubbliche, le latenti decisioni della Bce sui tassi di sconto o la strisciante crisi politica che ghermisce nell'Unione europea". La bussola della politica italiana è, secondo gli autori, molto più legata allo scacchiere internazionale di quanto non lo fosse in passato. Gli italiani al 49,6% sostengono che il nostro futuro sarà condizionato dal cambiamento climatico, per il 46% incideranno molto anche la guerra in Medio Oriente e il rischio di crisi economico-finanziarie globali (45,7%).
Il cambiamento si nota, dal rapporto, soprattutto per quanto riguarda l'insoddisfazione degli italiani verso l'occidente: "Ci siamo risvegliati dall'illusione che il destino dell'Occidente fosse di farsi mondo. Viviamo invece in un mondo scosso da forti tensioni, in cui nessuno è contento di come il mondo è", prosegue il Rapporto "Un mondo risentito e minaccioso, in cui le insoddisfazioni dei leader e dei popoli si stratificano e si rinfocolano, introducendoci in un'era dello scontento globale".
Il 2024 è "l'anno dei Record" per l'Italia, sia positivi che negativi: "record degli occupati e del turismo estero, ma anche il record della denatalità, del debito pubblico e dell'astensionismo". Dall'analisi effettuata dal Censis si rileva che all'erosione del ceto medio italiano sia strettamente correlata la messa in discussione dei "grandi valori unificanti" quali la partecipazione al voto (l'astensionismo ha raggiunto livelli ma sfiorati nella storia della Repubblica, pari al 51,7%), la fiducia nei sistemi democratici occidentali (l'84,4% dei cittadini ritiene che i politici pensino solo a sé stessi e il 68,5% ritiene che le democrazie liberali non funzionino più) e l'europeismo (il 71,4% dei nostri connazionali pensano che l'Ue sia un "guscio vuoto, inutile, dannoso e destinato a sfasciarsi definitivamente").
Ma non solo. Oltre alla democrazia, gli italiani non si riconoscono più nemmeno nei valori occidentali: il 70,8% della popolazione prova dei sentimenti anti-occidentali "ed è pronto ad imputare le colpe dei mali del mondo ai Paesi dell'Occidente, accusati di essere arroganti per via del presunto universalismo dei propri valori, per cui si è voluto imporre il nostro modello economico e politico agli altri", ed un ulteriore 66,3% ritiene che si debbano imputare all'Occidente "le responsabilità delle guerre in corso in Ucraina e in Medio Oriente". Gli italiani non condividono alcun universalismo valoriale considerato nel Rapporto come "figlio illegittimo dell'etnocentrismo occidentale".
Per gli italiani è diventato impossibile affrontare una scalata sociale "grazie alle capacità personali, all'impegno, al merito, allo studio e al lavoro", e hanno sostituito "le istanze di classe sociali tradizionali" con "le questioni identitarie": il "57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato", mentre il "38,3% si sente minacciato da chi vuol facilitare l'ingresso nel Paese dei migranti", riporta il Rapporto Censis 2024.
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