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Genova, non si fermano gli assalti dei pirati informatici, la polizia postale a caccia degli hacker

Dall'inizio del mese gli agenti del centro per la sicurezza cibernetica hanno salvato i dati dei server di un comune dell'entroterra e di una grossa azienda

25 Agosto 2024

Genova, non si fermano gli assalti dei pirati informatici, la polizia postale a caccia degli hacker

Non si fermano gli assalti degli hacker ai server di enti pubblici, aziende e privati. Dall’inizio di agosto la polizia postale della Liguria ha già sventato tre tentativi di furto di dati sensibili: un piccolo comune dell’entroterra genovese, un’azienda impegnata nella logistica e un libero professionista. Gli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica, grazie ai loro controlli preventivi sono riusciti a bloccare i tentativi di accesso fraudolento dei pirati informatici. Tentativi che dopo il colpo assestato al server di Synlab a livello nazionale, con milioni di informazioni rubate dal gruppo russo “Black Basta”, non si sono mai fermati. Ma gli hacker non si trovano soltanto aldilà degli Urali, e non tentano colpi solo contro grandi realtà come il colosso medico. Nel mirino sempre più spesso finiscono piccole società e liberi professionisti, ad esempio avvocati, commercialisti e notai. E pure gli enti pubblici, in particolare i Comuni dell’entroterra genovese.

La polizia postale ha aumentato i controlli: uno sforzo che serve a limitare i furti digitali, ma non ad azzerarli del tutto. Basti pensare che negli ultimi due anni sono almeno trentamila i genovesi (cinquemila soltanto nell’assalto a Synlab) a cui sono stati sottratti dati anagrafici, dati bancari, indirizzi email, numeri di telefono e soprattutto password. Quanto basta per poter realizzare, agendo da remoto e quindi con il minimo rischio, carte di credito che successivamente possono essere utilizzate per commettere truffe sempre più sofisticate. Ma la cosa grave è che probabilmente chi è stato derubato dei propri dati - custoditi in un server di un ente piuttosto che nella memoria del computer di un professionista - non sanno neppure cosa è successo. Le informazioni trafugate poi finiscono nel dark web e vengono proposte al miglior offerente. Da qui, secondo la stima degli investigatori, arrivano gli altri venticinquemila nominativi di genovesi finiti nella parte oscura della rete.
E proprio per questo viene battuta quotidianamente dagli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale della Liguria. I poliziotti , navigano come gli altri internauti: ma invece di acquistare la merce che trovano nel dark web, si limitano a catalogarla. Ed è grazie a questo lavoro che è stato possibile stimare quanti siano i genovesi a cui hanno rubato l’identità. Difficile invece sapere chi si è impossessato dei dati. Mentre per capire che uso ne verrà fatto occorre attendere che venga messo a segno (o quantomeno tentato) il reato. Rischioso. Per questo è stato deciso di potenziare la fase di prevenzione, sorvegliando soprattutto i server degli enti pubblici (l’Autorità portuale ha siglato un’intesa che prevede una stretta collaborazione con gli agenti high-tech).

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