08 Luglio 2024
Il sadico in erba S. M., sedicenne di Lanusei, in Sardegna, che si è divertito a scaraventare un gattino in un dirupo mentre le amiche lo filmavano, è arrabbiato, offeso: “Non merito gli insulti ricevuti”. Sui social i cattocomunisti discendenti dal brigatismo mistico, di quel terrorismo che uccide per salvare, dicono: vergognatevi, è solo un ragazzo, va tutelato. Il ragazzo prima ha esortato chi lo criticava a “rimettersi il cazzo in bocca”, spiegando che con tutta la gente che muore stanno a prendersela per un gatto; poi, sentendosi finalmente famoso, ha invitato tutti a seguirlo sui social. Per fare i soldi. Anche i cinque di Casal Palocco che un anno fa travolsero con un bolide a noleggio una smart, filmando l’agonia di un bimbo di 5 anni e lo strazio della madre, impazzita di dolore, ridevano, avevano messo su una specie di sodalizio, una “crew”, e più filmati demenziali, venduti come sfide estreme, producevano più i soldi giravano e gli sponsor arrivavano. Il principale responsabile, quello che guidava, dopo aver dichiarato “ci pensa mio padre, noi siamo ricchi” ha patteggiato senza condanna; degli altri non si è saputo più niente se non che nessuno ha fatto un solo minuto di punizione in nessun modo. Neanche delle due giovani laide che gettarono un altro gattino in una fontana, dopo averlo pestato, filmandolo mentre affogava, si è saputo di alcuna sanzione. E nemmeno di quell’altro che a Benevento aveva ugualmente gettato un micio in un burrone filmandosi su tiktok. Regna il perdonismo cattolico, il nessuno tocchi Caino che si può interpretare come segue: Caino premiato e Abele pisciato in bocca anche da morto. Ma in fama di carnefice, di dannato da Dio passa chi invoca giustizia, fosse anche nella biblica forma dell’Occhio per occhio. Cristo venne per correggere questa giustizia sommaria, ma forse fu un po’ superficiale, il suo invito, “mia è la vendetta, tu perdona settanta volte sette” alle orecchie di un non osservante può suonare insopportabile anche perché contraddittorio: dare la vita per i deboli, i torturati, ma non muovere un dito se vengono annientati, delegando ogni responsabilità umana, civile all’azzardo del sovrannaturale. Approccio che non può reggere in nessuna società da quelle primordiali alle evolute e magari implose per eccesso di tolleranza. La chiesa cattolica lo sa bene e sull’ingiustizia virtuosa, sul nessuno tocchi Caino ha costruito un business colossale e inesauribile, perché ci sono sempre, anzi sono in crescita costante, mostri e cannibali da redimere. Da salvare. Salvare come? Coi preti sociali che per ogni carnefice prendono una retta lasciando il responsabile libero di fare i suoi comodi in comunità. So di che parlo, quel pianeta l’ho lambito ai tempi del servizio civile: mai visto nessuno espiare con qualche seppur infimo lavoro o opera sociale, se non avevano voglia non si prestavano e nessuno li obbligava tanto i soldi arrivavano comunque; unica eccezione, i lavoretti di ristrutturazione della proprietà. Ma duravano poco, perché arrivavano sempre nuove pecorelle carnivore da riscattare. Coccolati e arroganti, uscivano violenti come prima, con il più il senso dell’onnipotenza che nasce dall’impunità. Ma il pianeta sociale è fatto degli stessi cattocomunisti più vicini al terrorismo salvifico, che agisce, che uccide, che alla cristiana mitezza opportunistica e imbelle.
A Latina, ad una di quelle inutili visite didattiche tra scuola e lavoro, portano una classe a visitare un’azienda agricola e subito i più intraprendenti si mettono a torturare gli agnelli, li prendono a pallonate fino a ucciderli. Per punizione li hanno mandati a prestare servizio in una clinica veterinaria dove saranno liberi di seviziare altri animali inermi e per giunta sofferenti. Nelle scuole passa col 9 in condotta anche chi ha pugnalato i compagni o sparato in faccia alla professoressa. Il risultato della comprensione cattolica, trasfuso in politica, è la totale impunità per i fatti più truci e più pazzeschi. Le violenze sugli animali, in particolare, sono perennemente in crescita e si scatenano in forme efferate e perfino demoniache, per dire impensabili da una mente umana: animali bruciati vivi, riempiti di tritolo e fatti esplodere, maciullati contro i muri. Poi ci sono gli islamici che si filmano mentre ammazzano a pugni un cagnolino tanto buono da non ribellarsi neppure: ha preso colpi fino a che non ha piegato la testolina, finalmente esanime. I seguaci del Profeta ridevano felici. Una visione nella quale sono incappato ai primi tempi del cancro, quando ancora dovevo cominciare con la chemio, e non mi ha più lasciato. Urlavo, sconvolto, e ancora urlo quando ci penso.
Per questi casi, la formula è sempre la stessa: “il responsabile è stato denunciato”. Ma a che serve una denuncia da risolversi in poche decine di euro di multa che non verranno mai pagate? I balordi del vandalismo climatico, non escono dal commissariato sorridenti e diretti a qualche talk show dove si vantano delle loro gesta? La sanzione all’italiana non ha carica dissuasiva e non l’ha in senso punitivo, e allora che scopo può avere?
La politica dove sta? I sedicenti protettori degli animali dove stanno? Ce n’era una, nell’alone del berlusconismo godereccio, si agitava molto finché non le diedero un programma su Mediaset, terminato il quale è uscita dal radar e non se ne interessa più avendo capito che non è una strada praticabile per rientrare nel gioco. Ora, bisogna capire una cosa e anche i bigotti sono tenuti a capirla: vendetta e giustizia quasi sempre coincidono, necessariamente, anche nel caso in cui la vendetta la pratica lo Stato; ma se la giustizia vindice di per sé può non dare serenità, la sua assoluta mancanza getta in una disperazione ancora più profonda, perché l’uomo senziente e logico non può accettare una tale mancanza di logica che priva di senso ogni cosa e perfino la quotidiana pena di vivere. Non se ne esce ed è per questo che il perdonismo mistico è una barbarie in sé, una tortura in sé. Anche se la ammantano di spiritualismo compassionevole. “E’ colpa nostra che non li sappiamo capire”. No, è colpa nostra che non li sappiamo punire.
Noi constatiamo di continuo che i più disumani, i più feroci non solo la fanno franca, ma finiscono per essere premiati dalla nostra società dissociata, e questa tendenza si conferma inesorabilmente in aumento. Coi disperati che invocano il karma o il Dio vendicatore. Ma sembra che questo Dio che si nasconde sia invece piuttosto distratto o indifferente, se non vogliamo dire complice: sia Lui o la politica parolaia, avete mai visto un distruttore di umani, di bambini, o di animali pagare veramente? Per mettersi in pace, per esorcizzare i loro desideri di morte, dicono i cattolici indefessi: ci penserà il Signore, prima o dopo anche i cattivi muoiono. Grazie al cazzo, tutti moriamo al dunque. Ma morire per mano degli impuniti, morire dentro, per di più obbligati al perdono osceno, all’abbraccio col carnefice, non è un bel modo di aspettare la morte che viene.
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