25 Giugno 2024
Proseguono le indagini sul caso di Thomas Christopher Luciani, ragazzo sedicenne che, nella sera del 23 giugno, è stato trovato morto accoltellato nel parco Baden Powell di Pescara. Sul luogo del delitto sono intervenuti gli agenti della squadra Volante e quelli della Mobile, la Polizia scientifica, il 118, il procuratore capo, Giuseppe Bellelli, e il medico legale, Cristian D'Ovidio. Gli accusati sono due ragazzi, anch'essi minorenni, provenienti da note famiglie della città. I due si sarebbero sbarazzati dell'arma in mare, probabilmente un coltello da sub. Nuove delucidazioni si avrebbero grazie a un testimone, un ragazzo presente al momento dell'omicidio, figlio di un alto carabiniere, che aveva trascorso la serata con il gruppo dei due assassini. Pare che sia stato lui a chiamare i soccorsi, anche se troppo tardi, dopo aver realizzato l'entità di quanto accaduto.
Secondo la ricostruzione della Questura del capoluogo adriatico, i due indagati sarebbero arrivati al parco all'interno di un gruppo di 7-8 giovani. La vittima sarebbe stata attirata in un luogo non sorvegliato retrostante il parco, per poi essere colpito più volte nei punti vitali. Si è arrivati a supporre circa 25 coltellate, presumibilmente effettuate con un coltello da sub, considerate le lesioni riportare sul corpo del ragazzo. I giovani omicidi, figli della "Pescara bene", si sarebbe così accaniti sul sedicenne.
La lite all'origine dell'omicidio sarebbe stata scatenata da questioni relative allo spaccio di droga. Coinvolto un debito di qualche centinaia di euro, sui 200-250, secondo gli investigatori. Thomas affrontava già un contesto di disagio: i genitori lontani dall'Italia, viveva con la nonna. Venerdì scorso il ragazzo era fuggito dalla comunità di Isernia, dove era su disposizione dei giudici a seguito di una piccola condanna per piccoli reati. Gli era concesso di uscire dalla comunità per partecipare a un laboratorio rieducativo per parrucchieri a Campobasso. Le vicende che lo hanno poi portato verso il parchetto di Pescara sono ancora da accertare.
I due presunti assassini provengono da un contesto ben diverso: liceali, figli uno di un maresciallo dei carabinieri, l'altro di una professionista iscritta all'Ordine degli avvocati. La sera del 23 si sarebbero quindi accaniti su Thomas, "Christopher era quasi morto e loro gli dicevano di stare zitto", ha riportato un testimone. Grazie ai sistemi di sorveglianza presenti nella zona antistante il parco e in prossimità di uno stabilimento balneare, si è potuto accertare che tutto il gruppo, assieme ai due assassini, si è poi diretto verso il mare, dove si presume sia stata gettata l'arma del delitto. Nonostante l'intervento dei sommozzatori dei vigili del fuoco, l'arma non è ancora stata rintracciata.
Persone potenzialmente informate e testimoni sono stati ascoltati per tutta la notte in Questura. Le indagini sono coordinate dal capo della Procura per i minorenni dell'Aquila, David Mancini, e dal sostituto Angela D'Egidio, che ieri hanno fatto un sopralluogo nella zona dove è maturato l'omicidio. Durante l'interrogatorio agli accusati, pare che questi non abbiano tradito alcuna emozione. La Questura di Pescara evidenzia in una nota: "La drammatica vicenda, fin dalle prime battute ha evidenziato un incredibile disagio giovanile, una sorprendente carenza di empatia emotiva ed una palese incapacità di comprendere l'estremo disvalore delle azioni commesse".
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