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Omicidio Nada Cella, la gup smonta le indagini della Procura, e scrive che Soracco era sul luogo del delitto

Ecco le motivazioni della giudice che ha prosciolto dall'accusa di omicidio volontario Annalucia Cecere. La segretaria fu uccisa nello studio del commercialista nel 1996

26 Marzo 2024

Omicidio Nada Cella, la gup smonta le indagini della Procura, e scrive che Soracco era sul luogo del delitto

Nessun indizio o prova contro Annalucia Cecere. Quelli raccolti dalla Procura di Genova, nelle indagini sull'omicidio di Nada Cella, la segretaria massacrata nello studio dove lavorava il 6 maggio 1996 a Chiavari, sono "sospetti". Sospetti che non possono "portare a formulare una ragionevole previsione di condanna", come vuole la riforma Cartabia, e che renderebbero "inutile il dibattimento" visto il quadro probatorio per alcuni aspetti "contraddittorio e insufficiente". Sono le motivazioni con cui il giudice Angela Nutini ha prosciolto Cecere, l'ex insegnante accusata di quel delitto. Il gip aveva anche prosciolto il commercialista da cui lavorava Nada, Marco Soracco, e la sua anziana madre Marisa Bacchioni. I due erano accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni. Il fascicolo era stato riaperto nel 2021 dopo la rilettura dei vecchi atti da parte della criminologa Antonella Delfino Pesce e dall'avvocata della famiglia Sabrina Franzone.

Nella disamina della giudice, però, ci sono elementi “contraddittori” che fanno ravvisare “ipotesi alternative di ricostruzione”. E punta il dito, entrando nel merito della ricostruzione, sul sospettato dell’epoca, il commercialista Marco Soracco, a lungo indagato ma poi archiviato per la morte della segretaria. Nelle quasi cinquanta pagine di sentenza di non luogo a procedere la giudice spiega perché “nel caso di specie si ritiene che “già sotto il profilo processuale possa essere espresso un giudizio di merito circa l’inutilità del dibattimento reputandosi che il quadro probatorio delineato dalla pubblica accusa sia insufficiente e per certi versi contraddittorio” essendo anche ravvisabili “ipotesi alternative di ricostruzione” dei fatti. Nutini ricorda che la maggior parte dei testimoni è deceduta e tra essi e che gli altri, risentiti a distanza di oltre vent’anni, “non sono stati in grado di ricordare i fatti con precisione né di offrire elementi nuovi e chiarificatori dimostrando di avere un ricordo non nitido, annebbiato dal decorso del tempo ma anche forse dal clamore mediatico della vicenda”.

Tra gli elementi analizzati dalla giudice per smontare il movente dell’innamoramento di Cecere nei confronti del commercialista che la avrebbe portata a uccidere Nada Cella, e sul fatto che tra i due ci fosse una specie di relazione, c’è la telefonata di Cecere a Soracco quando la donna scoprì di essere indagata in cui gli diceva: “Io non sono mai stata innamorata di te, anzi mi fai schifo”. Telefonata che analizzata, dimostra che i due “prima di qualificarsi, non riconoscevano le rispettive voci.” Tanto che lei chiede di Soracco prima di scoprire che stava parlando con lui. “Neppure il contenuto, nella sua ambiguità, dimostra un rapporto stretto tra i due, rappresentando sicuramente lo sfogo dell’imputata, destinataria della perquisizione domiciliare, evidentemente convinta che il suo coinvolgimento derivasse da qualcosa che aveva detto Soracco. 

“Secondo la stessa ricostruzione del pm - dice la gup - Soracco era sicuramente presente al momento dell’omicidio di Nada Cella. Gli orari, sopra ricostruiti, sembrano proprio confermare tale presenza, unitamente, parrebbe, a quella di una donna con voce “non giovanile”. Nutini, ricostruendo gli elementi forniti dall’’accusa sottolinea come Soracco e la madre abbiano spostato sempre più avanti l’orario del suo arrivo nello studio quella mattina e Soracco fra l’altro “ometteva di riferire agli Inquirenti di essere rientrato, come invece riferiva al milite della Croce Verde “. Rientrato, e non “entrato” . Per la gup è p “pacifico che Marisa Bacchioni,  persona colta e tutt’altro che sprovveduta, alterava irrimediabilmente la scena del crimine e che qualcuno, verosimilmente Soracco, parimenti colto ed intelligente, metteva mano al computer di Nada Cella prima che venisse sottoposto ai doverosi accertamenti”. “Dichiarazioni inveritiere” e “condotte quanto meno discutibili “ ribadisce Nutini che riesaminando le carte ricorda le testimonianze della madre, dello zio e delle amiche di Nada a cui la ragazza aveva confidato di voler lasciare quel lavoro e che i rapporto con il commercialista peggioravano di giorno in giorno. Allo zio in particolare aveva confidato che aveva visto “buste di denaro” ed era convinta che nello studio succedesse qualcosa di losco che coinvolgeva “gente in divisa” e “gente del porto”. “Tale movente– conclude la giudice – sembra rappresentare non solo un’alternativa logica più plausibile rispetto a quelli sopra delineati, ma anche trovare il riscontro probatorio che sopra risulta mancare”.

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