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Eredità Agnelli, la storia dell'inchiesta dall'avvio con l'esposto di Margherita alle indagini di Gianoglio, già pm del caso Juve - ESCLUSIVA

Le risposte ai tanti perché dell'indagine sulla potente famiglia torinese e gli intrecci con gli altri processi riguardanti gli Agnelli

01 Marzo 2024

Eredità Agnelli, la storia dell'inchiesta dall'avvio dell'esposto di Margherita alle indagini di Gianoglio, già pm del caso Juve - ESCLUSIVA

fonte: imagoeconomica.it

Negli anni, la questione dell'eredità della famiglia Agnelli si è ulteriormente complicata, poiché sono in corso cinque distinti procedimenti giudiziari, sia civili che penali, a essa connessi. L'ultima indagine, divulgata solo recentemente nonostante le indagini siano in corso da mesi, si focalizza su un aspetto collaterale dell'intera disputa ereditaria, ma comunque interconnesso. Nello specifico, l'attenzione è rivolta a pagamenti effettuati da Margherita Agnelli, figlia di Gianni, alla madre Marella Caracciolo di Castagneto tra il 2018 e il 2019, su cui sembra non siano state correttamente versate le tasse in Italia.

Gli indagati includono Gianluca Ferrero, attuale presidente della Juventus e commercialista della famiglia Agnelli; l'avvocato svizzero Urs Robert Von Grueningen, responsabile dell'amministrazione dell'eredità di Caracciolo (deceduta nel 2019); e John Elkann, figlio di Margherita Agnelli e del suo primo marito, lo scrittore Alain Elkann. L'inchiesta è stata presa in carico dal procuratore aggiunto di Torino Marco Gianoglio che, come raccolto dal Giornale d'Italia, sarebbe lo stesso pm dell'inchiesta "plusvalenze" che ha condannato la Juventus, di proprietà della famiglia torinese, ad una squalifica di un anno dalle coppe europee e ad una multa di 20 milioni di euro. Gianoglio, infatti, avrebbe colto la palla al balzo per andare ad indagare nuovamente le vicende degli Agnelli.

Eredità Agnelli, la storia e le origini dell'inchiesta

L'ultima indagine riferita alle vicende dell'eredità degli Agnelli è scaturita da una denuncia presentata da Margherita Agnelli stessa. Tuttavia, per comprendere il motivo di tale denuncia e come sia collegata alla più ampia questione dell'eredità, è necessario risalire alle radici del conflitto che coinvolge gli Agnelli da diversi anni.

La famiglia Agnelli è stata, e in molti aspetti lo è ancora, una delle famiglie industriali più significative e influenti d'Italia. Gianni Agnelli, padre di Margherita e marito di Marella Caracciolo, fu presidente del gruppo Fiat dal 1966 al 1996, assumendo poi la carica di presidente onorario fino alla sua scomparsa nel 2003. Agnelli propugnava l'idea che in famiglia dovesse detenere il comando una persona per volta. Tuttavia, il primogenito Edoardo, deceduto suicida a 46 anni, non sembrava idoneo a guidare il gruppo, né dimostrava interesse nella gestione delle aziende di famiglia. La scelta di Gianni Agnelli ricadde su Giovanni, soprannominato Giovannino, figlio del fratello Umberto, ma quest'ultimo morì a causa di un tumore all'intestino nel 1997.

Per un breve periodo, Margherita Agnelli sperò che il successore designato potesse essere il suo secondo marito, Serge de Pahlen, da cui ebbe cinque figli, ma sembrava non godere della stima del presidente del gruppo Fiat. Fu quindi selezionato il primogenito di Margherita, John Elkann. L'intera famiglia sottoscrisse tale decisione. Nel 1997, John Elkann già possedeva il 24,87% delle azioni della società Dicembre, fondata nel 1984 da Gianni Agnelli e dai suoi consulenti, l'avvocato Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti (storico dirigente delle società finanziarie del gruppo e stretto collaboratore di Gianni).

Dicembre rappresenta la componente più rilevante del patrimonio familiare, spesso definita la "cassaforte" del gruppo. Tramite un intricato sistema azionario, Dicembre controlla la holding Exor, la quale a sua volta supervisiona il gruppo editoriale Gedi (editore de La Stampa e Repubblica, tra gli altri), la squadra di calcio della Juventus e Stellantis, la società nata dalla fusione di Fiat, Chrysler e Peugeot. Dicembre, in sostanza, è ritenuta custode del cosiddetto "tesoro di famiglia" degli Agnelli.

Eredità Agnelli: le dispute sugli accordi tra Margherita e i suoi 3 figli del primo matrimonio

Nel 2004, dopo la scomparsa del padre, Margherita Agnelli stipulò un accordo rinunciando alle quote azionarie paterne e alla futura eredità materna, in cambio di 1,2 miliardi di euro. Questa rinuncia coinvolse anche ogni diritto sulla società Dicembre. All'epoca, Margherita Agnelli dichiarò di aver firmato l'accordo "per ottenere la pace", poiché sua madre non le parlava più, così come i suoi figli. Preferì un armistizio.

Pochi mesi dopo la firma dell'accordo, John Elkann licenziò senza spiegazioni dettagliate Serge de Pahlen, marito di Margherita Agnelli, che aveva lavorato nel gruppo Fiat per 26 anni. Nel 2007, Margherita Agnelli intraprese un'azione legale per ottenere da Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti un resoconto dei beni del padre. Sospettava che, al momento dell'accordo nel 2004, non le fosse stata rivelata l'intera consistenza del patrimonio e che esistesse all'estero un "tesoretto" occultato da Grande Stevens e Gabetti. Margherita Agnelli dichiarò: "Non sono più i custodi del patrimonio di mio padre, sono convinti di essere diventati mio padre". Lapo Elkann replicò: "Purtroppo non è possibile parlare con mia madre. Ho capito con tristezza che è autodistruttiva e autolesionista… ha diviso la famiglia in due".

Nel 2015, la Corte di Cassazione giudicò infondata l'azione legale, ma nel 2020 Margherita Agnelli intentò una nuova azione legale, sostenendo la nullità dell'accordo del 2004 e rivendicando il diritto alla parte di eredità che le spettava come unica figlia, pari al 50% dei beni. La questione rimane irrisolta.

Gli avvocati di Margherita sostengono che l'accordo del 2004 sia nullo in quanto il diritto italiano non ammette la rinuncia a una futura successione, ma solo la rinuncia totale all'eredità dopo la morte del parente da cui si deve ereditare. Nel 2004, la madre di Margherita, Marella Caracciolo, era ancora in vita, impedendo alla figlia di rinunciare a un'eredità che non le spettava ancora. Tuttavia, l'accordo fu redatto in base al diritto svizzero, che consente questa possibilità. Caracciolo morì in Italia nel 2019, ma da tempo era residente in Svizzera, e anche i testamenti furono redatti in Svizzera: per questo i figli di Margherita con Alain Elkann accusano la madre di mettere in discussione accordi validi, pur se conclusi vent'anni fa.

Eredità Agnelli, i processi partiti dalle accuse di Margherita

Fino a pochi mesi fa, quattro procedimenti giudiziari erano in corso su questa questione. Recentemente, la procura di Torino, capitana da Gianoglio, assieme ai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti ha aperto una nuova inchiesta, sempre focalizzata sulla residenza di Caracciolo.

Nel 2004, un accordo stipulato tra Margherita Agnelli e la madre prevedeva il versamento di una "rendita vitalizia". Sebbene l'importo mensile non sia specificato, diversi giornali suggeriscono che la somma totale ceduta tra il 2004 e la morte di Caracciolo nel 2019 ammonti a 8 milioni di euro. Tuttavia, questi pagamenti non risultano nelle dichiarazioni dei redditi di Caracciolo per gli anni 2018 e 2019, sollevando sospetti di evasione fiscale.

La difesa afferma che Caracciolo non aveva l'obbligo di pagare le tasse in Italia, poiché risultava formalmente residente in Svizzera. Gli avvocati di Margherita Agnelli sostengono che almeno nel 2018 Caracciolo trascorse molto più tempo in Italia che in Svizzera, rendendo la residenza estera di fatto fittizia. Secondo le leggi italiane, per essere considerati fiscalmente residenti in un paese estero, è necessario risiedervi per almeno metà dell'anno fiscale più un giorno, ovvero almeno 183 giorni. L'accusa sostiene che Caracciolo non abbia rispettato tale requisito.

Eredità Agnelli, le motivazione dell'indagine su John Elkann, Ferrero e Von Grueningen

I tre indagati - John Elkann, il commercialista Ferrero e l'avvocato Von Grueningen - sono accusati di "dichiarazione infedele" in concorso, indicando la loro presunta complicità nel reato. La dichiarazione infedele è un reato tributario punito con la reclusione da due a quattro anni e sei mesi. Von Grueningen e Ferrero sono sotto inchiesta in quanto notaio e commercialista, mentre Elkann, secondo l'ipotesi della procura, avrebbe contribuito ad agevolare la condotta mendace del commercialista.

La questione delle tasse di Caracciolo, se confermata dalla giustizia, potrebbe avere impatti significativi sulla disputa ereditaria. La validità dell'accordo del 2004, come richiesto dagli avvocati di Agnelli, potrebbe essere messa in discussione se il tribunale confermasse che Caracciolo era effettivamente residente in Italia e non in Svizzera. Ciò potrebbe portare a una revisione dell'assetto azionario di Dicembre e delle società controllate dal gruppo, attualmente detenute dai figli di Agnelli con Alain Elkann: John, con il 60% delle azioni di Dicembre, e Lapo e Ginevra con il 20% ciascuno. Nel 2015, infatti, Marella Caracciolo aveva trasferito loro le sue quote di Dicembre ereditate da Gianni Agnelli, e alla sua morte l'eredità passò direttamente ai tre nipoti Elkann.

Margherita Agnelli ha avuto cinque figli con Serge de Pahlen, ma questi sono stati esclusi dall'eredità, causando una divisione all'interno della famiglia, con da una parte gli Elkann e dall'altra Margherita e i figli del secondo matrimonio. Margherita Agnelli mantiene una situazione di distanza dai tre figli avuti dal primo matrimonio.

Il primo confronto tra i magistrati torinesi e gli avvocati difensori di John Elkann e Gianluca Ferrero è stato mercoledì 28 febbraio, con i pm che hanno accolto di fatto l'accusa di Margherita Agnelli, spiegando che continueranno a cercare prove in documenti risalenti al 2003, anno della morte dell'Avvocato. Inoltre, settimana scorsa sono comparse nuove carte segrete riguardanti due società sospette, la Blue Dragons AG e la Dancing Tree AG, identificate come appartenenti a John Elkann e con sede in Liechtenstein, che operano come veicoli di investimento presso la fiduciaria Tremaco situata nella cittadina di Eschen, negli uffici al numero 91 di Essanenstrasse.

L'inchiesta quindi è entrata nel vivo, ma siamo (ancora) solo agli inizi.

Eredità Agnelli, l'inchiesta sulla collezione di opere d'arte

Oltre alla causa più recente concernente i versamenti effettuati da Margherita alla madre, fino a poco tempo fa erano in corso quattro cause sulla questione dell'eredità: tre in Svizzera e una in Italia. Nel giugno scorso, il tribunale di Torino aveva sospeso la causa in Italia in attesa delle decisioni svizzere, ma a inizio gennaio la Corte di Cassazione ha respinto l'ordinanza. Di conseguenza, la causa in Italia continua, parallelamente a quelle in Svizzera. Oltre alla questione dell'eredità e dell'accordo del 2004, sorge un'altra controversia riguardante una preziosa collezione di opere d'arte conservata in tre proprietà di Gianni Agnelli: Villar Perosa e Villa Frescot a Torino e una residenza a Roma.

La collezione include opere di artisti noti come Claude Monet, Pablo Picasso, Giacomo Balla, Giorgio de Chirico e John Singer Sargent. Nel 2003, alla morte di Gianni Agnelli, le tre proprietà e le opere d'arte furono ereditate dalla moglie Marella. Nel 2004, Margherita Agnelli rinunciò all'eredità e alle quote di Dicembre in cambio di questi tre immobili. Nel 2019, dopo la morte di Caracciolo, Margherita Agnelli divenne proprietaria delle tre proprietà, precedentemente concesse in comodato d'uso a John Elkann.

Successivamente, il legale di Margherita Agnelli, Dario Trevisan, segnalò al tribunale di Torino delle mancanze di beni di valore, tra cui le opere d'arte. Gli Elkann sostengono che l'accordo firmato non includeva l'inventario delle opere d'arte e che queste non sono mai appartenute a Margherita, ma sono state ereditate direttamente dai nipoti. Ci sono indicazioni che la pagina dell'accordo contenente l'inventario potrebbe essere stata strappata poco prima della firma, senza il consenso di Margherita. Attualmente, la posizione delle opere d'arte è sconosciuta, nonostante le accuse di Agnelli a due titolari di una galleria d'arte in Svizzera lo scorso agosto. A gennaio, il tribunale di Milano ha archiviato il caso, ma ha stabilito la necessità di interrogare due collaboratrici di Caracciolo coinvolte nella stesura dell'inventario.

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