14 Dicembre 2023
Sergio Faveto, la vittima
Avevano massacrato di botte un ingegnere informatico di 52 anni, Sergio Faveto, accusandolo ingiustamente di essere un pedofilo. A seguito di quel pestaggio, per i traumi, l’uomo morì. Per questo, con l'accusa di omicidio preterintenzionale, sono stati condannati il ventenne Daniel Borsi e un diciassettenne all'epoca dei fatti: l’aggressione era avvenuta in piazza Unità d'Italia, nel quartiere di Genova Molassana, il 3 agosto 2022. Borsi paga con sei anni di pena, dopo aver chiesto e ottenuto il rito abbreviato che determina l'automatico sconto d'un terzo: il pm Paola Calleri, titolare dell'accusa, aveva chiesto dieci anni. Il diciassettenne, data la minore età, se la caverà con 20 mesi di messa alla prova e su di lui si era recentemente pronunciato il tribunale dei minorenni. Le attenuanti generiche sono state ritenute prevalenti sull’aggravante dei futili motivi, contestata dal pubblico ministero.
L’inchiesta dei carabinieri ha ripercorso l’intera scansione del raid e delle sue conseguenze. Faveto era stato raggiunto una prima volta da Borsi e dal minore ed era stato preso a calci e pugni. Si era rifugiato all’interno di un portone, da cui tuttavia i due aggressori lo avevano trascinato fuori con la forza. Una residente aveva tentato d’intervenire, ma era stata rimproverata dal branco, del quale facevano parte anche alcune ragazze e altri amici dei due giovani poi accusati del pestaggio. Lo stesso Faveto, la sera del 3 agosto 2022, aveva chiamato i soccorsi, ma non si era fatto medicare e alla pattuglia aveva detto d’essere stato colpito con pugni al petto da una o due persone. «Sono cardiopatico, potevano uccidermi», le sue parole. Il cinquantenne era tornato a casa e il 14 agosto si era presentato in ospedale per dolori al torace. Dopo un paio di giorni di ricovero era stato dimesso, ma otto giorni più tardi gli era stata diagnosticata un’embolia polmonare. Operato, le sue condizioni erano peggiorate fino al 15 settembre, quando il cuore aveva cessato di battere.
Gli inquirenti hanno dimostrato che l’ingegnere non aveva mai importunato nessuno: poiché talvolta lavorava da solo con il suo computer portatile ai giardini, qualche bambino in un paio d’occasioni gli aveva chiesto di poter vedere dei cartoni animati, e lui era stato solo gentile ed educato. Dopo aver circoscritto con una certa precisione le responsabilità dell’aggressione, i carabinieri avevano poi avviato un filone parallelo sui depistaggi, poiché i conoscenti degli indagati avevano provato a organizzare testimonianze di comodo. E nel giorno della convocazione in caserma, due ragazze si erano lasciate scappare la frase «devo dire che Faveto è stato picchiato perché ha dato una pacca sul sedere a una di noi», non sapendo che c’erano le microspie nella sala d’attesa. Un disoccupato genovese di 50 anni è invece colui che avrebbe «aizzato» gli animi avvicinando la vittima dandogli pubblicamente del «pedofilo». Identificati anche quattro ragazzini che erano presenti al momento del raid e non erano intervenuti, sviando gli accertamenti successivi. Posizioni che sono ancora al vaglio della Procura.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia