25 Novembre 2023
Aboubakar Soumahoro, fonte: imagoeconomica
Il Deputato del PD Aboubakar Soumahoro ha concluso il suo intervento alla Camera (a microfono spento dato che il presidente Fontana gli aveva tolto la parola perché il tempo a sua disposizione era scaduto) gridando: “I negri devono vivere”. In sintesi, atteggiandosi a vittima, Soumahoro ha avvertito i colleghi parlamentari e i giudici che lui, in quanto vittima (della Storia, della colonizzazione, dei bianchi, della società) non è imputabile. “Rivendico il diritto a potersi vestire bene, negato agli emarginati della storia": con questa frase, ha chiarito senza mezzi termini, una volta per tutte, che gli emarginati della storia, le vittime della storia, hanno il diritto di ottenere una rivincita, non importa con quali mezzi. Non ho informazioni sul passato del parlamentare, non sono in grado di dire se sia stato vittima direttamente delle ingiustizie perpetrate a danno di coloro che lui chiama “negri”, ma il politicamente corretto ci impone di chiamare neri. E’ certamente possibile che qualche suo lontano antenato sia stato portato in catene negli Stati Uniti d’America o in un’altra colonia dell’impero britannico e questo, ai suoi occhi, è motivo sufficiente per godere di un’impunità assoluta e perpetua. Qualunque crimine, anche il più abbietto, deve essere ignorato, perché “i negri devono vivere”. Questo modo di ragionare è esattamente il medesimo che porta una nazione occidentale a violare, per ben 75 anni, qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite. “Israele ha il diritto di esistere”. Qui nessuno discute il diritto di Israele di esistere, quello che si vuole stigmatizzare è che il vittimismo finalizzato all’ottenimento dell’impunità è non soltanto un’aberrazione dal punto di vista giuridico, ma una cosa ripugnante da quello morale. Per cui, caro Soumahoro e cari sionisti, piantatela una buona volta di atteggiarvi a vittime della storia. Le vostre vittime sono esseri umani con i vostri stessi diritti e, fino a prova contraria, tutti siamo uguali davanti alla legge.
Di Alfredo Tocchi.
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