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Caso Cecchettin, l'educazione affettiva nelle scuole per modificare i modelli di riferimento di genere

La società civile si mobilita, il contributo di Mariastella Giorlandino e Maria Grazia Cucinotta

21 Novembre 2023

Caso Cecchettin, l'educazione affettiva nelle scuole per modificare i modelli di riferimento di genere

Non solo le istituzioni con le nuove leggi in via di approvazione anche la società civile si mobilita per iniziative di educazione all'affettività nelle scuole.  Dopo l'ennesimo episodio di femminicidio di Giulia Cecchettin, è forte la reazione della società civile  che chiede a gran voce un cambio radicale sia nell'attenzione e nella valutazione di certe situazioni limite ma anche un intervento fermo e profondo nel processo educativo dei nostri ragazzi.

In particolare, due donne, due personaggi pubblici, da anni impegnate contro la violenza di genere  Mariastella Giorlandino Presidente della “Fondazione Artemisia” e Maria Grazia Cucinotta  Presidente dell'Associazione “Vite senza paura onlus”, si sono messe a disposizione della collettività, in prima persona, per nuovi progetti in linea con le iniziative di educazione  all'affettività e al rispetto che le istituzioni hanno intenzione di intraprendere nelle scuole.

Le due associazione di riferimento, infatti, prevedono nel loro progetto para didattico corsi di formazione ed educazione al senso civico, al rispetto per il prossimo e la vita, il rispetto delle regole comuni attraverso la promozione di valori positivi fra i giovani, potenziare la loro capacità di comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri in modo da sviluppare un'etica delle responsabilità e permettere di arrivare a prendere  scelte di vita sane  e in linea con il rispetto reciproco.

Tutte attività che le associazioni svolgono già attraverso l'assistenza e supporto alle persone in difficoltà e alle famiglie tutti  giorni 24 ore su 24 con il numero verde 800 967510. Completa disponibilità e intervento nel momento del bisogno.  Perché è importante cogliere da subito certi segnali fra i giovanissimi e non metterli in condizione di farli sentire fraintesi o sottovalutare le prime avvisaglie di comportamenti devianti.

 

E' evidente come esista un disagio tra i ragazzi delle giovani generazioni visto  l'accadere di questi fenomeni che sono gravissimi. Ma è una condizione di decadenza che si è amplificata nel tempo e oggi le giovani generazioni dei maschi faticano a relazionarsi con le giovani dell'altro sesso.

Non può essere colpa solo delle famiglie. Bisogna valutare i modelli culturali di questi ragazzi. Quando si parla di modelli culturali non si sta parlando solo di come uno è cresciuto in famiglia. Il livello culturale è quello che circola anche  a livello sociale. Un ragazzo può essere cresciuto con genitori più emancipati del mondo ma può riproporre lo stesso alcune forme di sopraffazione nei confronti della donna.

La politica dibatte dibatte sull'opportunità di rendere obbligatoria nelle scuole l'educazione affettiva e alle relazioni e da quello che filtra dal piano del ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara che dovrebbe prevedere 12 ore annuali obbligatorie per fare incontrare gruppi ristretti di ragazzi con esperti nel corso dell'anno dedicato esclusivamente  alle scuole superiori. E' già qualcosa, poi ne sapremo di più anche se non risolverà un problema così drammatico. Forse però bisognerebbe arrivare prima. Mi spiego. Il punto è che i maschilisti pregiudizi di genere si formano prima dei dieci anni e quindi o partiamo dall'idea di farci trovare pronti e renderci conto che il problema lo dobbiamo anticipare, oppure rischiamo di arrivare tardi.

Le associazioni che si occupano delle vittime di violenza di genere, con la loro esperienza, diventano fondamentali per orientare il raggio d'azione e d'intervento là dove nascono certe distorsioni comportamentali. Chi ci mette la faccia, poi, ha anche il grande merito di essere da esempio e stimolare gli altri a dare, ognuno come può,  un proprio contributo, qualcosa in più, per migliorare la società in cui viviamo noi tutti e i nostri figli che saranno gli uomini di domani.  

Di Tiziana Rocca.

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