21 Novembre 2023
Giulia Cecchettin, fonte: Facebook @Mapi
Giulia Cecchettin, secondo le prime ricostruzioni del Gip, avrebbe ricevuto le prime coltellate già sotto casa, la sera dell'11 novembre. Non solo, ma la ragazza sarebbe poi stata zittita, applicandole dello scotch sulla bocca perché smettesse di urlare. Questo, almeno, sembrerebbero testimoniare le tracce di sangue ed una lama da cucina spezzata di 21 centimetri ritrovate dagli inquirenti in un parcheggio a circa 150 metri dall'abitazione della 22enne, dove pare lei ed il presunto assassino, l'ex fidanzato Filippo Turetta, si fossero fermati a bordo della Grande Punto nera di lui. Proprio da quel parcheggio un testimone aveva confermato nei giorni scorsi di aver sentito, verso le 23:30 di quell'11 novembre, una ragazza urlare: "Smettila, così mi fai male".
La lama di un coltello da cucina spezzato lunga 21 centimetri ed alcune tracce di sangue, questi gli elementi repertati dagli inquirenti nel parcheggio a pochi metri dalla casa di Giulia Cecchettin, la studentessa universitaria uccisa con venti fendenti e per il cui omicidio l'ex fidanzato Filippo Turetta è al momento il principale sospettato. Le macchie di sangue si troverebbero, in particolare, sul lato del passeggero di uno dei posteggi, vicine al cordolo che delimita lo spiazzo, e sull'asfalto. Vicina a queste, anche l'impronta di una suola di scarpe, ora al vaglio dei Ris per accertare se possa essere riconducibile a Giulia o al suo assassino.
Attesa dei risultati della scientifica, poi, anche per la lama ritrovata a breve distanza dalla casa della giovane, a Vigonovo, apparentemente pulita ma che non si esclude possa ad un esame più attento rivelare tracce di dna. Oltre a questo, poi, grande importanza avranno i dati forniti dall'autopsia sul corpo della ragazza, autopsia che potrebbe subire ritardi per via di banali questioni burocratiche: gli esami autoptici devono infatti essere notificati all'accusato, Turetta, in questo momento nel carcere di Halle, in Germania (dopo l'arresto nei pressi di Lipsia), ed è quindi necessario valutare se procedere alla notifica via rogatoria finchè ancora il 22enne è all'estero o attendere la sua estradizione in Italia, secondo quanto riferito dal procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi.
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