28 Settembre 2023
Lisa Federico, fonte: Twitter @quinnbbaby
Continuano a combattere per la verità i genitori di Lisa Federico, la ragazza di 17 anni che nel 2020 è venuta drammaticamente a mancare in seguito ad un trapianto di midollo osseo "andato malissimo". La ragazza, appena affacciatasi alla vita, era deceduta 17 giorni dopo un'operazione fallita "non per un imprevisto, non per un’emergenza gestita male, non per una malattia inguaribile, ma per un gesto con conseguenze mortali scontate", dice il dottor Maurizio Federico, papà di Lisa e dirigente di Ricerca presso l'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Tre anni di battaglie legali, quelle del padre Maurizio e della madre Margherita Eichberg, tese a dimostrare quella che i genitori sono certi essere la verità, una verità urlata dolorosamente all'opinione pubblica con sit-in, interviste, addirittura la fondazione dell'organizzazione no profit LISA - Lottiamo Insieme per la Sanità degli Adolescenti, nata con l'idea di dare un sostegno ai giovani malati ed alle loro famiglie.
Proprio nell'ottica di non far spegnere i riflettori dell'attenzione pubblica su un caso che, dopo tre anni, è tutt'altro che chiuso, martedì la dottoressa Eichberg, dirigente del Ministero della Cultura, è stata ospite della trasmissione di Rai 1 La volta buona. Ancora una volta, quindi, la madre di Lisa ha potuto denunciare cosa la 17enne sia stata costretta a subire nelle ultime, dolorose, settimane di vita. Ha detto Eichberg: "Lisa è stata tenuta in ingiustificata prigionia all’ospedale Bambino Gesù per 52 giorni di seguito, durante il primo dei ricoveri, sotto minaccia di levarci la patria potestà in caso l'avessimo portata via".
Una testimonianza, quella offerta dalla donna alle telecamere del programma di Caterina Balivo, che acquista crudezza proporzionalmente al numero dei dettagli della vicenda che vengono svelati: "Lisa è morta come conseguenza dell'infusione di 350 millilitri di globuli rossi incompatibili. I suoi organi già dal giorno dopo l'infusione (dopo 13 ore di urla e svenimenti) hanno cominciato a non funzionare più. I medici dell'ospedale sono sempre stati ambigui e sfuggenti. Non hanno neanche mai proposto terapie di prima linea meno invasive".
Conclude, infine, con un messaggio di speranza ed uno sguardo rivolto al domani tradottosi in volontà di cambiare le cose, sbocciati dal seme che il dolore per la perdita di una figlia ha dato, l'associazione LISA: "Ora, con la nostra associazione, vogliamo che questi atteggiamenti cessino e vogliamo difendere il diritto per i genitori alla vera conoscenza dello stato di salute degli adolescenti".
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