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Morì in canoa alla foce dell’Entella, per il medico legale è stata l'ipotermia

Andrea Demattei aveva 14 anni e si stava allenando con gli istruttori, quando il suo natante restò incastrato. Otto persone indagate, quattro sono pompieri. "Soccorsi poco tempestivi"

05 Settembre 2023

Morì in canoa alla foce dell’Entella, per il medico legale è stata l'ipotermia

I soccorsi nell'Entella

Se fosse stato tirato fuori dall’acqua prima, Andrea Demattei - il quattordicenne che il 12 gennaio di quest’anno mentre si allenava in canoa alla Foce dell’Entella era rimasto incastrato in un tronco d’albero sotto il ponte della Maddalena a Chiavari -, non sarebbe morto. La causa del decesso è stata l’ipotermia, che ha provocato l’arresto cardiaco fatale. A stabilirlo è la consulenza medico-legale affidata dalla Procura di Genova a Francesca Fossati. Il perito ha stabilito che il ragazzo è rimasto nell’acqua gelida per un tempo certo di 60 minuti e stimato di 90 minuti“. L’adolescente, sorretto da un istruttore fino all’arrivo dei soccorsi, era rimasto cosciente fino a poco prima di essere tirato fuori dall’acqua gelida del torrente che attraversa Chiavari, ma quando era stato portato a terra era in arresto cardiaco. Era stato trasferito in condizioni critiche all’ospedale Gaslini di Genova, dove era morto tre giorni dopo. Un decesso, sottolinea il perito, determinato da morte cerebrale conseguente a stato post anossico irreversibile secondario ad arresto cardiaco, in paziente vittima di incidente canoistico fluviale“. Nessun malore improvviso, quindi: se Demattei fosse stato tirato fuori dall’acqua prima, non sarebbe morto.

Un sospetto che era nato fin dai primi momenti, visto che in tanti quella sera sulle sponde dell’Entella avevano assistito impotenti al dramma che si consumava sotto i loro occhi. Il sostituto procuratore Francesco Cardona ha già iscritto nel registro degli indagati otto persone: il legale rappresentante della Shock wave di Sestri Levante, la società con cui si allenava il ragazzino, e i tre istruttori che stavano seguendo l’uscita sul fiume, anche quello che si era subito gettato nel torrente per tenere la testa dell’allievo fuori dall’acqua, e che a sua volta era stato poi soccorso per ipotermia. Gli altri quattro indagati sono i vigili del fuoco intervenuti: due della squadra di Chiavari e due sommozzatori arrivati da Genova, i primi ad essere chiamati dalla squadra a terra. Erano stati poi due sommozzatori giunti dal comando dei vigili del fuoco della Spezia a estrarre dall’acqua il quattordicenne. Ancora vivo, ma in condizioni disperate.

Le indagini proseguono, e non è escluso che altri nomi possano finire nel registro degli indagati. Resta da capire chi tra gli istruttori avesse deciso di procedere ugualmente con l’allenamento nel torrente, nonostante le acque si fossero ingrossate a causa delle piogge dei giorni precedenti. C’è poi la denuncia dei familiari della vittima, relativa agli eventuali ritardi nei soccorsi da parte dei pompieri. Il pubblico ministero potrebbe disporre una ulteriore perizia, stavolta sulle tempistiche e le modalità di soccorso da parte dei vigili del fuoco. La catena di comando era stata corretta?

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