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È morta "Gloria", secondo caso di suicidio assistito in Italia, in Veneto: "La vita è bella solo se siamo liberi"

La procedura è stata legalizzata dalla Corte Costituzionale 242/2019 con il caso Cappato-Antoniani

24 Luglio 2023

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Nelle prime ore di ieri mattina, l'Italia ha registrato il secondo caso di suicidio assistito legale, con la scomparsa della signora "Gloria", nome di fantasia, una paziente oncologica veneta di 78 anni. Questo tragico evento segna un importante punto di svolta nella discussione riguardo al diritto di scegliere di porre fine alle proprie sofferenze in determinate circostanze, come stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. L'Associazione Luca Coscioni ha reso noto il decesso della donna, confermando che è stata lei stessa a prendere questa decisione.

È morta "Gloria", secondo caso di suicidio assistito in Italia, in Veneto: "La vita è bella solo se siamo liberi"

"La vita è bella, ma solo se siamo liberi. E io lo sono stata fino alla fine. Grazie", sono state le ultime parole lasciate dalla signora "Gloria" all'Associazione Luca Coscioni. La 78enne è stata la prima persona in Italia a ricevere la consegna del farmaco e degli strumenti necessari per il suicidio assistito, da parte dell'azienda sanitaria locale. Ha scelto di terminare la propria vita a casa, auto somministrandosi il farmaco letale.

Tale procedura è avvenuta sotto il controllo medico del dottor Mario Riccio, consigliere Generale dell'Associazione Luca Coscioni. Il dottor Riccio era già noto per aver assistito Piergiorgio Welby nel 2006 ed essere stato il medico di fiducia di Federico Carboni, il primo italiano ad aver ottenuto l'accesso alla tecnica un anno fa nelle Marche.

Eutanasia legale: il caso di Stefano Gheller

Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, hanno espresso le loro condoglianze alla famiglia di "Gloria", in particolare al marito, che è stato vicino a lei fino all'ultimo istante. Questi portavoce hanno sottolineato come la donna abbia atteso alcuni mesi per procedere con il suicidio assistito in Italia, pur avendo la possibilità di farlo altrove, perché voleva avere la sua famiglia al suo fianco e sentirsi libera nel proprio Paese. Hanno inoltre elogiato la correttezza e l'umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali, presiedute da Luca Zaia, che hanno rispettato le regole stabilite dalla Consulta riguardo all'eutanasia legale.

Questa è la seconda volta che una cittadina residente in Veneto ottiene l'approvazione per il suicidio assistito, seguita da Stefano Gheller, un paziente affetto da distrofia muscolare. A livello nazionale, si tratta della quarta occasione in cui viene concessa questa possibilità.

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