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Moena, poliziotti senza vaccino Covid demansionati: “Sospesi in 31 su 60, presi di mira e vessati. In 2 hanno lasciato la divisa, altri in aspettativa” - ESCLUSIVA

Alcuni poliziotti raccontano in esclusiva a Il Giornale d'Italia, il clima pesante che si è creato in caserma a seguito della decisione di non adempiere all'obbligo vaccinale contro il Covid. Su 60 poliziotti nel quadro permanente, sono andati via in 35. Al rientro dalla sospensione, l'ufficio di uno di loro era diventato lo sgabuzzino della donna delle pulizie

21 Luglio 2023

Moena, poliziotti senza vaccino Covid demansionati: “Sospesi in 31 su 60, presi di mira e vessati. In 2 hanno lasciato la divisa, altri in aspettativa” - ESCLUSIVA

Foto @Polizia di Stato

Sono tanti, tantissimi gli appartenenti alle forze dell’ordine che denunciano mobbing, vessazioni e demansionamenti al rientro dal periodo di sospensione cui sono stati sottoposti per non aver voluto adempiere all’obbligo vaccinale contro il Covid. Proprio qualche giorno fa, Il Giornale d’Italia, ha riportato lo sfogo di un poliziotto che ha raccontato come quelle sospensioni abbiano marchiato a vita gli appartenenti, perché trascritte sul foglio matricolare, compromettendone avanzamenti di carriera e anche il rapporto informativo.

Il caso del centro di addestramento alpino di Moena

Un caso eclatante di vessazioni e demansionamenti si sarebbe registrato nel centro addestramento alpino della Polizia di Stato di Moena, in Trentino.

A quanto pare, da testimonianze che Il Giornale d’Italia ha raccolto tra diversi poliziotti, l’atteggiamento vessatorio dei vertici risalirebbe già al 2019, per diventare poi ancora più forte e mirato nei confronti di quegli appartenenti che non si sono vaccinati contro il Covid.

Il centro addestramento alpino della Polizia di Stato di Moena, oltre ai poliziotti dei ruoli operativi, conta anche gli atleti delle Fiamme Oro. Quindi, considerando la pianta organica escludendo gli atleti, su un quadro permanente di circa 60 persone, in 31 non si sono vaccinate, in quanto hanno ritenuto liberamente di non voler sottostare all’obbligo.

31 poliziotti sospesi su 60 effettivi

Su 60 persone dunque, in 31 si sono fatte sospendere, così come previsto dal decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172. Un numero piuttosto elevato che, come ci racconta un poliziotto: “ha determinato una tirata d’orecchi al dirigente da parte del Ministero e da allora… apriti cielo!”.

Dei 31 sospesi a partire da ottobre 2021, man mano qualcuno è rientrato, altri hanno continuato per 6 mesi fino al mese di aprile del 2022 con un danno da 15mila euro.

“L’anomalia – racconta un altro poliziottoè che durante i mesi di sospensione abbiamo regolarmente percepito lo stipendio. Questo ci è stato tolto ad aprile quando siamo rientrati con sospensione dei contribuiti INPS, in piena sussistenza del rapporto di lavoro. Questo è un illecito gravissimo”.

Ancora, testimonia un altro appartenente: “Ci sono stati tolti gli uffici. Al mio rientro, la stanza in cui una volta aveva sede il mio ufficio, era stata assegnata alla donna delle pulizie come sgabuzzino. Siamo stati tutti demansionati – continua – i vertici parlavano con i nostri subalterni”.

“Ho pascolato in caserma per 6 mesi, alla fine sono stato messo in una stanza con altre 5 persone” ci racconta un graduato che, per compiti e prerogative, avrebbe dovuto avere un suo ufficio singolo.

“Il giorno in cui è scattata la sospensione – ha detto un altro poliziotto – a un collega che alloggiava in caserma non è stato consentito fare ingresso nell’alloggio. Ha dormito in macchina con -2°C all’esterno. Lo stesso, un ragazzo giovane e in gamba, al rientro ha tentato di seguire dei corsi di specializzazione, ma è stato bocciato agli esami finali”.

Le "rappresaglie" sugli orari di servizio

Oltre questo, ci sarebbero anche poi delle rappresaglie sugli orari di servizio che secondo i poliziotti “favoriscono pochi a discapito di altri”. Su quest’ultimo aspetto, nel mese di febbraio scorso, è intervenuto anche il sindacato di polizia LeS (Libertà e Sicurezza), con una lettera al Capo della Polizia e al Ministero dell’Interno, per fare presente la situazione verificata con un accesso agli atti. Il sindacato nella sua missiva ha parlato di “caccia alle streghe” nei confronti dei poliziotti che hanno denunciato la situazione all’organizzazione sindacale.

Ma della caccia alle streghe ai poliziotti poco importa, sono estenuati, non ce la fanno più.

E lo stress sul lavoro che potrebbe diventare “sindrome di Burnout”, spaventa gli operatori che piangono un collega della loro caserma morto suicida nel dicembre del 2019.

“E’ una situazione davvero psicologicamente pesante” raccontano. 35 poliziotti sono andati via da quella caserma, di questi solo 3 per pensionamento. Gli altri tra chi è in aspettativa, chi con articolo 48 consegnando manette, pistola e tesserino, chi in maternità e chi in missione all’estero. Qualcuno ha fatto domanda di trasferimento e in due, giovanissimi, con poco più di 10-15 anni di servizio, si sono addirittura prosciolti abbandonando per sempre la divisa.

“Questioni che compromettono la sicurezza”

“Purtroppo chi non è gradito non può fare e proporre nulla e questo si ripercuote anche sulla sicurezza – racconta un poliziotto – abbiamo segnalato anomalie al poligono per via di una infiltrazione da falda che potrebbe creare una voragine. È stata fatta una relazione mai presa in considerazione e si continua ad utilizzare quel poligono che è una trappola per topi”.

Insomma, il centro di addestramento alpino della Polizia di Stato di Moena, secondo i racconti dei poliziotti, avrebbe un buco organico nel quadro permanente di almeno il 50%. E non per i pensionamenti.

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