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Inchiesta Covid Bergamo, archiviazione per Conte e Speranza: erano accusati di omicidio ed epidemia colposa

Il Tribunale dei ministri di Brescia ha accolto la richiesta della procura: entrambi erano indagati per omicidio colposo e per epidemia colposa nell'inchiesta sulla diffusione della pandemia nella Bergamasca

07 Giugno 2023

Inchiesta Covid, per l'ex premier Giuseppe Conte e per l'ex ministro Roberto Speranza arriva l'archiviazione

Conte e Speranza, fonte: imagoeconomica

La posizione di Giuseppe Conte e Roberto Speranza è stata archiviata dal Tribunale dei ministri. Accolta così la richiesta della Procura di Brescia che come appreso il 29 maggio scorso, aveva avanzato la richiesta di archiviazione per l'ex premier ed ex ministro della Salute, entrambi coinvolti nel caso della mancata zona rossa nel bergamasco. Conte e Speranza erano accusati di omicidio colposo ed epidemia colposa.

Inchiesta Covid Bergamo, per Conte e Speranza arriva l'archiviazione del Tribunale dei ministri 

Conte e Speranza non hanno responsabilità nella gestione della pandemia ed il "fatto non sussiste". È questa la motivazione del Tribunale dei ministri di Brescia che ha così accolto la richiesta della procura. Sia l'ex premier che l'ex titolare del Ministero della Salute erano indagati per quanto riguarda la prima fase della gestione della pandemia. Quest'oggi la camera di consiglio che ha scelto archiviare entrambe le posizioni.

I due erano stati interrogati lo scorso 10 maggio. Un'occasione per entrambi per spiegare le loro tesi e ribadire le loro posizioni. Entrambi si sono confessati innocenti, Conte sulla mancata istituzione di una zona rossa a Nembro e ad Alzano Lombardo che secondo alcuni studi avrebbe permesso di evitare almeno metà dei contagi mentre Speranza per non aver ascoltato gli allarmi sul Covid arrivati dall'Oms a gennaio 2020. A Speranza viene accusato anche il fatto di non aver applicato il piano pandemico del 2006, che seppur datato poteva salvare parecchie vite e limitare i danni dell'ondata di Covid, che per prima colpì in Italia ed in particolare nella bergamasca.

Speranza aveva motivato la mancata applicazione del piano pandemico tramite la deposizione di una memoria, nel quale fuoriusciva che tutta la comunità scientifica lo riteneva totalmente inefficace per combattere il Covid.

Tribunale: "Irragionevole immediata zona rossa"

Visto che "non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, stando all'imputazione" lui "avrebbe dovuto decidere, circa l'istituzione della zona rossa, proprio il 2 marzo 2020, ossia non appena avuta informazione della situazione dei due comuni". Per il Tribunale dei ministri si tratta di "evidentemente, di ipotesi irragionevole". 

Irragionevole perché secondo la presidente Maria Rossa Pipponzi "non tiene conto della necessità per il Presidente del Consiglio di valutare e contemperare i diritti costituzionali coinvolti e incisi dall'istituzione della zona rossa. Ed infatti l'istituzione della zona rossa comporta il sacrificio di diritti costituzionali quali il diritto al lavoro, il diritto di circolazione, il diritto di riunione, l'esercizio del diritto di culto".

Archiviate le posizioni di Conte e Speranza. "Il fatto non sussiste"

Le posizioni dei due indagati principali, 19 in totale, nell'inchiesta della procura di Bergamo sono state archiviate con un lapidario "il fatto non sussiste". I pm di Bergamo avevano chiuso l'indagine lo scorso 2 marzo. Nel registro finirono anche l'attuale governatore della Lombardia Attilio Fontana, l'ex assessore al welfare Giulio Gallera, il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, l'ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli.

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