25 Maggio 2023
Fonte: Stock Adobe
Nel decorrere degli ultimi anni sono diverse le segnalazioni da parte di genitori a cui sono stati sottratti i figli da parte di strutture e servizi sociali. A questi casi si rivolge l’associazione #Bambinistrappati, per la quale Ermanno Brambilla, dalla provincia di Brescia, riporta la storia di un matrimonio finito male, scritta di suo pugno:
“Nel gennaio 2007 conosco Claudia a Milano, in occasione di un evento pubblico. Ci frequentiamo e ad aprile-maggio 2008 andiamo a vivere insieme. Il 29 giugno 2008 nasce Valentina Lucia Antonia. Le cose vanno bene, fino a quando io e Claudia non perdiamo la fiducia l'uno nell'altro per motivi di lavoro (diceva di saper fare la sarta, invece è stata lasciata a casa da entrambi i posti che le avevamo trovato) e a causa di un mio presunto tradimento, in realtà mai avvenuto. Altro punto di scontro era dato dal fatto che, dopo aver io iniziato la gestione di un bar, lei lasciasse la responsabilità della crescita di Valentina a mia mamma, preferendo stare al lavoro piuttosto che con la figlia. Per questi motivi ci siamo lasciati.
Lei ha continuato a vivere nella casa che avevamo affittato a Trezzo sull'Adda ed io sono tornato a vivere con mia mamma a meno di 100 metri di distanza. Nell'estate del 2010, durante una festa danzante organizzata dal comune di Trezzo sull'Adda, ho scoperto che Claudia era presente insieme alla bambina e ad alcuni vicini. Allontanandomi dal lavoro mi sono avvicinato a loro per vedere la bambina, in quanto mi era proibito frequentarla da Claudia, e, nel momento in cui ho preso in braccio Valentina, sono stato aggredito con parole, spintoni, pugni e calci, con mia figlia in braccio e di fronte a decine di persone (premetto che ero già stato aggredito durante la nostra convivenza). Nell'occasione Claudia ha chiamato i Carabinieri ed ha tentato di denunciarmi per aggressione ribaltando gli avvenimenti.
Da allora è sempre stato più difficile frequentare Valentina. Pur non vivendo con loro, cioè con Claudia, suo figlio Nicola e Valentina, sapendo che aveva problemi economici perché priva di lavoro, mi sono offerto di fare la spesa. Tuttavia, ciò che acquistavo doveva essere lasciato sul pianerottolo. Visto che non mi era permesso stare con Valentina, ho smesso di pagare l'affitto dell'appartamento dove vivevano. Dopo solo una settimana dalla nostra separazione, Valentina è stata ricoverata in ospedale a Vimercate a causa di una polmonite, perché lasciata nuda davanti al ventilatore acceso.
Verso agosto, infine, Claudia mi ha comunicato di voler andare in vacanza dai suoi, con un sms, di fatto dopo essere già partita. Da allora non ha fatto più ritorno a Trezzo, cambiando residenza. Ho subito contattato l'avvocato per ricorrere legalmente contro la sua decisione unilaterale. Siamo andati davanti al tribunale dei minori di Milano che, dopo aver tergiversato, ha dichiarato l’incompetenza territoriale ed ha passato la palla al tribunale dei minori di Brescia. I primi accordi sui tempi di frequentazione, tra me e Valentina, erano di due ore il lunedì ed il mercoledì e di cinque il sabato pomeriggio, che dopo pochi mesi sono stati impediti dalle decisioni unilaterali di Claudia. Ricorsi continui ai carabinieri, denunce, tribunali vari, sono da allora stati parte delle nostre vite. Dal 2014 siamo nelle mani del tribunale dei minori di Brescia ed in particolare del Dott. Allegri.
Nel 2015 viene fatta la prima consulenza tecnica del tribunale per verificare l'assunto che io fossi dannoso per mia figlia: al contrario è Claudia ad essere dichiarata persona da monitorare. Vengono presi accordi davanti al giudice che mi permettevano di frequentare Valentina in modo assiduo. Gli accordi vengono disattesi da Claudia e cominciano i ricorsi ai carabinieri per poter vedere mia figlia. Non riesco a frequentare mia figlia per un anno, poi si torna davanti ai giudici, si cambiano i termini a mio sfavore, ma anche questa volta, dopo qualche mese vengono disattesi. Claudia perde due ricorsi davanti alla corte d'assise e d'appello di Brescia e viene condannata a risarcirmi per aver reiterato i comportamenti alienanti della mia figura. Dal 2017 comincia il calvario che ci porta ad oggi.
Claudia si rivolge ai servizi sociali di Manerbio, dichiarando che non è in grado di gestire i comportamenti volubili di Valentina e da allora iniziano i colloqui con i suddetti servizi che porteranno al mio allontanamento progressivo ed alla decisione di Claudia di affidare Valentina alla comunità La sorgente presso l'istituto delle poverelle di Brescia, dopo aver rifatto una c.t.u. che, nonostante abbia valutato nella norma le figure genitoriali, porta alla collocazione di Valentina nella struttura.
Veniamo ad oggi, dopo quasi quattro anni, dopo che la figura paterna è stata completamente distrutta dai servizi sociali, dal giudice e dai componenti della struttura, Valentina è caduta in un vortice autodistruttivo, ha cominciato a frequentare ragazzi che vivono ai margini della legalità, è costretta ad assumere uno psico-farmaco che la casa produttrice dichiara non somministrabile al di sotto dei 18 anni (lei compie i 15 a giugno), ma che la neuropsichiatra Ferretti - da me denunciata per dichiarazioni lesive della mia onorabilità, sulla scorta di false dichiarazioni di Claudia smentite dal tribunale, di concerto con i servizi sociali di Manerbio - ha ritenuto comunque somministrabile, senza tener conto delle controindicazioni e dei terribili effetti collaterali.
Nel 2022 il Dott. Allegri, sulla scorta delle dichiarazioni di non collaborazione e di non accettazione dei metodi e delle decisioni sanitarie che volevano essere prese riguardo la somministrazione del "vaccino anti covid 19" e della Quetiapina Teva 25 mg, mi ha tolto la patria potestà, assegnando a Valentina una tutrice. Ad oggi i rapporti con Valentina sono sospesi ed il mio ricorso in corte d'appello contro la reclusione di mia figlia in comunità, quello contro la somministrazione del farmaco, sono stati respinti.
In data 29 aprile 2023, Valentina dichiara di sentire la voce della mamma e di non sentirsi bene. Il 2 maggio non rientra in comunità fino al giorno 4 maggio, dopodiché viene ricoverata in neuropsichiatria dell'ospedale di Brescia, dal quale dichiara di cercare di fuggire. Ad aprile 2023, in una videochiamata, gli assistenti sociali mi avvisano che sono preoccupati per come si comporta Valentina, per le persone che frequenta e per l'utilizzo di stupefacenti (cannabinoidi). Le hanno fatto un test a gennaio, nel quale risultava negativa, ma, ad un approfondimento successivo, Valentina dichiara di farne uso almeno da novembre.
Dopo i fatti del 29 aprile, dove Valentina dichiara di avere avuto l'istinto di buttarsi sotto un treno e di sentire la voce della mamma, e la fuga del 2 maggio con ritorno il 4 maggio, le vengono ripetuti i test per sapere se aveva fatto uso di sostanze stupefacenti e viene trovata positiva alla cannabis ed alla cocaina. Viene poi fatto un esame ginecologico per escludere che abbia malattie veneree e viene ricoverata in neuropsichiatria all'ospedale di Brescia. Alla domanda fatta dalla Senatore sulla valutazione della situazione da parte del dott. Grassini, e sul fatto che io li avevo preavvertiti sui problemi che nelle poche occasioni di contatto con Valentina avevo segnalato, la risposta è stata piccata e vagamente risentita, con scarico immediato di responsabilità dei servizi sociali. Alla richiesta di possibili incontri è stato risposto che ne avrebbe parlato a Valentina e che le avrebbe chiesto se volesse almeno parlare telefonicamente con me. Le visite sono interdette.”
Da quanto risulta tramite i legali in collaborazione con la nostra associazione, dall’ingresso della ragazza in ospedale risulta il consumo di sostanze stupefacenti, non solo da intendersi come cannabinoidi ma anche cocaina. Siamo convinti che il trauma della perdita della madre e la poca efficacia dei metodi applicati come “percorso e progettualità” afferenti alla crescita della minore, abbiano portato Valentina ad un senso di inadeguatezza e smarrimento a causa del quale temiamo per la sua vita. Troppo spesso dalla disamina delle documentazioni fornite dai fascicoli, inviati da chi si rivolge a noi, si evincono situazioni ove questi allontanamenti non solo non si dimostrano validati dalle situazioni descritte, ma manifestano anche una presenza continua di versioni tendenziose e criminose ai danni di questi minori e delle famiglie coinvolte.
Se poi si intende placare i disagi dell’adolescenza introducendo l’uso di psicofarmaci, l’allarme diviene ancora più urgente.
Sara De Ceglia
Presidente Associazione #BambiniStrappati
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