27 Aprile 2023
Fonte: Imagoeconomica
Enrico Mezzetti, Presidente Anpi di Viterbo, si è rifiutato di dare la mano a Vittorio Sgarbi durante le celebrazioni per il 25 aprile. Mezzetti a chiosato il gesto così: "Io volevo significare la disistima che nutro nei confronti di quell'uomo, per i modi, per i toni e il linguaggio che usa, diciamo genericamente che non lo stimo e fermiamoci qui".
Sgarbi, nel suo post su Facebook in cui condivide l'avvenimento, scrive: "Mi sembra che quello che porta alla democrazia, è il dialogo, la tolleranza, il darsi la mano. Il presidente dell’ANPI ha preferito non darmela, pur avendo espresso le stesse parole che esprimerei anch’io".
Oggi è spuntato un secondo video riguardante il Sindaco di Sutri e sottosegretario alla Cultura: lo si vede con il cellulare in mano durante l'inno di Mameli. Nei commenti sui social lo si accusa di mancanza di rispetto e villaneria. L'intervista esclusiva de Il Giornale d'Italia inizia proprio da qui.
On. Sgarbi, perché usava lo smartphone durante l'inno? Come commenta chi la giudica?
Non c'è niente da commentare: uso il cellulare come uno usava una volta i bloc notes. Una volta lei ricorderà che il telefonino aveva la cornetta. Adesso il telefonino non ha la cornetta perché è un bloc notes. Mi segnavo le parole che avrei detto nel mio discorso, fine. Quello che uno fa col suo telefono, saranno caz*i suoi?
Se questi qui vogliono che uno stia con le mani giunte, facciano quello che vogliono! Io faccio quello che pare a me e me ne frego di quello che dicono questi deficienti. In ogni caso stavo scrivendo il nome del Presidente dell'Associazione dei partigiani, perché non lo sapevo. Si chiama Mezzetti, stavo scrivendo Mezzetti.
Secondo lei, perché questo video e quello in cui le viene negata la stretta di mano sono diventati virali?
Perché io piaccio, perché sono eccitante. Quando uno vede Sgarbi si eccita.
Ora io vedo uno che non mi dà la mano e lo massacro per quanto è stato fascista lui. Poi, siamo lì con l'inno di Mameli, io prendo appunti e mi riprendono, stiamo facendo i saluti e mi riprendono. Stanno lì a riprendermi. Questo succede quando uno pensa che gli piacerebbe essere Sgarbi. Quindi, tutto qua.
Perché, secondo lei, il Presidente dell'Anpi di Viterbo, Mezzetti, non le ha dato la mano?
Della sua mano non me ne frega assolutamente niente. Il motivo della mancata stretta di mano è uno: senso di superiorità. Il simbolo era quello: lui è più degno, perché lui è superiore, perché lui è dalla parte giusta. Quindi l'altro è dalla parte sbagliata e non si dà la mano a un dittatore. Ma io non sono un dittatore, non sono fascista.
Lui invece è un razzista, perché ritiene di essere superiore. Non si dà la mano a una persona che si ritiene inferiore. Non si dà la mano ad una persona che non si ritiene degna. È un atteggiamento tipicamente razzista. È come dire: "Io sono superiore, perché io sono veramente antifascista. Tu invece...". Questo lo stabiliscono loro. Quindi lui è un razzista, fascista e razzista.
Io non sono Italo Balboa e neanche Mussolini. Sono un democratico radicale che ha lavorato con Pannella, che ha fatto un presidio con Pannella. Sono antifascista e postfascista. Sono stato al Governo con una persona con la stessa parte politica, perché noi eravamo per il governo Draghi, c'era per il governo anche il PD. Per cui non è che siamo diversi, io sono quello che ero prima, ero con Pannella, ero con me stesso.
Non sono mai stato con Fratelli d'Italia, quindi se loro pensano che Fratelli d'Italia è legata ai fascisti, il fatto non riguarda me. Io so che in una coalizione c'era Draghi con la Lega, quindi non si capisce di cosa parla. Anzi, il peccato dovrebbe essere superiori a me.
Considera antidemocratico il comportamento tenuto da Mezzetti?
La prova che il fascismo non è il pericolo che loro indicano, sta nel fatto che quando ha parlato il partigiano, nessuno lo ha fischiato, perché, appunto, i fascisti non c'erano. Quindi lui parlava nel vento. Quando ho parlato io, i fascisti, che si fanno chiamare comunisti, mi hanno fischiato. Quindi erano lì, fra i comunisti gli antidemocratici, non di qua. Per cui la situazione era eloquente. Nessuno ha interrotto lui, nessuno gli ha impedito di parlare perché c'è democrazia. A me invece non volevano farmi parlare, perché sono fascisti.
Si chiamano antifascisti, ma sono fascisti.
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