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DIA, relazione in Parlamento: "'Ndrangheta dominatrice della scena criminale"

La DIA ha riferito oggi in Parlamento sullo stato del contrasto al fenomeno mafioso. Sottolineato il cambio di pelle dei clan e la diffusione in crescita del fenomeno dentro e fuori i confini nazionali.

13 Aprile 2023

DIA, relazione in Parlamento: "'Ndrangheta dominatrice della scena criminale"

Ha avuto luogo l'annuale relazione al parlamento della Direzione Investigativa Antimafia. In aumento il fenomeno criminale, dentro e fuori i confini nazionali. Pericolo, in particolare, per l'integrazione di apparati illeciti all'apparato sano del Paese.

Relazione della DIA in Parlamento: il fenomeno mafioso ha messo radici anche all'estero

Ha avuto oggi luogo in Parlamento la relazione della Direzione Investigativa Antimafia. Principali punti evidenziati dalla relazione: l’affermazione di nuovi capi nella struttura di del sistema mafioso e la crisi valoriale in seno alle istituzioni. La DIA mette anche l’accento sulla diffusione crescente del fenomeno mafioso. La ‘ndrangheta, in particolare, conferma un particolare radicamento non solo nelle aree d’origine, ma anche in, praticamente, tutte le regioni settentrionali. La relazione continua parlando di 46 diversi gruppi criminali censiti nel Nord Italia. Le proiezioni dell’associazione mafiosa escono, tuttavia, dai confini nazionali, dipanandosi in tutta Europa, in Australia e nel continente americano (tanto a nord quanto a sud).

È proprio il mercato del narcotraffico sud americano, in particolare di origine colombiana, a rappresentare per i clan la principale fonte di reddito. La ‘ndrangheta è ormai diventata l’interlocutore privilegiato dei narcos dell’America Latina al di qua dell’Atlantico. I tentacoli dei clan, rivela la relazione, non mancano di toccare vaste aree dell’Africa Occidentale, in particolare in Costa d’Avorio, Guinea-Bissau e Ghana, diventati snodi fondamentali del narcotraffico mondiale.

Circuiti sani del Paese a rischio contagio

La relazione mette in guardia, poi, su quella che viene definita “grave crisi valoriale che interessa ampie fasce di amministratori locali”. Il rischio, oltre a quello di inficiare l’azione dello Stato e frustrare la fiducia della cittadinanza, è quello di integrare gli apparati economici mafiosi nel circuito legale, fino a renderli inseparabili. Sono in aumento, su questo fronte, i finanziamenti da parte dei clan nei confronti di aziende in difficoltà, attività che permette il diffondersi di reti di relazioni traviate e la capitalizzazione di profitti illeciti.

Aumenta la violenza in Campania, in Sicilia il pericolo dei vecchi boss

La relazione in parlamento sottolinea l’aumento di atti violenti nell’area di Napoli. Causa dell’aumento dei fatti di sangue nel capoluogo campano sarebbe la diffusione crescente di clan di dimensioni medio-piccole. L’iper competitività tra i vari gruppi mafiosi sta determinando un crescente allarme sociale nelle aree che ne sono colpite, andando spesso a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla collusività crescente di realtà criminali più grandi e strutturate, tendenzialmente meno inclini alla violenza.

La relazione dedica poi un discorso a parte alla Sicilia Occidentale, dove sta prendendo vita un nuovo tipo di fenomeno. Gli inquirenti avrebbero notato un aumento del lassismo mafioso per quanto riguarda il rispetto di regole e vincoli gerarchici, giustificato dall’assenza di leadership solide e riconosciute. Nel contempo si registra il riaccredito di anziani “uomini d’onore”, usciti in questo periodo di galera. La preoccupazione evidenziata dalla DIA è che questi uomini, cresciuti nella cultura della mafia stragista della seconda metà del secolo scorso, possano ora riportare in auge strumenti e metodi da tempo abbandonati.

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