03 Aprile 2023
Dicono che a Milano c'è l'esodo dagli altri licei al Carducci, oltre centotrenta che non tollerano le sudate carte preferendo i divertenti cartonati capovolti. A questo punto, visto che il brodo di subcultura (molto sub) è quello, bisognerebbe scomodare il solito Marx della tragedia che si ripete in forma di farsa; solo che qui siamo alla farsa che si replica in atellana, ammesso che i mocciosi sappiano di cosa si parla. Ma sì, i valorosi guerriglieri del liceo Carducci di via Beroldo a Milano, zona fatal piazza Loreto, così intrepidi che si erano nascosti dopo aver piazzato due cartonati con l'immancabile Meloni insieme alla new entry, il ministro Valditara, a testa in giù. Giusto un mese fa, e pare una vita: ribolleva la lotta sul'antifascismo democratico, c'era la lettera della preside piddina in carriera Savino, col diciannovismo alle porte, con le solite scemenze rituali (a proposito: nessuna letterina, né dalla presida toscana, né dai colleghi di tutt'Italia, sulla vergogna dei 10 terroristi italiani definitivamente salvati a Parigi), il paese giovanile fremeva d'indignazione e di ammirazione per la nuova meteorina Elly Schlein, in piazza a Firenze per Cospito e il terrorismo democratico. Un mese dopo, anche meno, inevitabilmente quegli impavidi li hanno sgamati, li hanno identificati, e il preside del Carducci Andrea di Mario si è visto costretto a pigliare provvedimenti; i provvedimenti, visto che non siamo nella Russia di Putin o nella Cina di Xi dove molti sostengono di voler andare, ricordano più il Libro Cuore che il Libretto Rosso, o, al limite, Gian Burrasca: faccenda nostalgica, romantica, con spizzichi di punizioni tutte da godere. Roba leggera, quasi impalpabile: al netto di una sospensione rigenerante di una settimana, da allungare fino al ponte pasquale, trasportare qualche scatolone, riverniciare i muri della scuola coperti di scritte inneggianti al brigatismo e altre cazzate.
Ma no! Eh, no! I teneri antagonisti poco libro e molto moschetto antifà non ci stanno! La considerano una violazione dei diritti umani. Le bombe di Cospito, le revolverate nelle gambe, gli attentati, la mitologia da coglioncelli vanno bene finché addosso agli altri, qualche ora di lavoretti socialmente utili giammai, è una tortura da laogai, è insopportabile, sentite qua: “Non abbiamo intenzione di propinare (sic!) una posizione ideologica (sic!) sui fatti accaduti il 4 marzo: vogliamo ricordare che i protagonisti di tutto questo (sic!) sono studenti e studentesse. Hanno diritto alla stessa dignità di tutti gli altri studenti nonostante ci si consideri favorevoli o meno al loro gesto”. Ecco il kollettivo “Mille Papaveri Rossi” (possiamo dirlo, che anche 'sto De André, fu anarchico possidente, ha rotto i coglioni?), improntato a sano analfabetismo e neanche di ritorno: avranno sedici, diciott'anni. “Nonostante” buttato lì in funzione emolliente, a mo' di vasellina. E ovviamente scendono in campo le mamme e i papi coraggio, proprio un bel coraggio, lo dicevamo che la farsa degenera in avanspettacolo.
Si sono offesi, i fringuelli antagonisti, si sono messi a frignare perché qualche passante vedendoli spennellare si è messo a ridere, gli ha ringhiato “dai, che non vi fa male lavorare un po'” e sono andati a casa a dirlo a mami e papi. Democratici come loro, prima di loro, studenti carducciani che poi sui banchi di scuola si sono riconosciuti, amati, cresciuti e hanno generato i frutti del loro amore progressista. Mamma guarda come mi dispero, è passato uno e mi ha riso. Mi ha riso in faccia. Era di certo un fascista! Sì amore di mamma, non ci pensare che adesso mamma ti compra la P38 giocattolo e poi andiamo anche a prendere il gelato alla maria, che ti fa bene.
Ma come sono petalosi i nostri resistenti quando capita a loro. Segue “giallo”, col comunicato che appare, scompare, diventa clandestino, poi dibattito, retroscena, manie di persecuzione, miraggi, una ex insegnante del Carducci ha confidato a chi scrive: “Il preside è il più scatenato su certe posizioni di ultrasinistra ma ha voluto salvare la faccia con questa sceneggiata”. Probabile, ma pur nell'ipocrisia, almeno per come viene sospettata, quel preside ha fatto o si è lasciato sfuggire pur sempre una buona cosa, prova ne sia che la delicatissima classe discente genderfluid se ne lamenta neanche fossero lì ad estrarre i minerali dalle cave come i coetanei del Ruanda, per farli divertire con le auto elettriche di genitore 1 e genitore 2. Noi non sappiamo se il capo del Carducci sia uno da centro sociale, un furbo o uno che fa il suo mestiere, ma, in un mondo che ha perso la rotta, ridotto a un circo di pagliacci senza dignità, il pugno duro, si fa per dire, contro quattro imbecilli a pugno chiuso lo salutiamo con sollievo: speriamo tenga duro, perché c'è un bisogno matto e disperatissimo di serietà a prescindere (quelli del kollettivo direbbero: nonostante) da come uno la pensi, se profondo rosso, nero, blu di Prussia o trasparente; e c'è pure bisogno che certi mocciosi viziati imparino che la scuola non è il teatro dei burattini, se vogliono appendere qualcuno per i piedi, lo facciano in cameretta loro fumandosi una cannetta ripetendo a mantra “asinum asinus fricat”. Non sapranno che significa, in fondo mica sono carducciani per quello, ma va bene uguale, è fatto apposta per loro. Si fidassero.
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