27 Marzo 2023
Cospito, fonte Facebook
Arriva un doppio "no" ad Alfredo Cospito, l'anarchico resta in ospedale, al San Paolo di Milano, al regime di 41 bis. Sia il tribunale di sorveglianza di Milano che quello di Sassari hanno rigettato la sua richiesta di differire la pena per gravi ragioni di salute e di essere trasferito ai domiciliari. La ragione, per i due tribunali, è la stessa: lo stato di salute in bilico tra la vita e la morte di Cospito è dovuto esclusivamente al suo sciopero della fame che ha scelto in modo "lucido e determinato" di portare avanti.
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"L'esito era scontato - ha commentato l'avvocato difensore Flavio Rossi Albertini -. Non confidavamo in alcun modo in questa iniziativa, rappresentava un passaggio obbligato per adire, anche sotto questo profilo, le giurisdizioni internazionali. Il caso Cospito - aggiunge - è paradigmatico sotto molti profili dello stato di civiltà giuridica del nostro paese, chissà cosa ne direbbe Voltaire se fosse ancora vivo".
La condizione sanitaria di Cospito, scrive la Sorveglianza di Milano, "non si palesa neppure astrattamente confliggente con il senso di umanità della pena, avuto riguardo alle condizioni oggettive del detenuto". Condizioni, rilevano i giudici, "che, certamente precarie e a grave rischio, sono il frutto di una deliberata e consapevole scelta e attraverso l'ubicazione nel reparto ospedaliero dove si trova possono essere monitorate nel modo più attento". Anche sul provvedimento di Sassari è scritto che "le attuali condizioni di salute di Cospito sono oggettivamente incompatibili con la carcerazione, in regime di 41 bis o meno", visto che "lo stato di malattia è esclusiva conseguenza delle determinazione dello stesso detenuto sopra riassunte, nessun differimento, sotto alcuna forma, può essere disposto".
Nel provvedimento di Milano, come ricorda La Repubblica, si fa riferimento alla "strumentalità" dello sciopero della fame che "è assolutamente certa e ha dato corso alle patologie oggi presenti". "Dagli atti - si legge nel rigetto firmato da Giovanna Di Rosa, presidente della Sorveglianza, e dalla giudice Ornella Anedda - risulta che la condizione clinica del detenuto è diretta conseguenza dello sciopero della fame che egli sta portando avanti fin dall'ottobre 2022. Si tratta, come dallo stesso affermato sia tramite il suo difensore, di una forma di protesta non violenta consistente nel comportamento volontario di rifiuto dell'alimentazione (con assunzione però di acqua, sale, zucchero, integratori, di recente questi ultimi rifiutati) per protestare contro il regime del 41 bis".
Nel provvedimento si legge infine che "Cospito è lucido, collaborante, non emergono alterazioni della percezione né acuzie psichiatriche in atto ed egli appare consapevole dei rischi connessi alla prosecuzione del regime dietetico". E "da nessun elemento in atti, neppure da alcuna deduzione difensiva, si trae che la scelta di Alfredo Cospito di intraprendere e, attualmente, proseguire nello sciopero della fame, possa essere ricondotta a tratti disfunzionali di personalità (sui quali sarebbe altrimenti doveroso indagare). "Al contempo - concludono i giudici - egli appare determinato nel rifiuto delle terapie proposte, esprimendo così il suo spazio di autodeterminazione, al fine di provocare gli effetti di cambiamento a livello giudiziario, politico e legislativo dallo stesso auspicati".
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