27 Marzo 2023
Alessandro Leon Asoli, fonte: Twitter @Nutizieri ed Bulåggna
Un vero e proprio colpo di scena. Alessandro Leon Asoli, il 21enne che avvelenò il patrigno e la madre con le penne al salmone ha confessato oggi in aula. Un silenzio durato due anni, tempo in cui era comunque stato condannato a 30 anni di carcere. "Oggi voglio dire la verità. Sono stato io ad aver fatto quello di cui mi accusano. Mi dispiace parlare solo ora, non l'ho fatto prima perché avevo paura. Voglio assumermi le mie responsabilità e chiedere scusa alle persone a cui ho fatto male". Si apre così il discorso del giovane colpevole di aver ucciso il patrigno Loreno Grimaldi. La madre, all'epoca si salvò.
Alessandro Leon Asoli continua il racconto, dopo che negli ultimi due anni aveva sempre negato le accuse: "Spero che mia madre un giorno possa perdonarmi e spero di avere una seconda possibilità". Il 21enne è poi tornato in carcere tremando e tra le lacrime. Un episodio di cui si era macchiato ma di cui aveva respinto le accuse fino ad oggi, incolpando anzi la madre. La stessa madre che aveva provato a strangolare quando aveva visto che non era morta. Il giovane, lo scorso 15 aprile 2021 a Casalecchio di Reno aveva aggiunto il nitrito di sodio nelle pennette al salmone dei due.
Le parole non cambiano nulla di fatto nella condanna del giovane. Ma sorprende l’avvocato di parte civile Marco Rossi: "Non ci aspettavamo questa confessione, perché l'imputato è sempre stato risoluto nel raccontare la sua versione dei fatti durante il processo di primo grado, drammaticamente diversa perché ha sempre accusato la madre. Secondo me questa confessione da un punto di vista processuale è assolutamente tardiva e ininfluente, non merita una scontistica di pena", ha alla fine aggiunto.
La madre scampata per miracolo alla morte ha dichiarato non molti mesi fa di non riconoscere più Alessandro Leon Asoli come figlio: "Ad oggi non lo ritengo più mio figlio. Sì facevamo tanti viaggi, uno degli ultimi era stato a New York, io e marito ci prendevamo sempre cura di lui. Provavamo a dargli sempre le cose migliori, non so se sia stato questo l’errore. Di certo lui è molto cambiato quando abbiamo deciso di chiudergli i rubinetti delle disponibilità economiche e infatti tutto quello che ha fatto era finalizzato a non dover studiare né lavorare quindi a trovare la via più breve, ad avere il nostro lascito prima del tempo", erano le sue dichiarazioni.
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