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Libertà di stampa, in Italia non esiste più e questo è un pericolo per la democrazia

Gli organi d'informazione che ospitano i dissenzienti subiscono intimidazioni e condizionamenti, senza che nessuno alzi la voce

06 Marzo 2023

Libertà di stampa, in Italia non esiste più e questo è un pericolo per la democrazia

Fonte: Pixabay

SCRITTI BELLICI

“Una democrazia cessa di essere democrazia se i suoi cittadini non partecipano al suo governo. Per partecipare in modo intelligente, devono sapere quello che il loro governo ha fatto, sta facendo e prevede di fare. Ogni volta che qualsiasi ostacolo, non importa quale sia il suo nome, si frappone a queste informazioni, una democrazia è indebolita, e il suo futuro in pericolo. Questo è il significato di libertà di stampa.” (Walter Cronkite jr)

Libertà di stampa, in Italia non esiste più

Per oltre trent’anni, l’anchorman della CBS Walter Cronkite jr venne considerato "the most trusted man in America". Oggi – almeno per me – è una giornata molto triste. Credo che dovrebbe esserlo anche per tutti voi. Ieri, a causa di un mio editoriale sulla guerra, ho avuto definitiva conferma che in Italia non sia possibile fare informazione libera e indipendente al di fuori dei canali Telegram.

I fatti, in tre parole: ieri mattina – dopo che sabato avevo ascoltato tre diverse interviste rilasciate dal Colonnello Douglas MacGregor, già consigliere militare di Donald Trump – scrivo un articolo in cui riassumo alcune sue affermazioni.
Il pezzo esce subito e viene letto da un buon numero di lettori. Tuttavia, già prima di pranzo, scompare dai motori di ricerca. Prudentemente non lo avevo postato su Facebook – come di norma faccio – altrimenti il mio account sarebbe stato sottoposto a restrizioni (cosa che purtroppo mi è capitata di frequente in questi ultimi tre anni).
Ho scritto falsità? Assolutamente no. Mi sono limitato a tradurre alcuni passaggi delle tre interviste (in particolare quella del 1 marzo scorso). Il Colonnello MacGregor ha detto falsità? Non sta a me (o ai censori di Open, Facebook eccetera eccetera) dare un giudizio.

Da giurista vittima di una violazione dei propri diritti, io invoco le norme che tutelano la libertà di stampa.
L'articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, recita “1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. (omissis)”
L’articolo 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. (omissis).”
Prendo atto che in Italia anche queste norme (come già gli articoli 11 sul rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e il 32 sui limiti dei trattamenti sanitari obbligatori) sono lettera morta.

Osservo che la gravità dell’emergenza democratica passa sotto silenzio (anche) a causa del bavaglio messo alla libera informazione. I gestori della rete violano quotidianamente le Convenzioni internazionali e le Costituzioni nazionali e nessuno stigmatizza il semplice fatto (intuitivo anche per un non giurista) che il regolamento privatistico di Facebook (o di qualsiasi altro social media) non può pregiudicare il diritto di ciascun cittadino italiano di non subire censure. I social media rientrano in pieno nella definizione di “ogni altro mezzo di diffusione” e sono tenuti ad applicare la normativa vigente.
Non mi importa se scrivendo queste cose non troverò più un quotidiano disposto a pubblicare i miei articoli. Non mi importa se sarò costretto a limitarmi a scrivere sui gruppi Telegram.
La nostra democrazia è indebolita, e il suo futuro in pericolo.
Ma - per fortuna – gli scritti dei dissidenti resistono nei pochi spazi dove sia ancora possibile esprimersi senza condizionamenti, vincoli e censure.
L’Unione Europea ha già sferrato un attacco contro TikTok e tra poco certamente prenderà di mira Telegram. Spero che ciò avvenga presto, prima possibile. I dormienti, i cretini che considerano ancora credibili i pupazzi della nostra televisione neppure si accorgeranno della scomparsa della libertà di informazione. Ma noi dissidenti cercheremo un luogo fisico dove continuare a diffondere la Verità, saremo costretti a riunirci in gruppi reali, in luoghi fisici, non nella rete. E a quel punto, finalmente, diventeremo visibili.
di Alfredo Tocchi, 6 marzo 2023

di Alfredo Tocchi

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