04 Marzo 2023
fonte: pixabay
SCRITTI BELLICI
Un terzo braccio robotico: perché no?
La follia transumanista non trova alcun contrasto: l’homo sapiens prepara la propria estinzione allegramente, per diventare cosa?
Studio il transumanesimo dal 2014. La notizia pubblicata oggi sul sito dell’ANSA non è per me nulla di straordinario.
“Un braccio robotico come aiuto extra nelle attività quotidiane e nei compiti più difficili: lo scenario sta ora uscendo dalla fantascienza per entrare nel mondo del possibile, grazie alle ricerche dell’italiano Silvestro Micera, di Politecnico Federale di Losanna (Epfl) in Svizzera e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, presentate negli Stati Uniti, nell’incontro annuale dell’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze (Aaas).”
Oggi nessuno può ignorare quali siano le implicazioni della filosofia transumanista. La ricerca scientifica (soprattutto neuroscienze, informatica e robotica) si concentra sulla creazione di un nuovo mondo, reale e artificiale. L’uomo diventa salvatore di sé stesso grazie ai vaccini, creatore di se stesso grazie alla clonazione, supera i propri limiti naturali con l’aggiunta di nuovi sensi e il potenziamento dei cinque esistenti. Ma non si limita a salvare e a ricreare sé stesso, crea un nuovo mondo artificiale e nuovi soggetti e oggetti, alcuni creati con cellule animali, dotati d’intelligenza artificiale. L’urgenza di rendere l’umanità immune dai micidiali nuovi virus, il desiderio di guarigione dalle malattie, il miglioramento delle condizioni di vita, il superamento della disabilità – tutte cose ovviamente positive - hanno giustificato il progresso scientifico, anche quando portava al superamento dei limiti naturali dell’uomo. Tuttavia, nessuno osserva che un conto è stampare un occhio in 3D e ridare la vista a un cieco, un altro conto è modificare il genoma di un bambino perfettamente sano per scongiurare un rischio sanitario statisticamente trascurabile o dotarlo di nuove innaturali caratteristiche. Senza una riflessione sui limiti etici dei nostri comportamenti arriveremo al transumanesimo senza neppure rendercene conto.
Già da tempo è incominciata la corsa a inventare nuovi sensi, utili o inutili. Microchip e modem all’interno dei corpi, estensione artificiale della memoria, mind uploading, eugenetica e selezione della specie saranno i passi immediatamente successivi. Nuovi e sconosciuti cyborg animali popoleranno la terra. La ricerca filosofica, del tutto ignota alle masse, si concentra sul significato dell’essere umano. L’attacco dei transumanisti è proprio alla vita. Joseph Ratzinger lo aveva capito perfettamente, prima di quasi tutti noi. Non a caso, prelude al metaverso, alla negazione della realtà fisica. Non a caso, il filosofo svedese transumanista Nick Bostrom (Oxford University) sostiene che la realtà nella quale viviamo possa essere una simulazione creata da eventuali esseri intelligenti al di fuori di essa, negando la nostra stessa esistenza in vita (o l’esistenza della vita così come la intendiamo noi). Se noi siamo una simulazione, se noi neghiamo persino la nostra esistenza in vita (del resto, cos’è la vita? Al di là delle semplicistiche definizioni, la vita è ancora un mistero!), se noi neghiamo un senso trascendente alla nostra esistenza, allora tutto diviene lecito, eticamente accettabile.
Se nel secolo scorso la domanda era: “Siamo animali al vertice della catena alimentare o siamo qualcosa di qualitativamente diverso?”, in questo secolo è: “Siamo hardware capace di riparare e migliorare se stesso o siamo qualcosa di qualitativamente diverso?”.
La negazione della nostra diversità qualitativa porta a risultati aberranti. Federico Faggin, inventore del moderno microchip, membro del team di ricercatori che ha sviluppato il touchscreen, ci ha avvertito: noi siamo qualitativamente diversi: “La consapevolezza è la capacità di percepire e conoscere il mondo e noi stessi. Conosciamo la nostra individualità sperimentandola come qualia (il senso di sé) nella nostra coscienza. Similmente, il mondo esterno prodotto dal nostro sistema sensorio-cerebrale è raffigurato sotto forma di qualia “proiettate” nello spazio fuori di noi. Come è possibile far questo? Un robot o un computer non hanno consapevolezza e quindi non possono sperimentare nulla, sia dentro sia fuori.
Io so di esistere perché sento di essere un agente che opera nel mondo che sento che esiste fuori di me. Io sono un sé, capace di provare sensazioni fisiche, emozioni, pensieri e sentimenti spirituali – quattro classi distinte e diverse di qualia. Le sensazioni fisiche sono qualia che derivano dal rilevamento e dalla elaborazione dei segnali prodotti dal mio corpo e dai segnali provenienti dal mondo esterno. Le emozioni, i pensieri e i sentimenti spirituali sono qualia che sembrano derivare da segnali provenienti dal corpo. Però i processi che producono i qualia sono completamente sconosciuti”.
Un braccio artificiale sarà magari utilissimo, non lo nego. Ma è un altro passo che ci allontana dalla realtà naturale e sbaglia chi lo consideri semplicemente un nuovo stadio dell’evoluzione.
Dopo tutti questi anni di studi, io ho concluso che il transumanesimo è l’ennesima utopia partorita dalla fantasia dell’uomo. Provo un’avversione istintiva verso l’eugenetica, il mind uploading, i modem all’interno dei corpi, le aggiunte di sensi, di organi o di arti e appendici (perché non una proboscide, come ho ipotizzato nel mio romanzo L’éléphant?) e i cyborg.
L’essere umano è un mistero e abbandonare le leggi della natura per intraprendere una strada verso l’ignoto è un azzardo che potrebbe risultare fatale. Ricordo il verso di Charles Baudelaire “Race de Caïn, au ciel monte, et sur la terre jette Dieu !” e ne ho timore.
di Alfredo Tocchi, 4 marzo 2023
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