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Scandalo Ruby Berlusconi: ecco tutta la storia dai primi incontri ad Arcore all'assoluzione del Cav

Oggi si è concluso il Ruby Ter con l'assoluzione di Silvio Berlusconi. Ecco la storia dei processi al Cavaliere nel dettaglio

15 Febbraio 2023

Scandalo Ruby Berlusconi: ecco tutta la storia dai primi incontri ad Arcore all'assoluzione del Cav

Karima El Mahroug, detta Ruby, e Silvio Berlusconi. Fonte: Twitter

L'assoluzione di oggi è solo la tappa conclusiva dell'intricata vicenda che lega le storie di Silvio Berlusconi e di Karima El Mahroug, al secolo Ruby Rubacuori. Tra le lontane serate di Arcore e la sentenza definitiva si rincorrono fasi procedurali successive, scandite in tre atti: Ruby, Ruby-bis e Ruby-ter. Per capire le ragioni che hanno scagionato Berlusconi, e quelle che avrebbero voluto condannarlo, è necessario riavvolgere il nastro e partire dal primo capitolo della storia, dalla notte tra il 27 e il 28 maggio 2010.

Karima El Mahroug, allora diciassettenne, viene fermata a Milano con l'accusa di furto e accompagnata in Questura: non ha con sé i documenti. Berlusconi, in veste di Presidente del Consiglio, si trova a Parigi e viene informato per vie traverse dell'accaduto. Subito telefona al capo di gabinetto della Questura Pietro Ostuni, chiedendogli di affidare la giovane alla consigliera regionale Nicole Minetti al posto che destinarla a una comunità per minori. Il motivo? Pensa si tratti della nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak, e vuole fare di tutto (dirà in seguito) per evitare un incidente diplomatico.

Dicembre 2010. La Procura di Milano apre un'indagine ai danni del Cavaliere, sospettato di concussione: avrebbe abusato del proprio titolo istituzionale per affidare Karima nelle mani di Minetti. Credeva davvero fosse imparentata con Mubarak, a detta della difesa. Intanto, però, gli investigatori scoperchiano un vaso di Pandora: le indagini portano alla luce il popolo del "bunga bunga" e provano che Ruby, così ribattezzata, ne fa parte. La giovane, come molte altre ragazze, avrebbe partecipato alle serate organizzate da Berlusconi nella sua residenza di Arcore, scambiando prestazioni sessuali in cambio di denaro e altri benefici. É il 15 febbraio 2011 quando l'ex premier viene rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile; insieme a lui, ma in procedimenti penali separati, sono accusati anche Nicole Minetti, Emilio Fede, a quel tempo direttore del Tg4, e Lele Mora. Ha inizio il Ruby-bis.

Scandalo Ruby-Berlusconi, il Ruby-bis

24 giugno 2013. Silvio Berlusconi, dopo una disputa infinita sulla competenza del reato di concussione, va incontro alla condanna in primo grado a sette anni di carcere, per poi essere assolto solo un anno dopo nel processo d'appello. "Il reato non sussiste", questa la ragione dell'assoluzione, poi confermata dalla Corte di Cassazione il 10 marzo 2015. Diversa è invece la sorte per gli altri tre imputati: nel luglio del 2013 Fede e Mora vengono condannati a sette anni, mentre Minetti a cinque.

A novembre 2014 la Corte d'Appello conferma la sentenza ma ammorbidisce le pene: sei anni e un mese per Mora, quattro anni e dieci mesi per Fede e tre anni per Minetti. Dopo un nuovo processo d'appello per "lacune motivazionali" del precedente, ulteriori riduzioni arrivano il 7 maggio 2018, quando la Corte d'Appello alleggerisce il peso della giustizia sulla gobba di Fede e Minetti, condannati rispettivamente e definitivamente a 4 anni e 7 mesi e a 2 anni e 10 mesi.

Da Arcore all'assoluzione, il Ruby-ter

3 gennaio 2014. Si apre la stagione del Ruby ter, inchiesta nata dalla trasmissione degli atti dei suoi due predecessori, Ruby e Ruby-bis. Il reato in oggetto, in questo caso, è quello di corruzione: Berlusconi avrebbe comprato il silenzio delle "olgettine", le ragazze che frequentavano le serate ad Arcore e Roma, con bonifici mensili fino a 2500 euro, appartamenti e gioielli. Nella versione della difesa, invece, il Cavaliere avrebbe pagato per risarcire le giovani del danno d'immagine provocato loro da una vicenda consumatasi sulle prime pagine ancor prima che nei Tribunali. Il plurale, qui, non è casuale, perché il procedimento viene spartito tra sette diverse corti. Milano tiene le redini del processo, e gli imputati, in tutto 45, vengono contesi tra le sedi di Monza, Torino, Siena, Pescara, Treviso e Roma.

Marzo 2019. Muore Imane Fadil, testimone che aveva chiesto di costituirsi a parte civile. inutile dire che scatta l'indagine, con l'apertura di un fascicolo per omicidio da parte della Procura di Milano. Di lì a poco, però, vengono accertate le cause del decesso della giovane: "aplasia midollare associata a un’epatite acuta".

Oltre a quello di Milano, Silvio Berlusconi subisce due processi paralleli, a Siena e a Roma. In terra toscana viene accusato di aver pagato il pianista senese di Arcore, Danilo Mariani, per indurlo alla falsa testimonianza; il pm Valentina Magnini chiede quattro anni e due mesi, ma nell'ottobre del 2021, con un ritardo dovuto alla pandemia di Covid-19, si giunge all'assoluzione perché "il fatto non sussiste". Stesso canovaccio per il processo romano: a novembre 2022, Berlusconi viene assolto dall'accusa di aver comprato il silenzio del cantante Mariano Apicella

Scandalo Ruby-Berlusconi, Berlusconi assolto dopo sei anni di processo

Quanto al filone principale, quello milanese, gli imputati sono in tutto 28. Oltre al Cavaliere, figurano i nomi di Maria Rosaria Rossi, ex senatrice, del giornalista Carlo Rossella e di Luca Risso, ex compagno di Karima El Mahroug. A questi si aggiungono venti donne, tutte ospiti ad Arcore e tutte accusate di aver accettato denaro in cambio di testimonianze fallaci. L'accusa è però andata oltre, arrivando a chiedere la confisca di 22 milioni di dollari, dei quali 5 a Ruby e 10 a Berlusconi, e di quattro immobili, in primis le due ville da un milione di euro a Bernareggio gentilmente riservate a due ospiti, Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli.

La difesa, affidata all'avvocato Franco Coppi, fa leva sull'inutilizzabilità dei verbali di 19 testimoni che, nel corso dei processi Ruby e Ruby-bis, avrebbero dovuto essere assistiti da un legale difensore in quanto già indagati. Niente verbali, niente falsa testimonianza.

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