01 Febbraio 2023
Il dibattito no, non l'avevo considerato. E invece mi tocca strabuzzare gli occhi davanti a quelli che discutono di Cospito, questo scemo di guerra che non va da nessuna parte. Giorgia Meloni è una ragazza fortunata, ha davanti una sinistra che non smette di farsi male, che arriva a difendere un balordo come questo allo stesso modo in cui perorava la causa del pluriassassino Cesare Battisti. Vanno perfino in pellegrinaggio, dove c'è puzza di terrorista si fiondano come calamite innamorate, non cambiano mai. Però la fortuna non è eterna e, a forza di tirarla per la coda, arriva il giorno che si incazza e ti punisce. Meloni è un'altra che, col virogoso aiuto dei suoi sottopancia, si sta fagocitando da sola, il suo attendismo, la sua morbidezza sempre più democristiana, se non cattocomunista, paga nel breve ma a gioco lungo la perde e Berlusconi ha già cominciato a mandarle qualche missilino, o mussolino, in quanto troppo spalmata sull'inopinata sudditanza europeista. Non bastano i proclami, non bastano gli esagitati mandato avanti a far casino, Parlamento o televisione che sia: poi ci vogliono i fatti e i fatti dicono di un premier che non vuole scontentare nessuno, che sta molto attenta a quello che da lei si aspettano i Draghi, le Ursula, i Mattarella. Vedrete che, ai prossimi sondaggi, questa linea sarà già perdente. Hanno preso un balordo, che non vuole mangiare, che pretende di dettare, lui, la linea facendo abolire ergastolo ostativo e 41 bis per mafiosi e terroristi, evidentemente considerati colleghi nel crimine, lo hanno ascoltato, reso un eroe, negativo ma eroe, spostato di galera, pregato di fare il bravo, di nutrirsi, di curarsi. Risultato: carcere di Opera preso d'assalto da un gregge di cialtroni. Questi dovrebbero mettere paura?
Solo a uno stato che di paura si nutre. Dice: ma se poi muore, noi come lo spieghiamo? Ma non c'è niente da spiegare, sua la scelta, sue le conseguenze. O davvero vogliamo introdurre il precedente per cui basta scioperare a tavola per spuntarla? O davvero vogliamo dare modo a questi di prendere coraggio e alzare il livello dello scontro, come si diceva un tempo? Non bastano gli errori commessi nel passato recente? I leader politici, specie se giovani, dovrebbero ripassarsi un po' di storia contemporanea e trarne profitto in modo da non ripetere le ambiguità e le assurdità dei predecessori.
Cospito è un cialtrone, responsabile di gambizzazioni, attentati e tentate stragi ma pur sempre una figurina di terz'ordine: è lui a doversi adeguare, non lo stato e neppure il paese. Chi gli sta dietro preoccupa? Qui bisogna capirsi: o gli apparati di polizia, dunque il governo, sanno cose che non vanno dette, e in questo caso si faccia al più presto chiarezza; oppure hanno timore dei fantasmi e delle ombre. Quello che è certo, è che i movimenti sovversivisti e anarcoidi sono endemici nelle società avanzate, in misura fisiologica: non c'è modo di evitarli, c'è sempre una quota di mattoidi, di lunatici pronti a sparare, ad ammazzare per fallimenti personali sublimati in ideale politico. Simili focolai crescono fino ad esplodere ricorrendo condizioni articolate, complesse, cui non è estranea la sottovalutazione o protezione interessata dello stato. Ma adesso non siamo negli anni Settanta del secolo scorso e questi gangli sovversivi sono rimasti finora sottotraccia, abbondantemente monitorati. Li hanno lasciati liberi di sfogarsi in escandescenze coreografiche ma innocue, qualche centro storico preso d'assalto, qualche guerriglia sul fronte notav: poi tutti a casa, che le mamme alzavano la lagna. Comandava la sinistra, che coi compagni che sbagliano è geneticamente di manica larga in quanto eticamente contigua. Ma sotto i tre anni di regime duro, sanitario, a trazione sinistra, di questi non se n'è visto mezzo protestare: stavano tutti con la mascherina chiusi in casa? Aspettavano una chiamata dalla sinistra parlamentare?
Oggi quella chiamata si direbbe matura, anche se, ovviamente, non espressa: c'è da destabilizzare un potere improprio, considerato usurpatore e il meccanismo è ampiamente sperimentato: ecco una fra le condizioni richieste. Le altre, però, non si registrano. Sappiamo, ma anche questa è tutto tranne una novità, che questa escandescenza più o meno sommersa sta in rapporti coi terrorismi esogeni, particolarmente di matrice islamista: ma contatti, legami di questo genere interessavano già le Brigate Rosse storiche, per non dire di quelle successive, che addirittura li teorizzavano con i Galesi e le Lioce. È dunque di questo che si ha preoccupazione? E allora come mai non si è mai intervenuto in 20 anni? A noi sembra piuttosto una indecisione endemica di questo governo, che non vuole rischiare su niente, che non vuole mettersi contro nessuno, in patria e fuori. Ma se il mai troppo compianto generale Dalla Chiesa avesse ragionato così, le BR duravano 50 anni. Cosa faceva il generale? Era un tecnico ed era un duro, ma conosceva i suoi polli e sapeva come prenderli. Ottenuti pieni poteri dopo il sacrificio di Moro (non prima, significativamente), procedette lungo due direzioni: la prima, uno screening meticoloso, servendosi di possibilità informatiche ancora in embrione, delle mappe degli alloggi: i terroristi si videro letteralmente mancare il terreno sotto i piedi, non sapevano più dove nascondersi, cominciarono a sbandare. L'altra strategia fu quella psicologica: quando veniva catturato un terrorista, Dalla Chiesa dava ordine che non gli venisse torto un capello; lo faceva macerare per qualche giorno, poi lo convocava e gli faceva un discorso, sempre lo stesso, apparentemente molto umano: io ti capisco, io voglio capirti, so che nutri dei rimorsi, so che sai che le vittime erano umane, come te, che avevano parenti, come te. A quel punto il terrorista capiva l'antifona e crollava. Si pentiva e cominciava a cantare, alimentando una frana già in corso.
Anche perché il generale alternava l'umanità con spaventose prove di efficienza: in via Fracchia a Genova, i suoi uomini facevano irruzione in un covo e in meno di un minuto lasciavano sul pavimento 4 brigatisti: nessun superstite. Dalla Chiesa ricordò a tutti, a partire dai terroristi, che quando lo stato ci si mette davvero, non c'è partita e i bambini che giocano alla rivoluzione vanno a casa. Difatti le terribili, temutissime BR si sciolsero come meduse al sole, sia pure tra colpi di coda sanguinosi, sì, ma definitivamente disperati. Va tenuto conto che era la fase a cavallo tra gli anni '70 e i primi '80, la violenza terroristica e urbana era incomparabile a quella attuale, le BR e le altre sigle rivali erano radicate, diffuse in modo capillare, al loro culmine raggiunsero alcune migliaia di operativi, circa 40mila sostenitori e 400mila tra fiancheggiatori, simpatizzanti e opportunisti. Un panorama che davvero mise l'Italia in una condizione estrema, pericolosissima, oggi in nessun modo proponibile. Che adesso, nello scenario attuale, dopo vent'anni di sostanziale inerzia sovversiva, si perda tempo a dibattere su uno come Cospito, ha del grottesco. Che gli si dia modo di tracciare l'agenda, ha del miserabile. Che ci si debba inchinare al pericolo rappresentato dai quattro pirla che lo sostengono, siccome rappresentano “l'internazionale anarchica che punta l'Italia”, ha del manicomiale (e dell'angosciante, sic stantibus rebus, se non si sa porre altro rimedio che trattare, cioè calarsi le brache, al netto delle sterili escandescenze donzelliane). Giorgia Meloni è una ragazza fortunata, adesso deve dimostrare di essere anche abile. E dura, se occorre.
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