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Bimbo morto a Sharm, ipotesi "avvelenamento da contatto con sostanze tossiche": non fu intossicazione alimentare

Ancora da capire quale sia stata la sostanza letale che ha ucciso il piccolo Andrea di 6 anni in vacanza a Sharm el Sheik con la famiglia. Scartata l'ipotesi di intossicazione alimentare avanzata dai sanitari egiziani

12 Gennaio 2023

Bimbo morto a Sharm el-Sheik, non fu un’intossicazione alimentare. «Ipotesi avvelenamento da contatto»

Non fu un'intossicazione alimentare ad uccidere Andrea, il bimbo palermitano a Sharm el Sheikh in vacanza assieme alla famiglia. La nuova pista che prende corpo dopo gli accertamenti medico-legali in Italia è di un "avvelenamento da contatto con sostanze tossiche". Gli inquirenti hanno dunque smentito che il decesso del piccolo di 6 anni sia avvenuto tramite intossicazione, al contrario di quanto riferivano i sanitari egiziani che visitarono il bambino e i genitori. All'epoca anche il padre di Andrea, Antonio Mirabile si sentì male al contrario della donna che avvertì sintomi più lievi. Rosalia Manosperti, la madre, era anche incinta di 5 mesi.

Bimbo morto a Sharm, "avvelenamento da contatto": smentita l'intossicazione 

Avvelenamento da contatto con sostanze tossiche. Mentre sembra ormai tramontata la pista legata all'intossicazione alimentare che dichiararono i sanitari egiziani, spuntano nuovi scenari sulla morte del piccolo Andrea. Lo scorso la famiglia palermitana partì per una vacanza a Sharm, ma nel resort in cui alloggiava è presto scoppiato il caos. Se i segnali per il piccolo Andrea sembravano subito seri, il padre Antonio venne ricoverato al sorgere di nuovi sintomi e infine trasferito con danni ai reni e infezioni urinarie a Palermo.

Nel resort in cui alloggiava la famiglia, i Mirabile furono gli unici a stare male. Una circostanza che ha indotto gli inquirenti italiani a discutere la pista legata all'intossicazione alimentare e infine a "scartarla" visto che la nuova ipotesi, ancora da accertare del tutto è un'altra.

Avvelenamento da contatto: scartata l'ipotesi egiziana

Quanto scoperto dagli inquirenti italiani fa slittare anche i tempi sulla risoluzione del giallo. La nuova pista è nata dopo un esposto della famiglia della vittima che non convinta di quanto dichiarato dai sanitari egiziani ha permesso al medico legale, su incarico del pm che segue l'inchiesta di visionare la relazione fatta dal collega egiziano che per primo eseguì l'accertamento sul corpo. Non si può giungere al termine della vicenda senza esaminare tutti gli elementi come il contenuto gastrico, in possesso dei sanitari del paese nord-africano.

La relazione è finita sulla scrivania del pm Vittorio Coppola il quale ha incaricato un interprete di tradurla. Le duecento pagine di fati verranno esaminate tutte, e solamente dopo il consulente della Procura potrà completare il suo lavoro.

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