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Strage di Erba, Olindo Romano: "Incastrati perché poco svegli e inconsapevoli. Indagare pista dello spaccio"

Dopo 16 anni dalla strage di Erba Olindo Romano e Rosa Bazzi si professano ancora innocenti. Entrambi scontano l'ergastolo, ma in due carceri diversi. Olindo dice che sono stati "abbindolati"

03 Gennaio 2023

Strage di Erba, Olindo Romano vuole nuovo processo: "Incastrati perché non sveglissimi e inconsapevoli. Indagare pista dello spaccio"

fonte: pagina Facebook Caffeina

Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo per la strage di Erba, vogliono un nuovo processo: "Incastrati perché non sveglissimi e inconsapevoli. Indagare pista dello spaccio di droga".

Strage di Erba, Romano e Bazzi si dicono innocenti

L'11 dicembre 2006 un'appartamento in corte di via Diaz a Erba prende fuoco. I vicini chiamano i Vigili del Fuoco e i soccorsi. Un pompiere volontario e sua moglie accorrono per primi: trovano un uomo supino in una pozza di sangue e lo portano in salvo. Sentono delle urla dal piano di sopra, ma non possono raggiungerlo perché c'è fumo ovunque.

Dissipate le fiamme, il bilancio è agghiacciante: oltre a Mario Frigerio, l'uomo accoltellato al collo salvo per miracolo, ci sono 4 cadaveri. Raffaella Castagna, 30 anni, proprietaria dell'appartamento in cui è avvenuto il delitto, è stata uccisa a sprangate in testa, accoltellata 12 volte e sgozzata. Sua madre, Paola Galli di 60 anni, ha ricevuto la stessa sorte. Youssef Marzouk, figlio di Raffaella di appena 2 anni, è stato ritrovato morto per dissanguamento sul divano. La donna che gridava al piano superiore ma non sono riusciti a raggiungere si chiamava Valeria Cherubini, morta a causa del monossido di carbonio, aveva ricevuto 34 coltellate e 8 sprangate.

Olindo Romano e Rosa Bazzi, i vicini di casa al piano di sotto, sono stati ritenuti colpevoli della strage e condannati all'ergastolo. Lui, accusato di omicidio plurimo, lo sconta a Opera; lei, accusata di concorso in omicidio plurimo, lo sconta a Bollate. Mario Frigerio, sopravvissuto a causa di una malformazione alla carotide, indicò Olindo come il suo aggressore. Entrambi confessarono e poi ritrattarono. Ad oggi si proclamano innocenti.

Olindo Romano: "Non abbiamo commesso noi la strage di Erba"

Olindo Romano rilascia un'intervista ad Adnkronos e racconta la sua vita in carcere: "In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po' il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere".

"È dura, ma in qualche modo la vita in carcere va avanti, vedo Rosa appena è possibile. Due giorni prima di Natale sono andato a colloquio da lei a Bollate e sono contento. Mi tiene a galla il pensiero che prima o poi, spero prima che poi, si possa accertare che non abbiamo commesso noi la strage di Erba". Romano si innocente insieme a sua mogli e chiede un nuovo processo.

Egli, ex-netturbino classe 1962, ritiene di essere una vittima della giustizia e che la verità non sia ancora venuta a galla. Afferma: "Sono passati 16 anni dalla strage di Erba, ci sto riflettendo parecchio in questi giorni. È arrivato il momento di fare un po' di chiarezza".

L'avvocato Fabio Schembri sta lavorando a una richiesta di revisione del processo alla luce di "nuove prove e un testimone chiave". Olindo Romano dice: "È sempre stato convinto della mia innocenza e di quella di Rosa e non è più l'unico, grazie a dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba".

Strage di erba, Romano: "Incastrati perché non sveglissimi e inconsapevoli"

Olindo prosegue: "Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso". Una psichiatra, consulente della difesa, all'epoca valuto il quoziente intellettivo dei coniugi per capire se fossero considerabili in grado di intendere e di volere.

Dice di sentirsi imbrogliato e manipolato dalle forze dell'ordine: "Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro tanto che solo quando ci hanno portato al Bassone (la casa circondariale di Como, ndr), ci siamo accorti che i sospettati eravamo noi. Da allora tutto è assurdo e continua a essere irreale".

Come spiegare allora la testimonianza di Frigerio? Anche all'epoca fu molto dibattuta perché ne era stata contestata l'affidabilità sia per via della gravità del danno subito sia perché Frigerio non lo aveva identificato subito. Romano dice ad oggi:  "Frigerio è stato utilizzato come noi. Ripenso a quell'uomo, quando lo incontravo: era una brava persona, per questo credo che abbiano manipolato i suoi ricordi per farlo testimoniare contro di noi. Io lo considero una vittima come noi".

Ricorda i diverbi con i vicini, sfociati anche in una causa legale contro di loro, ma nega di aver commesso gli omicidi: "Io le liti dalla casa di Raffaella e Azouz Markouk le ricordo bene, litigavano spesso, ma non per questo abbiamo pensato di fare una strage. E, in effetti, non c'entriamo nulla. Chi è stato? Non lo so, diversamente lo avrei già detto ai miei avvocati, ma di certo una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose, non penso sia facile improvvisare un fatto del genere così efferato".

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