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Corte Costituzionale, in attesa della sentenza sull'obbligo vaccinale: l'etica delle parole

Pensieri in libertà dopo una notte insonne: "In fondo, la perdita dei nostri diritti umani e costituzionali non è che un inevitabile passaggio nel processo di rottamazione, di svilimento, di degradazione dell’homo sapiens".

01 Dicembre 2022

Obbligo vaccinale, violati gli artt. 1 e 2 della Costituzione: lo dice la Corte Costituzionale

SCRITTI PANDEMCI

L’etica delle parole

Nel silenzio dei media nazionali, due parole sull’udienza tenutasi ieri alla Corte Costituzionale. Non ho mai avuto il minimo dubbio sulla sentenza, al punto che la sera del 29, alla veglia per la Costituzione, intervistato da Byoblu, ne ho anticipato il contenuto (come del resto aveva fatto il giorno precedente, dalle pagine de La Stampa, Donatella Stasio, responsabile della Comunicazioni della Corte Costituzionale fino a due mesi fa).
Ho ascoltato tutto il dibattimento. Ci sono stati momenti in cui mi sono messo a urlare – da solo, chiuso nel mio studio – per le affermazioni fatte dai Colleghi. Non voglio citarne i nomi, chi sono io per lodarli o attaccarli personalmente? Non sono altro che un avvocato di sessant’anni senza alcuna parte, senza alcun incarico che, come dissidente, confidava in una sconfitta dignitosa, al termine di uno scontro leale.
Invece, ho assistito a uno spettacolo rivoltante, al termine del quale sono uscito dal Gruppo 15 febbraio, ho insultato pesantemente qualche Collega e indirizzato una lettera al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Vinicio Nardo.
Ora, dopo una notte insonne, sono ancora più agitato. Mi aspettavo che la Consulta confermasse la legittimità degli obblighi vaccinali, ma non ero preparato ad assistere alla morte dell’avvocatura, al trapasso dell’etica delle parole e al trionfo della protervia e della mala fede.
Il mio Maestro, Professor Gerardo Broggini, mi ripeteva spesso pectus facit iuris consultum. Ascoltare da un’avvocata la frase: “voi siete i miei supereroi” rivolta alla Corte, vedere coi miei occhi l’avvocatura prostrata, prona rispetto alla Magistratura, mi ha ferito nel profondo. Rileggo Piero Calamandrei, le sue parole sull’avvocato sommo, che è quello che riesce a parlare ai Giudici nell’aula di giustizia con la stessa semplicità di chi parla per strada, o quelle sul cattivo avvocato, che si presenta davanti ai Giudici con l’atteggiamento del Professore che ne sa più di loro e rivedo i volti dei protagonisti dell’increscioso spettacolo di ieri.
Esiste un’etica delle parole, le parole hanno un significato. Cosa dire di un avvocato che affermi che il Consenso informato non ha la finalità di confermare il consenso al trattamento sanitario del firmatario? E di coloro che hanno negato in aula che nel nostro Paese ci sia stata una pandemia? E di quelli che hanno negato la gravità e la frequenza delle reazioni avverse? Di quelli che hanno dato sfoggio della loro cultura senza discutere il merito della causa, scambiano un’aula di giustizia per un’aula universitaria?
Ho orrore di tutto, non mi ero accorto di quanto il livello del rapporto tra noi avvocati e i Magistrati fosse scaduto. Certo, con le udienze telematiche mi era capitato persino che una Giudice mi spegnesse il microfono perché pretendevo di fare il mio lavoro e un’altra Giudice mi aveva di recente espulso dall’aula perché avevo avuto la temerarietà di affermare – dati della CDC e della UK Health Security Agency alla mano - che vaccinare un minore lo esponeva a rischi maggiori di quelli che avrebbe corso se avesse contratto il COVID 19. Ma pensavo, sbagliandomi, che alla Corte Costituzionale esistesse ancora quel minimo di rispetto reciproco (tra Giudici e avvocati, ma anche tra gli avvocati di una parte e quelli dell’altra) che esisteva quando ero giovane nelle aule di giustizia.
Invece no, il mondo di ieri è un mio dolce ricordo. Nel mondo di oggi si chiama vaccino ciò che vaccino non è, si chiama Consenso informato ciò che consenso non è in quanto il consenso volontario è incompatibile con un obbligo di legge, si usano i termini Big Pharma e scienza come sinonimi, si celebra Albert Bourla come un benefattore esattamente come Albert Sabin, si nega la Verità facendo finta che le reazioni averse non esistano. In una parola, si mistifica. Ma la società umana è basata sulla parola: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. “Il limite del mio linguaggio è il limite del mio mondo”, ha scritto un saggio. Oggi il linguaggio è asservito all’interesse di parte, la parola privata del proprio significato letterale. Perdendo l’etica del linguaggio, l’essere umano perde il contatto con la realtà. La realtà si frammenta, diviene rappresentazione soggettiva e personale, sempre più limitata e riduttiva a mano a mano che i giovani perdono la padronanza della lingua italiana. Gli emoticon sostituiscono la frase, si regredisce allo stadio dell’animale che ha un linguaggio limitato e non speculativo. Il pensiero astratto viene meno, si perdono i significati profondi. Non a caso la regressione prelude al metaverso, alla negazione della realtà fisica. Non a caso il filosofo svedese transumanista Nick Bostrom (Oxford University) sostiene che la realtà nella quale viviamo possa essere una simulazione creata da eventuali esseri intelligenti al di fuori di essa, negando la nostra stessa esistenza in vita (o l’esistenza della vita così come la intendiamo noi).
Tutto questo ho pensato, nella mia notte insonne e tormentata. Ieri sarebbe bastato dire semplicemente, come a un amico per strada: “C’è stata una pandemia, l’esecutivo ha cercato di arrestarla imponendo la vaccinazione di massa, confidando che la parola vaccinazione significasse “immunizzazione dal contagio”. Ci sono stati molti morti, uccisi dal virus, la “vaccinazione” non ha arrestato il contagio e del resto non era stata testata per quello scopo (parole della dirigente di Pfizer Janine Small). L’efficacia relativa della vaccinazione è limitata a venti settimane (tutti gli studi e i report periodici lo attestano) trascorse le quali anche i vaccinati contraggono la malattia in forma grave, a volte letale. Le reazioni avverse sono migliaia di volte più frequenti rispetto ai vaccini obbligatori ex L. Lorenzin (dati VAERS americani, quelli AIFA sono del tutto inattendibili – questo è stato detto). Vi è un conflitto tra interesse della collettività e diritto del singolo. Dalla vaccinazione di massa la collettività non ha guadagnato una protezione dal contagio, un arresto della diffusione della pandemia ma unicamente un alleggerimento temporaneo della pressione sulle terapie intensive. I singoli hanno subito reazioni avverse e discriminazioni mai patite prima, limitazioni al diritto al lavoro, allo studio, alla vita di relazione, alla libertà di movimento eccetera eccetera. La ratio degli obblighi vaccinali è indicata nei provvedimenti normativi. Per un giurista, le motivazioni addotte sono quelle espressamente indicate nel testo normativo. Esse sono: al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cura e assistenza. Le questioni di fatto sono note: la tutela della salute pubblica (il contenimento della pandemia) non poteva essere raggiunta con l’inoculazione di un vaccino che non impediva di contagiarsi e contagiare. Parimenti, il mantenimento di adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza poteva essere raggiunto emanando protocolli terapeutici adeguati, non il famigerato “tachipirina e vigile attesa”.
Poi la Consulta avrebbe confermato la legittimità degli obblighi vaccinali, questo era ed è inevitabile, per mille motivi che ho già esposto per sommi capi (anche nella mia intervista a Byoblu).
La sera del 29, nel centro di Milano, mentre camminavo a testa bassa diretto a una veglia di preghiera per la Costituzione, qualcuno mi ha gridato: “Vecchio di merda”. E’ il mondo di oggi che giudica con severità quello di ieri. Parole come “dignità della persona”, come “sacralità della vita”, “trascendenza”, sono troppo pregne di significato per un ragazzino, meglio usare “merda”. Anzi, un emoticon a forma di merda. L’homo sapiens, almeno in Occidente, è giunto a uno stadio evolutivo in cui si percepisce come una bestia al vertice della catena alimentare, un distruttore della biodiversità, un parassita. Non ci stupiamo se da questo disgusto nascerà il transumano, per i suoi sostenitori realizzazione del sogno di Friedrich Nietzsche, “l’Übermensch”, l’oltreuomo, il superuomo, per i suoi detrattori un simulacro dell’uomo. In tre parole, l’ideologia transumanista è l’esempio più recente della mostruosa volontà di potenza dell’essere umano, non a caso definito da Emil Cioran un eterno disadattato, un degenerato al vertice del mondo animale che tende in ogni modo a non identificarsi con la propria condizione, che è quella di “un devastatore che accumula misfatti su misfatti per la rabbia di vedere un insetto procurarsi agevolmente ciò che lui, con tanti sforzi, non riesce a ottenere.” Ma “L’impossibilità di astenersi, l’ossessione del fare denotano, a ogni livello, la presenza di un principio demoniaco” e tale principio demonico alberga nell’uomo, l’eterno insoddisfatto della creazione.
In fondo, la perdita dei nostri diritti umani e costituzionali non è che un inevitabile passaggio nel processo di rottamazione, di svilimento, di degradazione dell’homo sapiens.

di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia

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