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Suicidio assistito, Marco Cappato si autodenuncia: ha accompagnato in Svizzera un 82enne malato di Parkinson

Marco Cappato di nuovo a processo: accompagna a morire in Svizzera un ex giornalista malato di Parkinson, poi si autodenuncia

28 Novembre 2022

Marco Cappato si autodenuncia, indagato dalla Procura di Milano

Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Cascioni si è autodenunciato

Marco Cappato ha reso noto nella giornata di venerdì, autodenunciandosi alla Procura di Milano, di aver accompagnato in Svizzera a morire tramite suicidio assistito un 82enne malato di una grave forma di Parkinson

L'autodenuncia di Marco Cappato

Il fatto è avvenuto giovedì scorso, quando il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni (nata per i fini di libertà scientifica), Marco Cappato ha deciso di accompagnare Romano, ex giornalista e pubblicitario, presso la Dignitas, luogo in cui l'82enne affetto da un Parkinsonismo atipico ha trovato la morte assistita.

Autodenunciandosi ai carabinieri della Compagnia Duomo di Milano, che ha inoltrato quindi la denuncia al pool guidato dall'aggiunto Siciliano, è scattata in automatico l'iscrizione di Cappato all'indagine per aiuto al suicidio. Cappato ha già un'inchiesta aperta a Milano su questo tema, dopo che ha accompagnato sempre nella clinica Dignitas, Elena Altamira, malata terminale di cancro deceduta ad agosto.

Perché Cappato è indagato

Grazie alla battaglia portata avanti da Cappato negli scorsi anni a fianco di Fabiano Antoniani (Dj Fabo), e la sentenza 242 della Corte Costituzionale, ad oggi il suicidio assistito in Italia è legale, ma a determinate condizioni. Il malato che fa richiesta di suicidio assistito deve infatti essere affetto da una malattia terminale irreversibile, che deve provocare oltretutto fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ciò nonostante il paziente deve essere ancora pienamente cosciente di sé. Il diretto interessato dunque, deve essere ritenuto capace di prendere decisioni libere e consapevoli, e tenuto in vita artificialmente tramite da trattamenti di sostegno vitale. 

Proprio questo è il motivo della denuncia: nei casi di Elena e Romano è in dubbio proprio la condizione di essere pienamente libero e consapevole della situazione, per questo è probabile che le due vicende vengano portate a processo. Nei prossimi giorni gli inquirenti dovranno raccogliere le cartelle cliniche, sentire quanto hanno da dire i testimoni, compresi i familiari, e fare un nuovo interrogatorio anche a Cappato, che era già stato sentito le settimane scorse nell'ambito della prima indagine. 

Il reato di cui è accusato Cappato è di aiuto al suicidio: per questo reato è previsto dall'articolo 580 del codice penale una pena dai 6 ai 12 anni di carcere.

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