14 Ottobre 2022
Da una parte c'erano i novax ad ogni costo, sedicenti libertari ma pronti ad azzannarti se non deliravi come loro. Dall'altra c'erano i provax a tout prix, zelanti assertori della scienza di stato, convinti che un sano regime di stampo comunista fosse quello che ci voleva, che la reclusione di stato fosse per il nostro bene. In mezzo, i pochi difensori delle libertà liberali, democratiche, gli scettici in tutti i sensi, concordi su una certezza: la libertà di scelta, ciascuno decida in piena autonomia ma senza pretendere ricette universali. Pochi, maledetti da tutti, aggrediti da ambo le parti. Oggi potrebbero dire: avevamo ragione noi. Invece, con la resa dei conti dell'inefficacia vaccinale, confermata dall'incauta numero 2 di Pfizer, Janine Small, “non abbiamo mai pensato di testare i vaccini sulla trasmissibilità”, i pochi liberali sopravvissuti si ritrovano ancora una volta stretti nella tenaglia dei cialtroni e degli ipocriti. Facciamo a capirci: se i provax a tutto tondo non sono decenti mentre mentono, “Ah, ma che il vaccino non immunizzasse lo sapevamo tutti”, i novax di marmo le loro ragioni le avevano: peccato affondassero in un mare di complottismi e di deliri.
Con licenza, oltretutto, di cambiare posizione a seconda del vento. Oggi la parola d'ordine è: dimenticare, superare, “perdonare”, tutto passi in cavalleria: ma proprio no, nessun oblio, nessun perdono, nessuna pietà. Nessuno per le Myrta Merlino, nominata cavaliere dal Mattarella garante del regime sanitario, una passata dal trangugiare involtini cinesi alle mille trasmissioni fobiche contro i novax; nessuno per le Lucarelli, stessa parabola alimentare e ideologica, la ricordate, prima si strafocava perché “non c'era pericolo, chi teme il Covid è uno squilibrato”, poi, nell'arco di una luna, “Madonna come vorrei vedere i novax ridotti a poltiglia verde”; nessuno per l'ex moroso Scanzi, l'influencer “Puttana di una troia impestata, è solo un raffreddore, io devo fare teatro”, presto riconvertito al terrore, la sedicente “rockstar del giornalismo” che si cagava in mano tanto dal saltare la fila, in modo inverecondo, per spuntare un vaccino anzitempo e sperava di divertirsi “a vederli cascare morti come mosche”; nessun oblio per Paolo Guzzanti, “Minacciano le persone, creano terrorismo, vanno arrestati”; per il virocazzaro Burioni, “Vanno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa come dei sorci”; come la piddina Morani, “Sono pericolosi, non voglio essere infettata da loro”, per la controfigura sfigata Parenzo, “I rider devono sputargli nel cibo”; per l'infermiere Cesare Manzini, “Sarò felice di mettergli le sonde nei posti giusti, lo farò con un pizzico di piacere in più”; per la collega Carlotta Saporetti, “Mi impegnerò per staccargli la spina”; per l'altra collega Francesca Bertellotti, “Gli bucherò la vena dieci volte fingendo di sbagliarmi, poi altro mi verrà in mente”; per la collega Sara Della Torre, “Li intubo senza anestesia poi gli chiedo come stanno”; per la collega Vania Zavater, “Il Covid gli sembrerà una gita rispetto a quello che gli faremo”; per la collega influencer Marty Benedetti, “Irresponsabili, pericolosi, io mi consumo per loro” (con i segni della mascherina in faccia: seguono foto di vacanze a Dubai); per il gastroenterologo Nino Cartabellotta padrone della fondazione Gimbe che ha un curioso monopolio sui numeri, regolamente castrofisti, che non dispiacciono al regime, autore di originalissime filastrocche alla Gianni Rodari supervax: “A Natale una grande tavolata solo se parentela tutta vaccinata, per il cugino che non ha fatto il vaccino solo un tramezzino nello stanzino” (farsi curare da uno così?); per la dottoressa Marianna Rubino, “Fosse per me farei le camere a gas”; per il collega Giuseppe Gigantino, “campi di sterminio per chi non si vaccina”, per il collega Mirco Doc Ribul, “Ricoverare amici non vaccinati lo trovo uno dei momenti più straordinari dell'umanità”; per il collega Filippo Maiolini, “Più duri, discriminare ovunque chi non si vaccina”; per il primario pesarese Umberto Gnudi, “Vi curo ma mi fate schifo”; per il virologo da passerella Bassetti, “Criminali, vanno perseguiti come i mafiosi”; per il giornalista Sebastiano Messina, “I cani possono sempre entrare, voi, come è giusto, restate fuori”; per la collega Laura Cesaretti, “Non sarà bello augurare la morte, ma chi sentirebbe la mancanza dei novax?”; per il collega Stefano Feltri, “Vanno esclusi dalla vita civile”; per il collega Luca Telese, “Teste di cazzo, mandategli i carabinieri a casa”; per la collega Lucia Annunziata, “Lo stato prenda per i collo i refrattari”; per il collega Alfredo Faieta, “Pulizia etnica come in Ruanda con lo sterminio dei Tutsi”; per l'ex sindacalista Giuliano Cazzola, “Serve Bava Beccaris che li sfami con le cannonate”; per l'assessore Mauro Felicori, “Vagoni separati per i non vaccinati”; per il vicesindaco Giovanni Spano, “Prego Dio che si infettino fra loro e muoiano velocemente”; per il viceministro Pierpaolo Sileri, “Vi renderemo la vita un inferno, vi faremo impazzire”; per il ministro Renato Brunetta, “Il greenpass serve a schiacciare gli opportunisti ai massimi livelli (cioè il suo?, ndA)”; per il governatore toscano Giani, “I novax fuori dai luoghi pubblici”; per il collega ligure Giovanni Toti, “I novax sono i nostri talebani”; per l'assessore alla sanità del Lazio Alessio d'Amato, “I novax dovranno pagarsi i ricoveri”; per la senatrice Licia Ronzulli, “Irresponsabili, parassiti, opportunisti, fanno ammalare tutti”; per il viroassessore pugliese Lopalco, “A casa mia i non vaccinati non entrano”; per il collega Pregliasco, “Niente scuola ai bimbi non vaccinati; rapporti sessuali meglio da soli, comunque con maschera e mai oltre i 15 minuti”; per il costituzionalista piddino Sabino Cassese, “Colpevoli di non essersi vaccinati, debbono pagare almeno una parte delle cure mediche”; per il cantante (?) J-Ax, “Provo odio verso i novax”; per l'astropiddina Samantha Cristoforetti con le sue fatwe spaziali, “no ai ciarlatani su facebook, io mi vaccino perché mi fido delle istituzioni” (specie se del suo stesso partito); per Alessandro Gassman, figlio d'arte senz'arte: “Niente vaccino? Allora non entrino nei ristoranti e nei negozi”; per Claudio Amendola, collega di Gassman: “Meso fatto er vaccino e ho detto aaah, se sta bbene, io so' n'Astrazecone, ma chi nun se 'o fa è solo 'n probblema de gnoranza, so' gnoranti”; per Claudio Bisio, cabarettista comunista: “Chi non vuole il greenpass (cioè non si vaccina) stia chiuso in casa, non c'è Salvini che tenga”; per i Maneskin, pompatissimo gruppo pop di bimbiminkia: “Ripijateve: voi novax siete come i terrapiattisti”; per il conduttore Giuseppe Brindisi, che dopo due anni di insulti esagitati, sordo alle rese dei conti ancora si accanisce: "Ciarlatani coprofili, mangiamerda novax".
Ed è appena la punta di un iceberg di odio e di faziosità bestiale, mai sperimentato neppure durante la guerra civile, neppure sotto gli anni di piombo. Dimenticare? Perdonare? Tutt'altro: ricordare per ricordare, per tenere sempre a mente a quale livello fossimo arrivati. Mai, neppure in tempi di guerra civile, avevamo toccato un simile abominio sociale, morale, etico. E, attenzione, nel pregiudizio tutta questa gente (e molta, moltissima altra) infilava di tutto e di più: non solo i più fanatici fra i novax, ma anche, semplicemente, i perplessi, i ragionanti, i dubbiosi. Chi scrive non ha mai fatto mistero di nutrire dubbi, incertezze, e ha sempre ribadito il sacrosanto diritto di decidere in prima persona, con chiunque; chi scrive, pur senza entusiasmo, ha infine ceduto al vaccino, in un momento in cui le informazioni erano ancora lacunose e dominavano gli opposti furori: chi scrive è stato male la prima volta, malissimo col richiamo, a distanza di 15 mesi ancora patisce le conseguenze: è stato maledetto dai novax e dai provax, gli è stata augurata la morte dai primi in quanto “traditore”, dai secondi perché non entusiasta e se mai “pentito”.
Dalla rassegna abbiamo volutamente lasciato fuori i vertici istituzionali: che meritano una considerazione a parte: l'incredibile, insostenibile Draghi, “non ti vaccini, ti ammali, muori”; il paranoico, ossessionato Speranza, il cui operato parla da sé; l'incauto presidente Mattarella, arrivato a rampognare i media per il risalto offerto ai novax (e vale quanto specificato poco sopra: chiunque non fosse un propagandista zdanoviano dei sieri) che, viceversa, andavano confinati nel cono d'ombra secondo una curiosa teoria della democrazia alla vaccinara. Come fai a perdonarli? Come puoi dire, “Va beh, dai, tutto è passato, facciamo finta di niente”? Intanto, non tutto è passato. Intanto, le conseguenze di certe scelte balordissime le portano sulla pelle a centinaia di migliaia – esclusi i morti. Intanto, c'è chi ancora vorrebbe imporre bandi, coprifuoco e maschere, come l'inverecondo Ricciardi. Intanto, mentre il resto del mondo frena, qui e solo qui parlano già di quinta dose e qualche criminale invita a sierare gli infanti con 3 o 4 punture insieme, “c'è posto anche sulle gambe”: ma sì, facciamo Trainspotting. Intanto, voci dal sen fuggite riferiscono di ritardi nel comporre il governo non per chissà quali ragioni istituzionali, ma semplicemente perché i responsabili a vario titolo di quello scempio stanno negoziando col nuovo potere che si insedia un salvacondotto, la garanzia di non essere perseguiti, come invece sta accadendo in Francia, in America, un po' ovunque.
La falsa coscienza degli ultrà del vax ha dell'incredibile, perfino adesso va oltre qualsiasi estremismo ideologico. Il Burioni che più si vaccina e più si ammala e in collegamento dal ciambellano piddino Fazio ha ancora la faccia di dire: vedete, sono a casa mia, non in ospedale. Ma in un anno è crollato, la sua faccia è squagliata, dimostra 30 anni di più. Burioni è la sua Nemesi, e sono affari suoi: ma dimenticare tanto scempio e tanta sofferenza inflitta, è affar nostro. Per cosa, poi? Per cosa se adesso è chiaro, è ammesso che “i vaccini non li abbiamo mai testati sulle immunizzazioni”? Perché, allora, abbiamo subito 30 mesi di guerra in tempo di pace, sono morti a migliaia, sono saltate oltre un milione di attività e, com'era inevitabile, sono scoppiati il consumo di droghe, l'alcoolismo non solo giovanile, le psicosi, i suicidi adolescenziali, la regressione intellettiva? Questa strana pandemia, dove le misure erano spacciate per sanitarie ma risultavano squisitamente politiche, dove i lockdown erano per i lockdown, dove non si poteva bere un caffè, è stata tutta all'insegna della immunizzazione: ma davvero possiamo pensare, a fronte delle ammissioni dirette, esplicite delle case farmaceutiche, che i vertici istituzionali non ne fossero al corrente? Se c'è una cosa che questi sciagurati anni hanno dimostrato, è il livello infimo di tutte le parti in causa, di qualsiasi livello gestionale e di ogni contesto di responsabilità: sanitario, politico, mediatico. È sgorgata una classe di sedicenti scienziati miserabili, spregiudicati, ambiziosi, avidi, vanitosi; ed è salita a galla una genia parallela, quella dei cosiddetti fact checker, o debunker, che sono giornalisti falliti, finiti a spiare i giornalisti veri: oggi questi intriganti si arrampicano sugli specchi con gli artiglietti unti dicendo: beh? Lo sapevamo da due anni che i vaccini non immunizzavano, che servivano solo a lenire le conseguenze, a non finire in ospedale. Ma in due anni non lo hanno mai detto, hanno viceversa avallato la narrazione di regime, segnalando i dissidenti come nelle dittature comuniste. E sanno benissimo che i due principali decreti legge, istitutivi del coprifuoco e del greepass, dell'aprile 2021, avevano come espresso presupposto la non trasmissibilità del virus, la immunizzazione “garantita” dal vaccino. Adesso truccano le carte, esattamente come i virologi da bordello. E dovremmo far passare tutto questo? Per nulla al mondo. Chi ha sbagliato, paghi: anche se non è di moda nel paese mammifero, perdonifero, deve pagare: taluni con la galera, molti con la damnatio memoriae, col silenzio perpetuo. Facciano il favore: tacciano. Di sporcizia ne hanno già vomitata troppa. Tacciano, tanto più che non dimenticheremo niente e di ogni nuova oscenità verrà loro chiesto conto. Non devono stare ancora in Parlamento, in un ministero, a levar palette o nelle beauty farm: gli vanno inondati i profili con le loro stesse parole, oscene, volgari, bugiarde parole. Liberali sì, dubbiosi sì, molluschi mai. Il giochino del “noi avevamo ragione ad avere torto e voi avevate torto ad avere ragione” funzionava negli anni '70, con Lotta Continua. Adesso no, adesso è logoro. Voi avevate torto ad avere torto, e adesso dovete sparire. E dovete pagare.
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