08 Settembre 2022
Immagini rilasciate dalla Procura
Una gigantesca casa-museo, proprietà di un ricchissimo antiquario, con migliaia di reperti antichi e rarissimi: sembrerebbe un'ambientazione da romanzo, se non fosse che si tratta esclusivamente di manufatti illegali. Questa la incredibile scoperta della Polizia Municipale di Roma, che ha portato alla luce una collezione incredibile: statue di terracotta, gioielli, decorazioni votive e opere d'arte, per una collezione che spazia dal IX secolo fino al 1800. Quasi tremila anni di storia, con l'aggiunta di alcuni fossili preistorici. Tutta merce destinata al mercato illegale, fortunatamente ora messa al sicuro. Ha lasciato gli inquirenti e gli archeologi a bocca aperta.
Il fatto che la collezione fosse destinata al traffico internazionale è scarsamente in dubbio: gli inquirenti hanno addirittura trovato un catalogo fotografico, finemente numerato, per aiutare eventuali acquirenti a orientarsi nella pantagruelica collezione.
L'elemento più sorprendente è forse la risposta del proprietario, un arzillo signore di ben ottant'anni, che ha affermato di essere non un ricettatore, bensì un collezionista. A poliziotti e militari ha risposto che i reperti "sono tutti falsi d'autore": una sfacciataggine incredibile, considerato che gli archeologici hanno individuato la quota di manufatti originali almeno al 97%.
Ora il "collezionista" dalla risposta pronta rischia grosso: è già partita la denuncia per riciclaggio e violazione alle norme a tutela del patrimonio storico/archeologico, che potrebbe fare passare all'imputato anche diversi anni in carcere.
Curiosamente, il ritrovamento è avvenuto quasi per caso: i poliziotti stavano seguendo un'altra indagine, su individui sospettati di trafficare manufatti antichi. Da una intercettazione telefonica è emersa la frase "il catalogo è pronto", che ha scatenato i sospetti della Procura e dato via a una indagine parallela, conclusasi con questa spettacolare perquisizione.
Siamo lieti di sapere che queste opere preziosissime siano tornate nelle mani di un Museo, nello specifico quello archeologico di Colleferro. Il cortese catalogo lasciato dal "collezionista" ne aiuterà certamente la ricollocazione.
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