23 Luglio 2022
Negli istanti in cui viene convalidato il fermo, per Alessia Pifferi Diana, la bambina morta di stenti a Milano era diventata "un peso" e lei voleva "riprendersi la sua libertà". È quanto ha scritto il pubblico ministero Francesco De Tommasi confermando la richiesta di carcere preventivo per la donna. La 37enne non voleva che la bimba ostacolasse la sua vita con altri uomini mentre lei cercava "di capire" se ci fosse la "possibilità di avere un futuro con lui (il compagno che era andata a trovare a Leffe)". "Io speravo", dice la donna durante l'udienza di convalida.
In merito alla bimba morta di stenti a Milano, per Alessia Pifferi arriva la convalida del fermo per omicidio volontario. La donna infatti conferma che riguardo la relazione che stava avendo con quell'uomo ha "ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire". Per i giudici ha scelto consapevolmente che la figlia morisse, ma non con premeditazione.
Numerose le bugie raccontate dalla donna, come spiega la madre di Alessia: la figlia infatti conduceva una "vita libertina" dopo "la separazione dal marito". Ha raccontato di "diversi uomini di cui mi parlava quando ci sentivamo al telefono". Quando "l’8 luglio scorso mi ha inviato la foto di una limousine lussuosa, che la stava andando a prendere e che lei non si poteva permettere" le ho chiesto spiegazioni, dice la madre. "Lei mi ha risposto che si trattava di un sogno che aveva da tempo".
Come si legge nel provvedimento di convalida "l'indagata nel corso dei sei giorni in cui ha lasciato la bambina da sola è passata da uno stato iniziale di superficiale incoscienza - probabilmente suffragato dal fatto che le scorse volte in cui aveva commesso un'analoga condotta per 48 ore non era successo nulla di irreparabile - a uno stato di consapevolezza molto più profondo che l'ha portata a ritenere praticamente certa o altissimamente probabile la morte della bambina".
La 37enne "ha anteposto la possibilità di mantenere una relazione con il compagno anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze, giunte sino” a causare la morte della figlia. Pifferi inoltre aveva "la paura e soprattutto l'orgoglio di non chiedere aiuto alla sorella, la quale potrebbe in qualsiasi momento andare nel suo appartamento a soccorrere la figlia ma che dopo averla già giudicata così negativamente per il suo stile di vita le avrebbe riservato un nuovo e ben più pesante giudizio negativo e svalutante".
Alessia Pifferi ha lasciato la piccola Diana nel lettino da campeggio in casa, abbandonandola per sette giorni mentre lei andava a trovare il compagno residente a Leffe, una cittadina in provincia di Bergamo. E con cui cercava di mantenere una relazione. La bimba di 16 mesi è stata lasciata con vicino un biberon e un farmaco tranquillante. Diana è morta "di stenti, a causa del digiuno prolungato e della conseguente mancata assunzione di cibo e liquidi, dato che per la sua tenera età non era ovviamente in grado di sfamarsi da sola" secondo le indagini portate avanti dalla procura di Milano.
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