05 Aprile 2022
Continua a far discutere il massacro di Bucha, la strage di civili i cui corpi sono stati fotografati nelle strade della cittadina o ammassati in fosse comuni: Toni Capuozzo ospite lunedì 4 aprile del programma Quarta Repubblica si pone una domanda: "Da dove vengono i morti?". Il giornalista, con una lunga esperienza come inviato in diversi scenari di guerra, dal conflitto nella ex Jugoslavia, a quello in Somalia, passando per l'Afghanistan, contesta però la versione più accreditata dell'eccidio, che attribuisce la responsabilità dell'accaduto all'esercito russo in ritirata dai paesi e villaggi che circondano la capitale Kiev. Capuozzo mette in dubbio la sequenza temporale dei fatti, confrontando le date dei movimenti delle truppe, video, immagini e foto satellitari.
Capuozzo parte da una doverosa premessa: "Il risultato non cambia, cioè l'orrore". E questa mattina, sulla sua pagina Facebook, ribadisce il concetto: "Resta l’orrore, e la speranza che commissioni severe indaghino e la facciano pagare ai responsabili". Ma poi passa ad esaminare la sequenza temporale di quanto emerso negli ultimi giorni: "Il 30 marzo i russi se ne vanno da Bucha. Il 31 marzo il sindaco di Bucha rilascia un'intervista davanti al municipio, soddisfatto, in cui annuncia 'è una giornata storica, Bucha è liberata'. Il primo di aprile in un'intervista a Ukraine TV24 sempre il sindaco rilascia un'altra intervista e non c'è menzione dei morti in strada nelle sue parole, e Bucha non è una città molto grande, sono 28mila abitanti"
Capuozzo prosegue nel suo ragionamento: "Il giorno dopo, il 2 aprile, c'è un filmato della polizia ucraina che mostra le devastazioni della guerra a Bucha: c'è un solo corpo di un militare russo che viene lasciato ai bordi della strada. Il 3, invece, incominciano a girare le immagini di tutti i morti. Da dove sono saltati fuori? Da dove spuntano?"
Il giornalista prosegue con un dettaglio, frutto delle sue esperienze sul campo: "Mi spiace essere crudo, ma quando tu uccidi una persona con un colpo di pistola alla tempia, fin quando il cuore continua a battere è una pozza di sangue. Avete visto pozze di sangue vicino a questi corpi? In un paese di 28mila abitanti ci si conosce quasi tutti, è mai possibile che dopo quattro giorni non c'è nessuno che abbia messo un lenzuolo pietoso, uno che sia andato a cercare un proprio parente? Chi erano quelle persone uccise?"
Sulla sua pagina Facebook Capuozzo aggiunge: "Ho una lunga esperienza, dal Kossovo al Libano, da Betlemme a Belgrado, di situazioni forzate, modificate, usate: in guerra ogni mezzo è buono. In più, in questo caso, ci sono i precedenti della ragazza di Mariupol (diceva la verità allora, o la dice adesso?), il mistero del teatro di Mariupol, i numeri che vengono forniti dalle Nazioni Unite e dagli ucraini su vittime civili e perdite militari russe (sarebbero morti 400 militari russi per ogni civile ucciso….). Il mestiere del giornalista è farsi domande, anche quelle scomode". Parole, le sue, destinate senz'altro a far discutere.
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