09 Gennaio 2022
Fonte: lapresse.it
Si fa forte il fronte della Dad, con presidi e Regioni che spingono per posticipare di qualche settimana il rientro a Scuola. Sarebbe però uno smacco per il Governo, il quale dovrebbe ammettere il fallimento nella gestione dell'emergenza Covid. Inoltre, la Dad potrebbe essere percepita, dai cittadini, come la sconfitta della campagna vaccinale durata un anno. Dunque, continua il braccio di ferro per il ritorno della scuola in presenza. "Abbiamo affermato il principio importante di avere una scuola in presenza, ma abbiamo regolato anche la possibilità, per casi specifici e mirati, di un uso della didattica a distanza, per un tempo limitato", ha detto il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi a SkyTg24. "Non solo abbiamo confermato il principio base della scuola in presenza, ma abbiamo regolato una situazione che poteva essere fuori controllo, quello di un uso diffuso e senza regole della formazione a distanza".
Il decreto approvato lo scorso 5 gennaio è stato "un provvedimento equilibrato e ispirato al buon senso", ha sottolineato il Ministro. "Il contagio non è avvenuto nelle scuole, l'aumento dei casi si è registrato quando la scuola era chiusa. Insistere sulla presenza è una misura sanitaria importante che permette ai ragazzi di essere in una situazione controllata", ha spiegato.
Intanto, in alcune regioni, il rientro a Scuola è stato posticipato, come per esempio in Sicilia e in Campania. "Il calendario scolastico dipende dalle Regioni - ha risposto il ministro Bianchi -, la Sicilia lo aveva programmato, tenendo fuori alcuni giorni da potere spendere quando riteneva, ed è quello che è stato fatto". Diversa, invece, la posizione in merito all'ordinanza con cui il governatore campano De Luca ha disposto la sospensione dell'attività didattica in presenza fino al 29 gennaio. Il ministro Bianchi ha descritto il provvedimento "in contrasto con le norme vigenti" per cui si dice pronto a impugnarlo.
Infine, quanto all'appello di riaprire la scuola con due settimane di didattica a distanza, avanzato da oltre 2mila dirigenti scolastici, il Ministro ha chiarito: "Abbiamo ascoltato il parere di tutti i presidi, abbiamo letto le ragioni di quelli che hanno firmato l'atto ma anche di quelli, che sono maggioritari, che non lo hanno firmato. Ma come facciamo sempre ascoltiamo tutti ma poi ci assumiamo le nostre responsabilità". "Con i presidi c'è un dialogo continuo" aggiunge.
"Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile", ha scritto su Facebook il governatore pugliese, Michele Emiliano. "Il governo italiano, nonostante i rischi epidemiologici legati all’ancora basso livello vaccinale dei bambini da 5 a 11 anni, ha deciso di far riprendere le lezioni in presenza da lunedì 10 gennaio. Le vostre preoccupazioni sulla riapertura della scuola sono anche le mie e quelle dei presidenti delle Regioni italiane".
"Non posso intervenire con un’ordinanza regionale - ha aggiunto - perché lo scorso 6 agosto è stato emanato il Decreto legge 111, (poi convertito in Legge con modificazioni) che consente ai Presidenti delle Regioni di derogare alle disposizioni nazionali solo quando una regione si trova in 'zona rossa'. La Puglia in questo momento - prosegue Emiliano - si trova in 'zona bianca', ha un tasso di incidenza dei contagi e delle ospedalizzazioni inferiore alla media nazionale e percentuali di vaccinazione sopra la media. Quindi non ci sono i presupposti giuridici".
Il governo Musumeci rinvierà la riapertura delle scuole di tre giorni in Sicilia per consentire una verifica di tutti gli aspetti organizzativi. In Campania, al contrario, con un'ordinanza il governatore De Luca ha disposto la sospensione dell'attività didattica in presenza fino al 29 gennaio per le scuole dell'infanzia, elementari e medie.
"La via maestra dovrebbe essere quella della comunicazione fra Asl e scuole", ha detto all'Adnkronos il presidente dell'Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. "Dovrebbe esserci un dialogo tra le istituzioni. Trovo improprio e inaccettabile che il preside debba chiedere a singoli ragazzi spesso minorenni lo stato vaccinale". E ancora: "La cosa corretta è chiedere i dati alle Asl attraverso i referenti Covid. Il codice privacy è stato modificato circa un mese fa. Adesso una istituzione pubblica è autorizzata a trattare dati particolari, prima chiamati sensibili, se ne ha bisogno per svolgere i propri compiti. La scuola ha una grande varietà di situazioni non facilmente omologabili di cui si deve tenere conto. I ragazzi non possono essere messi in imbarazzo".
Preoccupazione è stata espressa anche dalla presidente dell'Associazione nazionale presidi per il Lazio Cristina Costarelli. "Siamo preoccupati dai dati. Lunedì prossimo" nelle scuole di Roma e "nel Lazio", dice all'Adnkronos, avremo "circa 17.500 studenti assenti perché positivi al Covid. Il trend di contagi che abbiamo riscontrato è tale che entro pochi giorni dal rientro metà delle classi saranno in quarantena".
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