19 Dicembre 2021
Patrizia Reggiani (LaPresse)
Tre colpi di pistola misero fine alla vita di Maurizio Gucci. Una vita esclusiva, fatta di lussi e segreti, debiti e accessori di alta moda, passata in parte con colei che, secondo la Procura di Milano, quel grilletto lo avrebbe voluto premere da tempo: Patrizia Reggiani.
Dopo l’abbandono del marito, gli occhi verdi della donna che non ha mai smesso di definirsi ‘La Gucci’ si erano a mano a mano riempiti di rabbia e rancore nei confronti di Maurizio, che le aveva regalato tutto quello che si può desiderare, eccetto una lunga vita insieme.
Secondo le testimonianze raccolte per il processo, negli anni precedenti la morte dell’ex marito, Patrizia Reggiani avrebbe insistentemente cercato di orchestrare l'omicidio. “Trovatemi un killer, lo voglio morto Maurizio”, avrebbe ripetuto più volte alle amiche e ai conoscenti.
È quindi la versione sostenuta dalla Procura quella corretta? Fu la Reggiani a ordinare il crimine per la realizzazione del quale avrebbe versato ingenti somme di denaro? O tutto si è svolto secondo quanto sostenuto dalla difesa di Patrizia in tribunale? Fu l’amica napoletana Pina Auriemma a mettere Lady Gucci davanti al fatto compiuto e a ricattarla, esortandola a pagare il suo silenzio? E, ancora, esiste la possibilità che il ritratto criminoso tratteggiato in gran parte dall’opinione pubblica sia stato ‘gonfiato’?
Esiste una verità processuale la quale, come è noto, archivia il caso come ‘delitto passionale’ e consegna la Reggiani al carcere di San Vittore con una condanna di 26 anni. Eppure il processo Gucci è tra quelli che ci spinge a esaminare tutto lo spettro delle verità possibili. Ivano Savoini, Pina Auriemma e Orazio Cicala si sono espressi ripetutamente contro la ‘vedova nera’, accusandola di essere la mandante dell’omicidio. Patrizia Reggiani, d’altra parte, tenace e risoluta, ha sempre ribadito di non aver mai dato quell’ordine criminale. Anche Benedetto Ceraulo, esecutore materiale e condannato all’ergastolo, non confessò mai la sua colpevolezza.
“House of Gucci”, la recente trasposizione cinematografica della vicenda, con la regia di Rydley Scott e Lady Gaga nei panni di Patrizia, ha riportato l’opinione pubblica a interrogarsi ancora una volta su quei fatti di sangue avvenuti più di 26 anni fa. Attraverso il grande schermo, si possono riascoltare le testimonianze, si ripercorrono le trame e gli intrecci di un tempo, si cerca di districare la realtà dalla finzione.
Eppure c’è chi ancora non ha parlato. Ci sono dettagli che non sono mai apparsi sulle pagine dei giornali dell’epoca. Chi li custodisce, una persona molto vicina alla Reggiani negli anni precedenti all'omicidio di Maurizio Gucci, non ha mai voluto esporsi pubblicamente. Quando la produzione di “House of Gucci” ha provato a ‘bussare’ alla sua porta, questa è rimasta chiusa, perché dice: “Gli scoop non mi sono mai interessati, qui si parla di vita vera”.
Anche un singolo punto di vista può però fare la differenza nel quadro complessivo della verità, che vista da più angolazioni, si può forse comprendere meglio. La Redazione de Il Giornale d’Italia ha quindi deciso di dare spazio in esclusiva a questa lunga e densa testimonianza, che apparirà in una serie di articoli a partire dalla prossima settimana.
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