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Lo strano caso del Museo della città di Livorno: troppo è pretendere l’intelligenza, ma il buonsenso sì

Sempre più spesso continuiamo noi semplici cittadini ad essere circondati da chi amministra un potere che influisce quotidianamente su di noi e ci impone imprimatur, in molti momenti del nostro vivere, in una maniera che spesso sfocia nell’assurdo

21 Novembre 2021

Troppo è pretendere l’intelligenza, ma il buonsenso sì: lo strano caso del Museo della città di Livorno

Fonte: wikipedia

Dovere constatare che sempre più spesso continuiamo noi semplici cittadini ad essere circondati da chi amministra un potere che influisce quotidianamente su di noi e ci impone imprimatur, in molti momenti del nostro vivere, in una maniera che spesso sfocia nell’assurdo.

Purtroppo è un assurdo che tutti noi alimentiamo pagando e mantenendo nei ruoli decisionali intoccabili burocrati che dimostrano di saper volare alto.

Non ho il piacere di conoscere o poter ammirare questo burocrate o meglio tecnico della Soprintendenza dei Beni Culturali che con le sue decisioni impositive solca lassù i nostri cieli. Il lettore trarrà da questa cronistoria la considerazione che noi poco contiamo in questa società che amministra a proprio piacimento i propri sudditi.

Il Museo della Città di Livorno il 29 ottobre scorso inaugura una importante ed interessante esposizione dal titolo “Le collezioni livornesi dai depositi al museo “ è una carrellata che dal novecento giunge ai giorni nostri presentando opere di artisti che hanno vissuto nel territorio e non, ma tutti di grande spessore culturale. Un grande avvenimento per la città labronica e la toscana tutta. La presentazione in pompa magna, come si confà per un avvenimento così importante, si tiene nel grande piazzale antistante il Museo alla presenza delle massime autorità regionali e cittadine. Durante uno dei discorsi introduttivi all’evento la voce del relatore si interrompe per comunicare avendolo visto scendere dall’auto : “Signori un applauso arriva tra noi il Maestro Elio Marchegiani con la moglie Carola“ . Elio è un artista che è molto legato a Livorno avendo vissuto gli odori del suo mare per molti anni e voleva con la sua presenza sottolineare il suo affetto alla città ed al museo che ospita alcune sue opere. Considerato uno dei maggiori artisti contemporanei viventi viene accompagnato ed omaggiato come si confà per un personaggio della sua importanza nella visita alle opere esposte da alcune autorità cittadine e quando si giunge davanti ai dipinti di Marchegiani l’artista nota che una sua opera presenta dei danni e necessita perciò un restauro. Generosamente si mette a disposizione dichiarando di essere disponibile a restaurare la sua opera gratuitamente. Ovviamente molto soddisfatti e riconoscenti i vertici del Museo si attivano immediatamente per iniziare l’iter burocratico per potere portare l’opera nello studio dell’artista. L’iter necessita di: l’accordo con il maestro che è disponibile al restauro, l’assenso del Museo proprietario, l’assicurazione da chiodo a chiodo e l’assenso della Soprintendenza. La Soprintendenza è una struttura creata dal Ministero della cultura della Repubblica italiana che è preposta alle attività di manutenzione e restauro, all’autorizzazione ed al controllo sugli interventi sui beni tutelati collaborando con le istituzioni culturali. Una struttura con poteri super partes nata per aiutare a salvaguardare le nostre bellezze culturali ma che molto spesso esercita, attraverso chi ne gestisce appunto il potere, solo imposizioni assurde e pure dannose.

Nella nostra storia dell’oggi il burocrate volante comunica agli incaricati del Museo di Livorno che per rilasciare il permesso al restauro pretende dall’artista che ha dipinto il quadro una dichiarazione di come tecnicamente intenderebbe lui restaurarlo. Ma perché?

L’imbarazzo da parte dei vertici del Museo nel comunicare questa richiesta è manifesta ma il potere, pagato da noi cittadini, questo pretende. Tra un volo pindarico e l’altro ebbro di poter esercitare il proprio sapere mi chiedo se il nostro burocrate avesse dedicato, i mezzi di oggi ti permettono cliccando semplicemente su Wikipedia, un secondo per scoprire che Elio Marchegiani oltre ad essere l’artista affermato dalla critica e dal mercato è stato:

Docente alla cattedra di Pittura all’Accademia delle Belle Arti di Urbino, ha diretto la nuova Scuola di Restauro degli oggetti d’arte del Comune di Morro d’Alba ed è stato consulente per la conservazione delle opere di Pino Pascali della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e dulcis in fundo libri sulle sue capacità nel restauro sono stati pubblicati.

Considerare il fatto che un’opera così importante se fosse portata da un restauratore professionista, il quale costerebbe sicuramente molti migliaia di euro, certamente nel suo preventivo scriverebbe una scheda tecnica esplicativa su come intenderebbe svolgere il suo lavoro: è d‘uopo. Non ci si aspetta invece in questa nostra curiosa avventura che il nostro burocrate attivasse le proprie sinapsi rendendosi conto che la sua pretesa è al padre, all’artista, a colui che ha dipinto l’opera ma almeno un poco di buonsenso mi chiedo se è possibile non pretendere ma esigere da chi noi paghiamo e che esercita su di noi un potere a volte intelligente, a volte arrogante e come in questo caso stupido.

Di Daniele Crippa

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