14 Ottobre 2021
Tampone (fonte foto Lapresse)
I sindacati rilanciano sulla tutela dei lavoratori davanti all'obbligo di Green pass, che scatta domani, venerdì 15 ottobre. "Abbassate il prezzo dei tamponi": questo il compromesso che si cerca per venire incontro ai dipendenti, che per rispettare il nuovo decreto rischiano di spendere dai 300 ai 600 euro ogni mese. Un invito che per ora rimane inascoltato dal Governo, che continua sulla linea dura e ripete il mantra: "I non vaccinati paghino i tamponi".
I rappresentanti dei sindacati si sono incontrati con il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la giornata del 14 ottobre, all'alba dell'entrata in vigore del nuovo Dpcm. Secondo la nuova normativa, infatti, i non vaccinati saranno obbligati a ottenere la certificazione verde per continuare a lavorare.
Una scelta che mette davanti a sole due opzioni (esclusi i guariti recentemente dal Covid19): vaccinarsi, o presentare ogni due giorni (48h) un tampone negativo, il cui prezzo oscilla tra i 15 e i 30 euro. Chi non adempie all'obbligo viene espulso dal luogo di lavoro e considerato "assente ingiustificato".
"Il premier Draghi ci ha assicurato che il governo deciderà nelle prossime ore", spiega il segretario Cisl Luigi Sbarra a margine dell’incontro con il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. "Ne discuteranno domani in Cdm, ci ha spiegato il presidente del Consiglio e lì decideranno il da farsi”, continua il segretario di Uil Pierpaolo Bombardieri.
I sindacati sono fortemente preoccupati che i tamponi a pagamento penalizzeranno gravemente i singoli dipendenti. "Abbiamo colto l’occasione per segnalare al governo la necessità di un forte abbassamento del costo del tampone", racconta Maurizio Landini di Cgil. "Ma anche che si potenzi il credito d’imposta per i sevizi di sanificazione. Vorremmo che tutte le aziende, non solo alcune, si assumessero l’onore del costo dei tamponi".
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