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Mascherine all'aperto: fino a quando l'obbligo? Spunta la possibile data

Fonti di Governo riferiscono la possibile data dell'addio alle mascherine all'aperto: sembra mancare davvero poco. Oggi riunione del Cts alle 12 per la decisione ufficiale

21 Giugno 2021

Mascherine all'aperto: fino a quando l'obbligo? Spunta la possibile data

Mascherine (fonte foto LaPresse)

Continua la discussione sulla questione mascherine: quando cadrà l'obbligo di indossarle anche all'aperto? Ecco che spunta la possibile data riferita direttamente da fonti qualificate di Governo. Intanto è prevista per oggi, lunedì 21 giugno 2021, alle ore 12 la riunione ufficiale del Comitato tecnico scientifico richiesta lo scorso sabato dal Ministro della Salute Roberto Speranza. 

Mascherine all'aperto: fino a quando l'obbligo? Spunta la possibile data 

Il giorno in cui l'Italia potrebbe dire addio alle mascherine all'aperto è il 28 giugno 2021. La data non è casuale: il prossimo lunedì, con ogni probabilità, tutta l'Italia sarà infatti in zona bianca. Al momento l'unica a trovarsi ancora in gialla è la Valle d'Aosta ma i dati sui contagi anche in questa Regione fanno ben sperare e tra sette giorni potrebbe anche lei vedere un cambio di colore.

Secondo fonti qualificate provenienti direttamente da Palazzo Chigi, lunedì 28 giugno potrebbe essere dunque la data in cui vedremo cadere l'obbligo di indossare le mascherine in spazi aperti. Data che però potrebbe cambiare: il Cts oggi ragionerà sulla possibilità di dire addio alla regola già dalla prossima settimana, ma non esclude uno slittamento a quella successiva, cioè a lunedì 5 luglio 2021

A preoccupare gli esperti è la diffusione della variante Delta del Coronavirus in Italia, la quale rischia di rimandare la decisione del Governo a far decadere l'obbligo dei dispositivi di protezione individuale anche all'aperto. La data ufficiale dunque non c'è ancora: per saperla dobbiamo attendere la riunione del Cts che si terrà appunto oggi in tarda mattinata. 

Mascherine all'aperto, Cartabellotta: "Ora possiamo toglierla"

Ad essere contro la mascherina all'aperto è anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che in un'intervista rilasciata a Repubblica afferma che i tempi sono maturi per dire addio all'obbligo con qualche eccezione. "Mi pare che la gente abbia già deciso. Oggi sono stato a Riccione e in mancanza di ogni controllo la metà delle persone non la portava. Il 40% la teneva sotto al naso o al mento. Noi che la portavamo eravamo il 10%”.

Ci sono però dei contesti “che possono favorire il contagio e che pertanto richiedono cautela” precisa il presidente Gimbe. "Sappiamo che all’aperto, in assenza di aerosol, il rischio di contagio si abbatte. In più la diffusione del virus al momento è molto bassa, circa 20 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. D’estate poi - continua  Nino Cartabellotta - tutti i virus respiratori circolano meno. Quindi sì, la mascherina all’aperto possiamo toglierla, soprattutto se siamo vaccinati. Ma dobbiamo rimetterla se non possiamo restare distanti o se ci troviamo in situazioni in cui si urla o si canta. In questo caso il virus si diffonde più facilmente”.

"La copertura vaccinale comincia ad allargarsi - prosegue l'esperto - All’appello però mancano due milioni e mezzo di ultrasessantenni e per questo, qualunque cosa decida la politica, serve buon senso. Un conto è che a passeggiare a viso scoperto sia un ragazzo di 30 anni solo, un conto è se si tratta di un 65enne che non si è voluto vaccinare e rischia di ammalarsi seriamente. Tutte queste eccezioni la legge non può prevederle. L’obbligo c’è o non c’è. Altrimenti rischiamo di ricreare la confusione vista con AstraZeneca. È possibile che fra un mese o poco più avremo più dosi a disposizione che persone disposte a vaccinarsi".

"È normale che oltre una certa soglia le prenotazioni volontarie si esauriscano. Con l’estate e le vacanze poi molti possono trovare più comodo rimandare il vaccino a settembre. Ma se la voglia di vaccinarsi calerà troppo, bisognerà cambiare, utilizzando strategie di chiamata attiva: andando a cercare le persone che mancano all’appello. Occorrerà chiamare, spiegare, convincere. Se non basterà, il passo successivo, che alcuni paesi già adottano, è quello degli incentivi. Lì la fantasia può sbizzarrirsi. Non so se ci si arriverà anche in Italia. L’importante - conclude infine l'esperto a Repubblica - è organizzarsi per tempo e non permettere alla campagna di rallentare troppo a lungo”.

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