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Ambulanza della morte di Biancavilla: ergastolo per Davide Garofalo

Considerata anche l'aggravante di avere favorito i clan mafiosi, ora si attende la sentenza per l'altro barelliere assassino, Agatino Scalisi

21 Maggio 2021

È stato condannato al carcere a vita per omicidio volontario Davide Garofalo, il barelliere di 46 anni accusato di avere ucciso almeno tre persone, iniettando aria in vena, allo scopo di offrire successivamente il servizio di onoranze funebri alle famiglie. All’uomo è stata riconosciuta l'aggravante di avere agevolato gli interessi di Cosa nostra.

Ambulanza della morte di Biancavilla: ergastolo per Garofalo

La sentenza di primo grado, del presidente Sebastiano Mignemi, rappresenta la conclusione di un’indagine, quella sulla così detta ambulanza della morte di Biancavilla, nel Catanese, avviata nel 2017 grazie ad una dichiarazione di un pentito al programma televisivo “Le Iene”. “A Biancavilla la gente non muore per mano di Dio ma per far guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50”. Tre i morti accertati anche se il timore è che siano di più: un uomo e una donna molto anziani ed un 55enne morto nel 2015.

Le indagini hanno riguardato complessivamente una cinquantina di casi. Garofalo, che ha scelto di essere giudicato col rito ordinario è stato difeso dall'avvocato Turi Liotta: per lui il pubblico ministero Andrea Bonomo, nel corso della requisitoria, aveva chiesto la condanna a 30 anni. La sentenza del presidente della corte d'Assise prevede, inoltre, una provvisionale di 400 mila euro: 360mila per i familiari delle vittime e 40mila per le associazioni che si sono costituite parte civile. Tra queste, l'Asp di Catania e il comune di Biancavilla. Dovrà ancora essere giudicato, ma con il rito abbreviato, l'altro imputato Agatino Scalisi, accusato di un solo omicidio.

Ambulanza della morte di Biancavilla: chi è il barelliere omicida

46 anni, sposato con due figli, precedenti per reati contro il patrimonio in passato, Davide Garofalo, prima di lavorare come barelliere, per conto terzi, all’ospedale di Biancavilla, aveva lavorato come barelliere e bracciante agricolo. Definito vicino ai clan mafiosi senza farne parte avrebbe ucciso molte più persone di quanto si sia riuscito a dimostrare.

Ambulanza della morte di Biancavilla, l'agghiacciante racconto: "Qui la gente non muore per mano di Dio"

A farlo pensare il racconto che Marco e Antonio, due titolari di un’agenzia di pompe funebri oggi testimoni di giustizia, fecero a Le Iene: “Se c’era uno in agonia, a volte non moriva per mano di Dio. Siccome era in agonia moriva, così chi lo trasportava guadagnava 300 euro anziché 50, 30 o 20”.

“Quando loro trasportavano i malati facevano delle iniezioni d’aria nelle vene, avevano il totale controllo dei funerali e del trasporto dei morti dall’ospedale a casa. Velocizzavano la morte dei pazienti per guadagnare di più”, sostengono parlando dei due presunti “ambulanzieri della morte” Davide Garofalo e Agatino Scalisi che avrebbero agito con l’appoggio dei clan.

 “Ho fatto 50 morti l’anno dal 2013”, è lo scenario inquietante prospettato da Antonio con un possibile numero più ampio di vittime. “Non vuol dire che tutti siano stati fatti con siringa, come non vuol dire che sono tutte morti naturali”. “Quando non riuscivano con l’iniezione, lo facevano con il cuscino”.

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