29 Dicembre 2020
Claudia Alvernini, l’infermiera 29enne dello Spallanzani di Roma, prima vaccinata in Italia contro il coronavirus, è stata duramente presa di mira sui social dai no-vax. “Ora vediamo quando muori” di legge in uno dei commenti rivolti all’infermiera che, prima di sottoporsi all’iniezione, aveva bloccato i suoi profili social per tutelarsi dagli attacchi che, tuttavia, sono ugualmente arrivati sui profili istituzionali che diffondevano la notizia della vaccinazione. Su Instagram sono già apparsi due profili fake a suo nome.
“Basta con questi mascalzoni da tastiera che vanno individuati uno per uno e sanzionati come prevede la legge” scrive in una nota Enzo Foschi del Pd Lazio, “mi aspetto che tutte le istituzioni non lascino cadere nell’oblio quanto avvenuto, prendendo una posizione netta e inequivocabile, perché queste aggressioni non rappresentano solo un fatto personale, bensì riguardano la completa mancanza di rispetto verso tutti coloro che quotidianamente, da un anno, combattono con coraggio in prima linea contro il Covid, per tutelare tutti i cittadini”
“Tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno all’infermiera dello Spallanzani di Roma, Claudia Alivernini, la prima vaccinata contro il coronavirus in Italia, oggetto di una aggressione inaccettabile sui social network” si legge in una nota della Fp Cgil. “Le gravissime minacce di morte che le sono state rivolte nulla hanno a che vedere con la libertà di opinione o di critica ma rappresentano solo atti ignobili e vili. Claudia è esempio di come gli operatori sanitari tutti siano stati, siano e saranno, in prima linea nell’affrontare l’emergenza pandemica. Che gli operatori sanitari siano tra i primi destinatari del vaccino, è segno della centralità e dell’importanza riconosciuta a chi lavora al servizio della salute di tutti, quindi della complessiva necessità di investire e potenziare il sistema sanitario con più assunzioni e maggiore sicurezza”. Il sindacato evidenzia poi “il bisogno che si colmi il vuoto, accumulato in questi giorni di ritardo, in termini di corretta e capillare informazione, da parte di tutte le istituzioni e le autorità competenti, rispetto alla sicurezza e alle modalità di somministrazione del vaccino, all’organizzazione della campagna vaccinale e alla necessità di garantire che il nostro paese, quanto più in fretta possibile, possa guardare a una prospettiva di sicurezza per la salute e di ripresa economica”.
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