09 Dicembre 2022
E così Volodymyr Zelensky è la persona dell’anno per Time. L’ultimo in ordine cronologico. Il primo a ricevere il riconoscimento del magazine statunitense, nel 1927, fu Charles Lindbergh, un aviatore americano che nello stesso anno compì la prima traversata aerea dell’Oceano Atlantico in solitaria. Time, però, ha assegnato il premio anche a figure, diciamo così, quanto meno controverse. Due su tutte: Adolf Hitler e Joseph Stalin. Oltre a Vladimir Putin.
Era il 1938. Un anno prima dell’invasione della Polonia da parte della Germania che, di fatto, segnò l’inizio della seconda guerra mondiale. Sulla copertina di Time, sotto il titolo “Man of the year”, comparve un tizio con i capelli spostasti sul lato sinistro, i baffetti e una fascia con la svastica al braccio. Lui, sì: Hitler. La motivazione? “Hitler è diventato nel 1938 la più grande forza minacciosa che il mondo democratico e amante della libertà deve affrontare oggi”. Dal nazismo al comunismo.
Proprio nel 1939 è la volta di Stalin (che vincerà il premio di Time anche nel 1942). Secondo la rivista americana, la vittoria sovietica nella battaglia di Stalingrado è stata la più grande battaglia della seconda guerra mondiale, perché fermò l’avanzata tedesca sul fronte orientale e cambiò l’intero corso del conflitto per gli alleati. Resta il fatto che Stalin è stato uno dei dittatori più spietati della storia moderna.
Nel 1957 Time nominò “persona dell’anno” il successore di Stalin, Nikita Krusciov, che guidò i sovietici durante una parte cruciale della guerra fredda, compresa la crisi dei missili di Cuba nel 1962.
Nel 1971 toccò all’allora presidente Usa, Richard Nixon, che tre anni dopo si dimise per lo scandalo del Watergate mentre affrontava la prospettiva di impeachment. Quando Time lo scelse come “persona dell’anno” per il 1971 le ragioni furono da rintracciare nella famosa visita di Nixon nella Cina comunista e degli sforzi per ritirare gli Stati Uniti dal Vietnam.
Nel 1979 sulla copertina di Time finì l’ayatollah Khomeini, la figura centrale della rivoluzione islamica in Iran, che nel medesimo anno vide cancellato il governo filo-occidentale e causò la crisi degli ostaggi all’ambasciata americana a Teheran, quando 52 persone furono tenute prigioniere per 444 giorni. “L'importanza di Khomeini”, scrisse Time, “va ben al di là dell’incubo rappresentato dal sequestro dell’ambasciata. La rivoluzione che ha portato al trionfo minaccia di sconvolgere l’equilibrio mondiale più di qualsiasi altro evento politico dalla conquista di Hitler dell’Europa”.
Nel 2000 e nel 2004 fu George W. Bush a essere scelto come il simbolo dell’anno. A capo della Casa Bianca durante la guerra in Iraq del 2003, Bush guidò gli Usa in Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Una quindicina di anni prima di Zelensky, sulla stessa copertina comparve Putin, indicato come “persona dell’anno” nel 2007 “per la sua straordinaria capacità di leadership”.
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